EuroLeague in confusione: zero idee, zero euro e interessi di bottega
Le ultime dichiarazioni della coppia Bodiroga-Motiejunas hanno reso evidente come EuroLeague Basketball viva un momento di estrema confusione e i suoi dirigenti abbiano difficoltà a fare slalom tra le necessità finanziarie e gli interessi (qualche volta anche meschini) degli undici club che ne decidono le sorti. Se questa doveva essere la prova generale di un campionato europeo privato anche nel calcio, è una fortuna che non sia andato (ancora) avanti!
L'affermazione che la Stella Rossa Belgrado, nonostante la vittoria nel campionato di ABA Liga, non poteva ritenersi certa di disputare l'EuroLeague 2024-25 (poi ritrattata parzialmente) è palesemente la somma di tutte le contraddizioni. Le chiavi del successo passano attraverso il riscontro del pubblico e dei tifosi, e senza i dati di presenze a palazzo di Stella Rossa e Partizan è facile prevedere che con Dubai e Paris (che pure ha messo quasi 8.000 spettatori per gara 1 di finale EuroCup nel derby con il JL Bourg) ci sarebbe un crollo verticale.
Quindici anni fa si parlava del nuovo Palau Blaugrana che per inciso ancora deve nascere. I dati di presenze in Catalogna sono ancora oggi molto tristi però il Barcelona - con i suoi scarsi 5.000 spettatori di media - può decidere di escludere due squadre che sommano 40.000 presenze a incontro. La Uber Arena sarebbe rimasta piccolissima se alle Final Four si fosse qualificata la Stella Rossa piuttosto che il Real Madrid. Fuori il Barcelona da EuroLeague a furor di popolo?
Come spesso succede ai dirigenti europei, si vorrebbe scimmiottare l'organizzazione della NBA dimenticandosi che gli Owner hanno delegato un potere assoluto al Commissioner di agire per il bene collettivo e non per le paranoie del singolo presidente. Per questo se, ad esempio, la Virtus Bologna gioca il suo playoff in contemporanea alle Final Four sia il venerdì che la domenica, come del resto Bayern in BBL o Partizan e Stella Rossa in Super League serba (vedi le critiche di Obradovic a proposito) la sovrapposizione fa male a tutto il movimento e certifica la spaccatura tra ECA e FIBA come irrisolvibile. La mancanza di dirigenti ECA autorevoli e in grado di stabilire accordi durevoli con la controparte è il primo problema visto che le stesse società sono anche affiliate alle Federazioni nazionali FIBA.
In aggiunta c'è la difficoltà cronica di armonizzare la comunicazione (problema inesistente negli USA, tutta inglese ma dove monta una componente di lingua spagnola ben supportata) e l'incidenza fiscale (anche se la Florida è vantaggiosa come pochi stati e in Nevada non viene fatta una franchigia specie dopo le polemiche intorno alle Aces di Las Vegas). Ma per finire arriviamo al punto dolente: le squadre sono tutte in perdita economica.
Oggi nello sport la parte del leone è tutta nei diritti televisivi. Quelli di EuroLeague sono frammentati paese per paese, su bacini di utenza spesso ridicoli spesso poco supportati localmente e altrettanto spesso soggetti a diatribe che con la promozione della pallacanestro hanno nulla a che vedere. Non c'è alcuna proporzione tra gli investimenti dei club e la resa televisiva, che poi si riflette sulle sponsorizzazioni dove ci vorrebbero aziende di respiro internazionale e di primissimo budget pubblicitario. Per questo ci vorrebbe una EuroLeague unita come blocco granitico.
Invece siano davanti a un gruppetto di undici privati che fanno le regole a proprio uso e consumo, bruciano le società senza licenza pluriennale, lasciano continuamente incertezze che rendono improgrammabile il futuro collettivo. Hanno già bruciato l'equilibrista Jordi Bertomeu, e guarda caso il Panathinaikos vince il titolo 2024, adesso hanno mandato in pensione quel Glickmann che qualche idea sembrava poter tirare fuori, e abbiamo una coppia che cerca di barcamenarsi e di evitare scivoloni senza riuscirci. E infatti hanno anche dichiarato che per il 2024-25 non ci saranno novità. Come volevasi dimostrare.