Olimpia Milano & Legabasket, se la leadership è monca tutto è approssimativo

29.04.2019 11:00 di Umberto De Santis Twitter:    vedi letture
Olimpia Milano & Legabasket, se la leadership è monca tutto è approssimativo

Ieri non si è potuto fare a meno di notare il flop del box office dell'Olimpia Milano che è riuscito a rendere freddo e vuoto il Forum di Assago con gli spalti mezzi vuoti (definizione Gazzetta). Sarà anche colpa del freddo climatico e del ponte festivo, per carità, ma certo con un allenatore che è tornato al vecchio vizio di non presentare la partita di campionato, unico tra tutti i suoi colleghi, è difficile raccontare e offrire l'evento o un qualcosa di simile alle persone che dovrebbero presenziare in qualità di spettatori. Nella Assemblea odierna, che fariseicamente dovrà subire le necessità di salvataggio dell'Auxilium obtorto collo, non si parlerà del danno di immagine che la non partecipazione all'evento di Pianigiani si rifletta negativamente sull'intero campionato. Uno che in EuroLeague non ha saltato una presentazione una.

In sala stampa, dopo aver ascoltato il coach senese disquisire sul fatto di doversi essere allenati in sei causa infortuni, nessuno gli ha fatto notare che tra quei sei ci sono i quattro "italiani" che stanno sempre bene e che ieri sera hanno inanellato degli zero clamorosi in tutte le sedi di statistica. Se Pistoia - senza volerne ai componenti del suo attuale roster, ovviamente - potesse schierare un quintetto formato da Cinciarini, Della Valle, Fontecchio, Burns e un americano come centro (alla Omic senza strafare) quanti pensano che non potrebbe avere qualche punto in classifica in più degli attuali? Invece del mea culpa di Pianigiani, che poi pare non gli piaccia essere chiamato "Piangina" per l'uso frequente della lamentazione, sul non-risultato di mettere insieme quelli che stanno bene in campo arriva la excusatio non petita degli infortuni degli stranieri che non gli permette di stradominare il campionato come ai bei tempi. Quando gli allenatori allenavano tutti alla stessa maniera valorizzandoli nel loro ruolo.

D'altra parte per indole, costituzione tecnica e tipicità Burns non può fare il Micov; Della Valle e Fontecchio non sono lì per surrogare un Nedovic a mezzo servizio, avendo caratteristiche diverse; e Cinciarini non può fare il playmaker titolare, ruolo su cui ha costruito una carriera. L'assenza degli slavi e la marcata differenza di atteggiamento mentale che ne consegue - volete mettere il rigore di vita dei serbi con gli allenamenti cuffietta-a-tutta-palla dei giovani americani? - ha tolto gli alibi ai vari James e Nunnally che alla fine tra alti e bassi hanno infilato quello up che ha portato alla vittoria. Tenere professionisti italiani alla stregua dei ragazzini delle giovanili a completamento del roster è una precisa scelta tecnica dell'allenatore, che dovrebbe assumersene la responsabilità. Non per parlare di quelli bravi, ma a San Antonio Gregg Popovich ha scoperto talenti anche quest'anno, come quel Derrick White che gli ha permesso di portare Denver a gara 7 quando in sede di precampionato gli avevano profetizzato un'annata con più sconfitte che vittorie.