Mancò la qualità, non il valore: il basket europeo verso El Alamein

05.02.2022 08:26 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Mancò la qualità, non il valore: il basket europeo verso El Alamein
© foto di SAVINO PAOLELLA

Ieri sera, round 24 di stagione regolare di EuroLeague, in due delle sei partite in programma ci sono stati due primi quarti raccapriccianti. A Belgrado dopo 10' il punteggio era 8-7 per la Stella Rossa sull'Olimpia Milano, e quasi contemporaneamente a Barcelona i locali dividevano con il Bayern Monaco la parità 9-9. Gioco, corsa, insipienza tattica e botte da orbi da torneo Uisp di medio calibro (senza offesa per nessuno).

Le squadre sono, nell'ordine:

- Infarcite da arrivi tardivi e risoluzioni consensuali precoci nei roster senza soluzione di stop sul mercato

- Appesantite da un calendario che dopo aver tolto ossigeno alla preparazione estiva diventa incalzante nel susseguirsi degli incontri "garantiti" (a chi? alle squadre o alla televisione?)

- Stravolte dalla gestione della pandemia in tutta la fase dell'evoluzione del ciclo della malattia e con effetti collaterali imprevedibili nel momento del rientro in campo.

Già avevamo dato conto della poca lungimiranza dell'aver voluto per le formazioni italiane una Supercoppa LBA che ha contribuito ad alimentare infortuni e una certa pressapochezza tecnico-fisica che ormai accompagna le prestazioni di tutte. 

In EuroLeague ha pesato molto - oltre la dilatazione provocata dal passaggio a 18 squadre e in attesa di vedere le conseguenze di un eventuale ricollocazione a 20 - la scelta di una data ufficiale per l'inizio della preparazione comune a tutte le squadre per cui la rimodulazione dei vari sistemi ha subìto un colpo ulteriore. Per gli altri problemi c'era già stata una stima che si è rivelata esatta.

Ora nel giro di due giorni, quasi all'unisono, sia coach Sandro Gamba nella sua rubrica settimanale che Ettore Messina nella conferenza stampa di ieri a Belgrado tornano a parlare di spettacolo vacante e risultati stravolti da infortuni ed eccesso di offerta complessiva.

Prendere esempio dalla NBA va bene, ma scimmiottare risulta sempre operazione deleteria. Per tanti anni la critica dei non estimatori della lega nordamericana verteva su una differenza di fondo: negli States le partite che contano sono solo quelle dei playoff, tutto il resto è esibizione da circo Barnum. In Europa ogni partita era una battaglia cui prepararsi al meglio, e lo spettacolo sempre il migliore possibile.

Scivolare nell'assimilazione e nella confusione tra prodotti è la maniera migliore per uscire sconfitti non solo dalla competizione con l'altra parte dell'Atlantico - che ha i mezzi e le competenze per qualificarsi - ma anche con quella con il proprio passato.