Italia e Tokyo 2020 - Petrucci spara a zero su Belinelli e Datome

Italia e Tokyo 2020 - Petrucci spara a zero su Belinelli e Datome

Controversa intervista per il presidente della FIP Gianni Petrucci che ha commentato molto duramente le rinunce di Marco Belinelli e Gigi Datome alla partecipazione al Preolimpico di Belgrado. Così infatti si è espresso ad Andrea Tosi per La Gazzetta dello Sport: “È un uno­-due che fa male – ­sospira il presidente Fip cercando, come nel suo stile, le parole giuste per non alimentare polemiche anche se dentro di lui arde un vulcano ­-. Ne soffro perché è lo specchio di un sistema sbagliato. Il basket italiano si riempie la bocca di Nba, di Eurolega e del campionato ma non capisce che l’Olimpiade vale molto di più come immagine. I Giochi sono la laurea dello sport. E aggiungo che si diventa campioni solo inseguendo il sogno olimpico”.

- Lei ha espresso lo stesso concetto quando Hackett è fuggito dal raduno azzurro (2014), poi Gallinari ha saltato le qualificazioni al Mondiale cinese (2018) e adesso per Beli e Datome. Sta diventando un brutto vizio? “Non entro nel merito delle motivazioni e non voglio accusare i due giocatori. Ho provato a convincerli ma sono rimasti sulle loro posizioni. Però mi chiedo come mai il riposo e gli interventi chirurgici vengono sempre programmati in coincidenza dell’attività della Nazionale. E se Beli e Gigi avessero dovuto giocare la finale scudetto fino a gara­7 si sarebbero risparmiati?”.

- Proviamo a girare la sua affermazione: vuol dire che per lei Belinelli e Datome non sono campioni? “Non li discuto sotto il profilo tecnico ma credo che un campione, davanti alla prospettiva di giocare l’Olimpiade, farebbe qualunque sacrificio per esserci. Ho ancora in mente le lacrime di Messi e Federer ai Giochi. E chiedete a Carlton Myers, nostro portabandiera a Sydney 2000, quali emozioni ha vissuto: ancora gli brillano gli occhi quando ne parla. Io da dirigente ne ho fatte 12 e se il Dio mi concederà la salute a Tokyo andrò per la tredicesima. Ogni volta è stata un’emozione diversa, tutte impagabili”.

- È un problema solo del basket? “Purtroppo sì. Guardate la Nazionale di calcio con quale trasporto gioca e canta l’inno di Mameli. Ha riportato entusiasmo tra gli italiani. E, guardando al passato, voglio ricordare l’esempio di Totti al Mondiale 2006 quando, infortunato, chiese al c.t. Lippi di portarlo comunque in Germania. Il suo gol all’Australia è stato determinante per diventare campioni del mondo e io, allora ero presidente del Coni e sono saltato in campo per abbracciare Francesco”.