Giancarlo Fercioni: l'Umarell si abbatte sui playoff televisivi di serie A

Giancarlo Fercioni: l'Umarell si abbatte sui playoff televisivi di serie A

(di Giancarlo Fercioni). Umarellitudine: la predisposizione ad osservare e a consigliare o criticare (il mio personale dizionario...) . Finora le partite playoff hanno avuto meno critiche del dovuto per un motivo molto semplice: l’intensità del gioco unita a una ripresa comprensibile fa passare in secondo piano tutto il resto. E questo è il motivo per il quale, quando facevo la riunione prima della partita ai cameraman e i tecnici, una delle cose che dicevo sempre era: “... non vi preoccupate, se la partita è bella si fa da sola e se invece non lo è la dovete far diventare bella voi...”. Spiegando: ci sono partite dove, se guardi le statistiche a fine gara, non ti sembra possibile che sia quello che hai visto. E viceversa, ci sono partite con numeri straordinari e non ti ricordi nessuna azione in particolare. 

Questo perché a focalizzare la nostra attenzione è qualcosa di particolare che ti viene fatto vedere. Ci sono partite in cui vale di più il gioco lontano dalla palla di qualcuno che la sequenza di tiro al bersaglio fatta dal killer della situazione e se riesci a farlo vedere aggiungi valore alla partita. Così come se riesci a pescare dal vivo una reazione di qualcuno tra giocatori, panchina o pubblico in seguito a qualcosa accaduto in campo, aggiungi ancora qualcosa e la partita, anche se è da tanti a pochi o la sagra degli errori, è sicuramente meno povera.

Certo che se tutto ciò viene fatto fuori da una logica ( tipo primi piani del pubblico che non fanno niente, giocatori in panchina completamente inespressivi o completamente slegati da quello che succede in campo) invece di insaporire la zuppa la si allunga e basta. 

Tutto ciò sulla mia pelle, ovvero ho imparato anch’io sui miei errori: ne ricordo diversi, tipo una azione con canestro quasi allo scadere con mio primo piano insistito sul giocatore che aveva segnato ma, questo vedo che guarda qualcosa in alto, faccio appena in tempo a staccare sulla telecamera larga e vedo che un pallone scheggia il ferro... Era successo che un giocatore della squadra avversaria con un secondo scarso di gioco, ricevuta la palla della rimessa aveva fatto il classico tiro della disperazione e quasi ci era riuscito... Da quella volta, gli ultimi secondi di tutte le partite mandate in onda, tassativamente sulla telecamera larga. Non mi ero mai così spaventato in una diretta! 

E ogni tanto vedo che qualcosa del genere succede, così come c’è sempre qualcuno, figlio di abitudini calcistiche che manda in onda i replay subito dopo che la palla è entrata nel canestro, “bevendosi” o quasi tutta l’azione successiva. Brutta roba l’abitudine! 

Ora è tempo della seconda fase dei playoff, vediamo se chi apre il borsellino lo fa stavolta o se vedremo ancora partite ridotte ai minimi termini modello nozze coi fichi secchi. Sarebbe triste dopo aver visto il mio amico pelato ( il regista Lituano dal cognome impronunciabile) avere ogni ben di Dio per rendere ancora più spettacolare le Final 4 di Eurolega... Perché il videoumarell sbircia anche all’estero...

Giancarlo Fercioni.

Nota Bene. Per chi non conosce la definizione, l’umarell (dialetto emiliano ma ora sdoganato in tutta Italia) è il pensionato curioso che osserva i cantieri, ma anche qualsiasi cosa succeda in giro. Io sono entrato nella categoria dopo trentacinque anni di regia televisiva in giro per quasi tutte le televisioni: prima le private, poi Rai, Mediaset e la pay tv, Tele+ e Sky. Adesso, oltre ad andare a spasso con i miei cani, mi occupo di tutto quello che vedo in giro, come la maggior parte dei pensionati. L’unica differenza è che sono un umarell che non vuole mollare la sua vecchia passione (e precedentemente lavoro) cioè il basket.