I Sixers rimontano 19 punti e vincono a Washington dopo un overtime spettacolare
In una sfida da “back-to-back” in trasferta, i Philadelphia 76ers hanno compiuto un’autentica impresa rimontando 19 punti di svantaggio nel terzo quarto e conquistando la quarta vittoria consecutiva (139-134) sul parquet dei Washington Wizards dopo un tempo supplementare. La squadra della capitale aveva dominato la prima metà di gara grazie a un Alex Sarr ispirato contro Joel Embiid, supportato da Corey Kispert, Marvin Bagley III e dal 2/2 da tre di Kyshawn George. A metà gara, Washington era avanti 72-68.
Philadelphia ha resistito grazie a un Tyrese Maxey aggressivo, partito con un perfetto 3/3 da tre punti, e all’efficacia perimetrale di Kelly Oubre Jr. e VJ Edgecombe. Joel Embiid, pur limitato da una fasciatura al ginocchio sinistro e da minuti contingentati, ha contribuito con 25 punti e un 3/6 da oltre l’arco. I Sixers hanno sofferto nel terzo quarto contro il duo Middleton-Sarr, che ha spinto Washington fino al +19 (95-76), ma la svolta è arrivata negli ultimi otto minuti.
Maxey e Quentin Grimes hanno guidato la rimonta, alzando il livello difensivo e approfittando delle incertezze dei Wizards. Due triple di Grimes hanno portato il punteggio sul 126-126, forzando l’overtime. Washington ha provato a reagire con un’altra tripla di Sarr (+5), ma Philadelphia ha chiuso meglio grazie a Maxey e a un Adem Bona decisivo: due stoppate su CJ McCollum e una schiacciata a rimbalzo offensivo hanno ribaltato il punteggio a 27 secondi dalla fine (131-132).
Il finale ha visto l’errore fatale di Khris Middleton, che ha perso palla su una rimessa con 6.5 secondiancora sul cronometro. Maxey e Grimes, impeccabili dalla lunetta, hanno sigillato il successo. Tra i protagonisti, spicca Adem Bona “clutch”: dietro Embiid e Drummond, il giovane pivot ha incarnato la svolta difensiva dei Sixers con cinque stoppate e una presenza dominante. Embiid, ancora lontano dalla forma migliore, ha comunque chiuso con 25 punti. I Sixers restano imbattuti e lanciano un segnale forte alla Eastern Conference.