Mondial basket 2019 - Azzurri sconfitti, ma vivi, dalla Nazionale più forte

Mondial basket 2019 - Azzurri sconfitti, ma vivi, dalla Nazionale più forte

(di Werther Pedrazzi). Lavati, alla fine anche centrifugati, ma quello che vien fuori è un Azzurro neanche troppo sbiadito. 77-92 contro la Serbia, decisamente la miglior nazionale finora vista in territorio cinese.

Italbasket ha resistito (e bene) per 32’ (62-70), disperatamente attaccata,  53-55 al 24’, con il sangue versato in difesa da Paul Biligha e la lama crudele del Gallo, prima della resa finale. Inopinatamente provocata, a dimostrazione delle troppe armi nel bagaglio dei serbi, dallo shock anafilattico che ha sorpreso e paralizzato gli azzurri, con il 12/13 ai tiri liberi di Miro Raduljica in soli 7’39”. Che se non è record… E’ stata sicuramente la “mossa” di Sasha Djordjevic, giocata sull’esaurimento delle residue forze azzurre, che ha determinato il crollo della sporca dozzina di Meo Sacchetti. Si può essere orgogliosi di una (netta) sconfitta? Moderatamente. Poiché la Serbia ha davvero impressionato per forza, talento, conoscenza del basket e cinismo tattico.

Per chi rifugge fragili estetismi ma ama il basket di tecnica e battaglia, è stata una gara di alto profilo, con l’Italia per 32’ degna protagonista.

Lasciamo ad altra sede la cronaca… e anche il commento delle percentuali… Il nostro è soltanto un residuo emotivo, a commento della gara. Che in primo luogo ci lascia il confronto stellare in versione Nba tra Bogdan Bogdanovic (31 punti, 4/10 da 2, 6/11 da 3 e 5 assist, valutazione 29) dei Sacramento Kings, e il nostro Danilo Gallinari degli Oklahoma City Thunder (26 punti, 5/8 da 2, 3/5 da 3 e 8 rimbalzi, più 12 falli subiti a conferma delle attenzioni particolari cui è stato sottoposto il Gallo, valutazione 27).

Alla fine della partita, chissà perché? ci è venuta alla mente un’immagine, vista al Museo del Bargello di Firenze, con il bronzetto di “Ercole che spezza Anteo” del Pollaiolo… Cosi anche per noi… Alla fine la Serbia ci ha, lentamente, inesorabilmente, strangolato, con la sua truppa di forze superiori, fino a toglierci l’ultimo fiato. Mentre noi dovremmo aver imparato, si spera, in previsione della corrida (Spagna?) di Wuhan, che contro chi schiera i carrarmati bisogna attaccare in corsa con le bottiglie molotov, nei primi secondi dell’azione, e solo dopo rubare secondi all’azione.

Il primo allungo, il primo soffio del vento dell’est (38-48) i serbi lo ottenevano con la “manovra di risucchio”, costringendo l’Italia nel serraglio dell’area per poi riaprire il gioco per i killer perimetrali, che passavano, in quel momento, con un 7/11 da 3 punti… Che poi, che ci puoi fare?

Se non resistere. E l’Italia resisteva ancora, anche a quello… Magari usando la taglia fisica di Alessandro Gentile (11 punti, con un sorprendente 6/6 ai liberi) anche come play, tanto per irrobustire la palizzata, di fronte all’onda montante.

La Serbia non ci ha perdonato niente. Per batterci ha usato tutte le sue armi. Non solo la forza bruta (Nikola Jokic, 15 punti in 23’) senza nemmeno dover abusare di Boban Marianovic (6 punti senza errori in soli 6’)… Già detto, infatti, della sublime pulizia tecnica ed efficacia di Bogdanovic, della spietata esecuzione dell’ex milanese Raduljica ai tiri liberi… Che dire dei 9 (!) assist di Nemanja Bjelica??? Che forse appartiene all’ambito,  a conti fatti, che maggiormente ha influito: l’11 a 24 negli assist.

Dopo i 26 punti del Gallo, 15 di Belinelli, 13 di Hackett e solo 5 di capitan Datome. Che arriverà… Al momento opportuno. Ne siamo certi.

Dopo aver visto gli Usa contro la Turchia, quella serba si conferma la nazionale più forte in assoluto. Ci ha battuto, ma non ha spazzato via le nostre speranze. E andiamo a Wuhan senza aver patito infortuni. Sconfitti, ma vivi.

Werther Pedrazzi