Ritiro di Kaukenas: il primo scudetto a Siena, l'amata Lituania e qualche rimpianto in una formidabile carriera

Ritiro di Kaukenas: il primo scudetto a Siena, l'amata Lituania e qualche rimpianto in una formidabile carriera

Una sfida tra veterani azzurri e lituani che si terrà questa sera al PalaBigi (ore 20.15) nell'intervallo dell'amichevole tra Grissin Bon e Ucam Murcia. Ecco come in maniera originale Rimantas Kaukenas saluterà il basket giocato nell'ultima delle tre città in cui ha realizzato una lunga carriera italiana, Reggio Emilia dopo Cantù e Siena. E, cosa che non guasta proprio mai, l'intero incasso della serata sarà devoluto alla sua organizzazione di beneficenza, che lui stesso ha fondato in Lituania, la Rimantas Kaukenas Charitable Foundation, per i bambini malati di tumore.

Intervista per il grande lituano, che in patria aveva già collezionato un paio di titoli e con la cui Nazionale ha messo sul petto un argento agli Europei, da parte di Antonio Giuliano di Avvenire, di cui ecco alcuni passaggi.

Addio particolare. Sì, sono contento perché oltre a tanti amici, come gli ex giocatori in campo, saranno presenti anche l'Ambasciatore lituano in Italia e il Console onorario di Lituania in Italia: un'occasione per celebrare anche i cento anni di indipendenza del mio Paese. Ma soprattutto saremo tutti coinvolti per una buona causa.

Lituania. Ricordo bene il difficile biennio 1990-1991 quando ancora c'era l'occupazione dei militari russi: le scuole erano chiuse, gli autobus non viaggiavano e per allenarci dovevamo camminare per ore nella neve alla ricerca di un campo da basket. Eravamo piccoli, ma si percepiva la fine dell'Unione Sovietica: sentivamo sempre più forte l'odore della libertà. E quanta gente felice dopo nelle strade. È anche in ragione della sua storia che la Lituania è stata sempre forte nella pallacanestro: si andava in campo anche per far vedere al mondo che esistevamo. Ricordo ancora le emozioni in Tv quando partecipammo per la prima volta come stato indipendente alle Olimpiadi del 1992.

Carrellata di emozioni. Ho iniziato a giocare a sette anni, ho vissuto tante gioie, su tutte forse il primo scudetto con Siena. Ma ricordo anche momenti duri, come il secondo infortunio al crociato che non mi ha permesso di essere al meglio ai Giochi di Londra 2012. Ne sono venuto fuori però anche grazie all'aiuto della mia famiglia. Nella mia carriera ho avuto modo di giocare con professionisti esemplari, come Andrea Cinciarini per fare un nome italiano. E sfidare campioni formidabili, come Kobe Bryant, per me il più grande di tutti quelli che ho incontrato.

Rimpianti? Mi avevano cercato i Los Angeles Clippers per la NBA, ma in quegli anni i giocatori europei non avevano tanto peso negli Stati Uniti e rifiutai perché sapevo che avrei fatto panchina. Ho sempre pensato che devi giocare per migliorarti. Oggi avrei accettato allora no. Ma se parliamo di rimpianti oltre allo scudetto perso con Reggio contro Sassari, il più grande è senz'altro quello di non aver vinto l'Eurolega. Ma non cambierei la mia carriera.

Etica del lavoro. Basta avere passione e abituarsi alla fatica tutti i giorni. È questa la mia etica. Senza lavoro non arrivi da nessuna parte. È vero che d'estate spesso mi allenavo da mattina a sera col et della Nazionale lituana di decathlon perché ho sempre pensato che un po' di mal di gambe ti fa crescere. Nella mia testa c'è stata sempre la voglia di fare un esercizio in più del giorno precedente. È difficile andare avanti se non hai motivazione e voglia di vincere.

Rimantas Kaukenas Charitable Foundation. Già da tempo mi dedicavo alle visite in ospedale e alle iniziative di beneficenza, poi sei anni fa insieme con la federazione lituana ho deciso di metter su questa fondazione. Da noi i giocatori di basket sono molto popolari e io sento che possiamo far qualcosa per gli altri. Insieme a tanti volontari abbiamo anche organizzato eventi qui in Italia per esempio con la pediatria di Reggio Emilia o a New York. Poi in famiglia abbiamo purtroppo sofferto per tanti casi di tumore e allora sento di essere quasi obbligato a farlo.