"Contributi stato e sport nella scuola" la ricetta di Carlo Mornati
L'Italia è un paese dal forte calo demografico (Dal ’96 sono venuti meno cinque milioni di giovani tra 18 e 30 anni) e dal sempre meno significativo contributo da parte dello Stato allo Sport e al CONI in particolare (l’attività istituzionale è coperta dallo Stato solo per il 32% e il calo dei contributi pubblici registrato negli ultimi 30 anni va da Atlanta ’96 con 3,1 miliardi e 35 medaglie a Tokyo ’20 con 1,8 miliardi e 40 medaglie).
Carlo Mornati è uno dei rari segretari generali di organizzazioni olimpiche con alle spalle una carriera sportiva. Intervistato da Milano Finanza a proposito del futuro dello sport in Italia, ha difeso la quantità e la qualità del lavoro dei tre Centri di preparazione olimpica, e ha parlato dell'importanza che lo sport nelle scuole diventi obbligatorio, per aiutare soprattutto gli sport di squadra: "Se un tempo potevamo fare affidamento su associazioni sportive e oratori, oggi bisogna praticare lo sport a scuola: l’educazione motoria non è sport, servono discipline vere."
Mornati, si legge tra i tanti spunti dell'articolo, guarda all’area balcanica, che forma campioni in tutti gli sport di squadra: è lì che l’Italia, eccellente nelle discipline individuali grazie a un lavoro certosino, dovrebbe cercare spunti. La questione non è, perciò, solo demografica: "Serve un approccio orizzontale che porti avanti tutte le discipline, dal calcio all’arrampicata: a Parigi, l’Italia è stata tra i Paesi che hanno qualificato più atleti: 404 ragazzi in 38 discipline su 48. E molte medaglie sono arrivate dagli sport nuovi."