Marco Belinelli: «Il titolo NBA? Sarò egoista, ma spero non lo vinca più nessuno»

“L’inizio della mia carriera in Nazionale è stato un momento emozionante, che mi ha fatto conoscere in tutto il mondo - spiega Marco Belinelli -. Devo dire che in Nazionale ho sempre cercato di entrarci in punta di piedi, prendendo ispirazione dai miei compagni che avevano già vinto tanto, come Teo (Matteo Soragna) e Baso (Gianluca Basile). Ho cercato di portare freschezza e il mio talento, ma la vera fortuna è stata la presenza di un allenatore come Charly (Carlo) Recalcati, che mi ha dato la possibilità di giocare e di sbagliare”. Matteo Soragna ha descritto il compagno di squadra fin dai Giovanili della Virtus, dove era un grande protagonista e lasciava auspicare un talento che sarebbe andato lontano: “Marco, consapevole della sua bravura, ha saputo crescere, anno dopo anno, stagione dopo stagione, sia come sportivo che come persona”.
Una carriera, quella del grande cestista, costruita “mattone su mattone”, alzando sempre di più l’asticella, perché l’obiettivo è sempre stato solamente quello di migliorare. Questi i “mattoni” più importanti. Considerato tra i migliori giocatori italiani di sempre, è stato selezionato con la 18ª scelta assoluta al Draft NBA 2007 dai Golden State Warriors, ed è il primo e unico italiano ad aver vinto il titolo NBA (nella stagione 2013-2014 con i San Antonio Spurs), oltre ad aver vinto a New Orleans l’All-Star Game 3-point Contest, la gara dei tiri da 3 punti tra i migliori “Cannonieri” della NBA. In gara 1 dei playoff NBA del 2018 contro Miami con la maglia dei 76ers, ha stabilito il suo massimo in carriera nei playoff con 25 punti contribuendo al successo della squadra. Nel corso della carriera ha vinto inoltre tre campionati italiani, uno con la Fortitudo Bologna e due con la Virtus Bologna, una Supercoppa italiana con la Fortitudo, venendo nominato MVP di quest’ultima, e tre con la Virtus nonché, ancora, una Coppa Italia e una EuroCup sempre con la Virtus Bologna. Per finire, con 2258 punti segnati in 154 partite, è il quarto miglior realizzatore nella storia della Nazionale italiana. Marco Belinelli è riuscito a centrare tutti i suoi canestri, meno uno: unico rammarico, quello con la maglia azzurra dove l’esterno non è riuscito mai a vincere una medaglia, nonostante una generazione che partiva con ottime premesse a livello di talento.
Una lunga carriera culminata negli anni, 13, trascorsi in NBA. Matteo Soragna: “Il Mago (Andrea Bargnani) e il Gallo (Danilo Gallinari), per i ruoli che hanno ricoperto oltreoceano, hanno avuto un percorso più “facile”, mentre per Marco, con il suo ruolo di guardia, la strada è stata sicuramente più in salita. Se in Europa, Belinelli era una atleta “sopra la media”, in America era ”nella media”; perciò possiamo affermare con assoluta certezza che quello che ha fatto è stato un valore aggiunto alla sua carriera”. Sempre Soragna: “L’NBA è stata una chance meravigliosa per i nostri tre campioni italiani, che si sono rivelati dei protagonisti veri in terra d’oltreoceano. Hanno giocato per anni, facendo grandi cose. Se si pensa che durante l’anno dell’anello, Belinelli fu il giocatore che giocò più minuti della stagione regolare”.
In NBA, non è stato sempre tutto facile per Marco, la paura di non essere all’altezza, soprattutto all’inizio e poi quegli anni poco “produttivi”: “Nonostante tutto, anche se andavo poco in campo, quando giocavo vedevo i miei miglioramenti e mi sono sempre allenato tantissimo, perché non avevo alcuna intenzione di mollare”. L’anno di svolta per Belinelli arriva con l’ingresso negli New Orleans: “Mi sono sentito desiderato, con l’interesse a farmi giocare. Lì mi sono sentito per la prima volta un giocatore NBA. Ho avuto, fin da subito, la possibilità di giocare e di sbagliare. E questa è stata la mia fortuna”. “Dare fiducia ai giovani, dare una chance, perché è sbagliando che si cresce”: è questo il messaggio lanciato dal palco ai giovani in sala.
Dopo il suo ritorno in Italia, Marco ha ripensato al 2021, allo scudetto numero 17 della Virtus, nella sua città, davanti alla sua famiglia: “Ho dimostrato che non ero tornato “da pensionato” ma per mettermi ancora in gioco e per vincere”. Da pochi mesi però, a 39 anni, Marco Belinelli ha lasciato il basket. “Quando ho annunciato il ritiro e ho sentito l’affetto di così tante persone, allora mi sono reso conto di cosa ho lasciato al basket. Non solo in campo ma anche e soprattutto come persona. Questa per me è la cosa che conta di più. Il titolo NBA? Sarò egoista, ma spero non lo vinca più nessuno e di rimanere l'unico”.
Ma da quando il Beli non gioca più, non è più domenica, detta alla Cesare Cremonini. La nuova stagione di Serie A si è aperta senza uno dei giocatori che più ne è stato protagonista negli ultimi anni. E’ un’assenza importante quella del campione nato a San Giovanni in Persiceto, sia sul parquet italiano che mondiale. Marco Belinelli ha deciso comunque di rimanere nell’ambito del basket, anche se non in veste di allenatore o staff tecnico. Il Presidente di Virtus Olidata Bologna Massimo Zanetti, ha infatti recentemente comunicato che Marco Belinelli continuerà a far parte della società in qualità di Brand Ambassador e Basketball Advisor. Il capitano delle scorse 4 stagioni, ricoprirà quindi un ruolo di consulenza per l’area istituzionale, commerciale e l’area sportiva del club bianconero. Ma c’è un’altra grande novità pronta per Belinelli: entrerà a far parte della squadra di Sky come Ambassador del nuovo Sky Sport Basket (canale 205) e Special Guest nei top match dell’anno e protagonista di alcuni appuntamenti speciali che saranno rivelati nel corso della stagione.
“Ci ho messo il cuore. Ogni briciolo di me stesso. Ogni singolo giorno. La pallacanestro mi ha dato tutto… e io ho dato tutto a lei. Non è facile dire addio. Ma è il momento. Porto con me ogni emozione - aggiunge - ogni sacrificio, ogni applauso. Grazie a chi c’è sempre stato. Ai più giovani, lascio un sogno. Fate in modo che valga la pena”.