Le tasse fanno grande un club in Europa, oltre lo sponsor

perché i migliori giocatori emigrano verso Turchia, Russia, Israele
26.08.2013 09:24 di  Umberto De Santis   vedi letture
Le tasse fanno grande un club in Europa, oltre lo sponsor

Il fenomeno dei molti cestisti americani che transitano dal modesto campionato israeliano per approdare ai migliori club europei è sotto l'occhio di tutti. Altrettanto la perdita di leadership continentale del basket spagnolo, che ha visto emigrare verso lidi più remunerativi molti dei buoni giocatori che negli ultimi tre anni le erano valsi il titolo di miglior campionato d'Europa. Il segreto di Pulcinella di tutti questi movimenti sta nella differente tassazione dei redditi degli atleti, ed è per questo che in Italia il fenomeno non ha avuto risonanza: qui le tasse sono sempre state alte. Ha fatto scalpore in Francia la legge voluta da François Hollande, la famosa "tassa sui ricchi" con aliquota del 75% per i redditi sopra il milione di euro che sta facendo scappare gli sportivi di ogni disciplina e consegnare il calcio solo al ricco Paris Saint-Germaine che ha come proprietario il ricchissimo emiro del Qatar.

Trascuriamo il discorso etico sul dovere di pagare le tasse, che ci porterebbe lontano dal nostro argomento odierno, ma veniamo sul piano squisitamente sportivo. Una legge spagnola chiamata "ley Beckham" dal nome del popolare calciatore, aveva ridotto la tassazione sugli sportivi ingaggiati in Spagna a un livello di tale convenienza che da Beckham, appunto, a Cristiano Ronaldo e a una quantità di cestisti conveniva trasferirsi lì: nelle mani del giocatore, a parità di ingaggio, rimanevano netti molti più soldi con una tassazione che arrivava al 24%.

La fuga dal paese iberico nasce dall'abolizione (1 gennaio 2010) dell'agevolazione non retroattiva per cui i contratti in essere sono andati naturalmente a scadenza lasciando nel giro di tre anni solo Real Madrid, Barcellona e Valencia nella disponibilità finanziaria di ingaggiare i migliori giocatori stranieri. Il ridimensionamento di squadre come Malaga (perso così Zoric) Bilbao, Vitoria, Cajasol, Joventut nasce qui. Per un club spagnolo è diventato quasi impossibile competere con uno turco o russo. E quando si tratta di firmare atleti USA il campionato israeliano offre condizioni migliori. Encestando.es ha calcolato che in Spagna pagare un giocatore un milione di euro l'anno costa più di due milioni di euro lordi. Tre anni fa 1,3 ... e che le tasse regionali addizionali in Catalogna rendono il Barça un pò meno competitivo dei Blancos o degli aragonesi di Valencia.

In Italia si è cercato di bypassare il problema con i contratti di immagine, ma è diventato difficile convincere l'Agenzia delle Entrate se poi non si realizza sul campo quanto promesso dai contratti stessi e ognuno si arrangia come può. Perchè è giusto rischiare in proprio per un atleta che oggi c'è e domani ti lascia in un mare di pasticci non voluti?

Contro Turchia e Russia in questo momento non c'è alcuna competizione. La scorsa estate Ndong avrebbe potuto rinnovare con i blaugrana o andare con il Real. Ma Galatasaray mise sul piatto una cifra su cui si andava a pagare solo il 15 per cento di tasse, come prescrive la legge quando un atleta d'elite è uno straniero, perché i turchi pagano il 35%, che è già un'ottima aliquota. Qualcosa di simile accade in Russia, ma con un meccanismo diverso. I russi sono tassati al 13%: i 2 milioni Khriyapa valgono in ACB la bellezza di 4, mentre gli atleti stranieri sono tassati al 30%. Ma se rimangono per 6 mesi in un club russo, le tasse scendono al 13%. E' così che l'Unics Kazan può permettersi Chuck Eidson, Zisis e Planinic, come il Khimki Paul Davis.