A Torino hanno trovato un maestro: il ritratto di Franco Ciani

Fonte: Emiliano Latino
A Torino hanno trovato un maestro: il ritratto di Franco Ciani
© foto di Reale Mutua Basket Torino

(di Emiliano Latino). Socrate scriveva che l’insegnante mediocre racconta, il bravo insegnante spiega, l’insegnante eccellente dimostra. Il maestro ispira. E a Torino, Franco che per la prima volta chiamiamo così (non ce ne voglia!) è fonte di ispirazione per tanta gente. Ebbene, dopo quasi due anni (ma all’ombra della Mole lo si è avvertito da subito), Franco Ciani, friulano di nascita, mai profeta in patria, è entrato di diritto nel novero dei fuoriclasse che hanno occupato le panchine della pallacanestro torinese.

È sempre fin troppo facile guardare al passato e ricordare i nomi storici che hanno occupato quello scranno: da Sandro Gamba, passando per Gianni Asti e Dido Guerrieri è arrivato il momento di entrare nelle pagine del presente che rimarrà scolpita negli annali e nei ricordi dei tifosi gialloblù. Su queste pagine abbiamo raccontato delle tante imprese riuscite alla Reale Mutua Torino, dalla vittoria memorabile contro Cremona con il roster ridotto all’osso, al percorso di crescita generale e individuale di un gruppo diventato grande. Ma grande davvero. Forse solo qualche palato fin troppo fine non l’ha capito fino in fondo.

Standing raffinato, colto e mai banale anche quando deve raccontare aneddoti di poco conto, Ciani ha avuto il principale merito di mettere tutti d’accordo. Che fosse un grande allenatore lo raccontava la sua storia, che facesse breccia nell’anima torinese era una sfida tutta da giocare. Soprattutto a queste latitudini, dove non si perde mai la malsana abitudine nel passare dalle stelle alle stalle delle opinioni.
Riavvolgendo il nastro di tutte le conferenze stampa a cui abbiamo assistito, si fa fatica a trovare quel “ripetuto” spesso scontato, ad uso e consumo dei media. Ogni volta riesce a svincolarsi dal personaggio abile oratore farcito di frasi fatte e di circostanza.

Leggere le menti prima ancora delle partite è un tratto che la sua esperienza l’ha aiutato ad emergere anno dopo anno: come un giocoliere, mescola e rimescola spesso le carte sul tavolo con rotazioni che sono frutto di decisioni prese in un secondo. A volte starci dietro riesce difficile, ma poi diventano chiare (agli avversari meno) i perché di questa o quella mossa. Si parla giustamente di squadre come Trapani, Forlì e Cantù paragonandole a corazzate e sempre troppo poco della corazza che ha costruito in maniera certosina ad una realtà che occupa stabilmente i piani alti della classifica.

Mettere sempre i giocatori “alle spalle” non è un esercizio che si vede da tutte le parti: difenderli sempre e convincerti del perché quel giocatore non rende o ha reso secondo le aspettative vuol dire costruire un esercito che ti segue. Una truppa piena di ottimi giocatori, capaci di andare anche oltre i propri limiti.
Se di De Vico, Vencato e Pepe sapevamo già tutto, a colpire è stato l’upgrade di Poser e Schina, diventati a tutti gli effetti colonne portanti quasi imprescindibili per gran parte del match. Chi l’avrebbe mai detto? Lui, e più volte ha rimarcato quanto il lavoro di ogni singolo giorno avrebbe portato acqua al mulino di due ragazzi intelligenti e con un futuro roseo.

Ciani è l’assioma che Torino cercava da tempo e che non dovrà farsi sfuggire. Costi quel che costi, quel contratto siglato fino al 2026 dovrà essere cementato e non si dovrà correre il rischio che sia proprio lui a stufarsi. Se poi riuscirà anche a portare al Ruffini un trofeo e soprattutto convincere i tanti desaparecidos del palazzetto, allora sì che avrà completato quell’opera che ha in testa fin dalla sua presentazione.