Le scelte di Pianigiani fanno discutere
Parliamo di nazionale anche se effettivamente il mercato è in ebollizione, Siena non può ancora annunciare l’ingaggio di Pietro Aradori . E’ entrato in campo Bogdan Tanjevic deciso col suo arrivo a Roma a scardinare, ha detto il principe montenegrino, il potere di Siena puntando sul miglior giocatore italiano della stagione. La cosa vellica il giocatore, non è solo questione di soldi. In passato Pietro il grande ha già militato nella Lottomatica che può offrirgli anche un ruolo di prima star nell’Eurolega, il suo obiettivo,. E inoltre avrebbe in tasca, ha confidato prima di andare in America per lavorare nei camp NBA in attesa del draft, altre 3 offerte. Tecnicamente c’è anche il problema del buy out, il costo del cartellino e anche se dopo il caso-Poeta dello scorso anno c’è stato un crollo delle quotazioni, l’Angelico Biella si tiene alto, diciamo dai 600 mila euro in su.
Eccoci dunque alla nazionale tornata d’attualità più che un impegno totalmente poco incentivante ai fini del risultato, un pre-europeo quando si sa già che il prossimo, per il quale corre anche l’Italia nell’organizzazione, ci saranno 24 squadre e la qualificazione è scontata. Premessa. Le squadre di club sono “proprietà privata”, più che mai di questi tempi tanto lontani i giorni in cui gli spareggi romani fra Varese e Milano dividevano l’Italia in due. Oggi un’opinione, anche tecnica, può essere vista come un reato di “lesa maestà” scomparso anche nella nazione di Bokassa, o quanto meno venire omologata da parvenu poco inclini alla dialettica (non dico le critiche…) quali banalità. Questa chiusura nella turris eburnea e di tutti i ponti levatoi fa sì che l’ingiustificata permalosità, trattandosi di sport – e in molti casi di soldi pubblici vedendo l’espansione del fenomeno “basket uguale banche “ o viceversa a diverse latitudini – ha creato un evidente corto circuito nel feeling con la gente determinando una nuova spinta dei giovanissimi verso la NBA.
Non voglio sostenere, fino a prova contraria, che ci sia stato un calo del pubblico, ma certo se vai sul sito di Lega da quest’anno sono spariti i parziali stagionali di presenze-incassi. I miei modesti appelli sono rimasti lettera morta. Ci vuole poco a trasferire i dati Siae? Ben venga se serve ad alimentare la curiosità ma se il sito della Gazzetta dello Sport scrive di qualche vuoto sugli spalti nella prima gara scudetto meglio tirarli fuori questi dati, e non tenerli ancora nel cassetto .
Fortuna che la nazionale sia res publica. Vero è che i giocatori li costruiscono i club ma i soldi per l’attività di Azzurra vengono dal CONI alla Federazione, cioè arrivano dallo Stato, quindi dalle tasche di noi contribuenti. Questo fa sì che la nazionale possa essere discussa e in fondo amata, più vicino alla gente. Guai se si ragionasse con “liste di proscrizione” volendo impedire di lavorare a chi usa la propria testa non limitandosi alle veline e creando un distacco fra un fatto sportivo e la gente. Questo sarebbe un guaio culturale. Dino Meneghin è stato messo lì anche per quello, mica per la sua propensione al marketing di cui nessuno conosceva peraltro le spiccate capacità.
Tot capita, tot sententiae, così ogni nazionale nasce nella testa del suo allenatore e dovrebbe arrivare alla gente. La scelta del coach che avviene quasi sempre attraverso una selezione di candidature d’alto profilo offre all’”eletto” di godere della fiducia generale, garantisce una franchigia di simpatia nella fase di rodaggio che poi subisce degli scarti all’insù e all’ingiù con i risultati e la sua capacità di parlare agli appassionati. Era scontata la scelta di Simone Pianigiani nata da un caso-Recalcati del quale si poteva fare a meno salvando a figura del coach di una bella pagina olimpica e il protagonista di una bella carriera sportiva. Sia per i successi record, ma anche il gioco, il metodo di lavoro quasi maniacale, come mi raccontava un suo ex allievo dei tempi delle giovanili, Mimmo de Falco, a proposito del vero segreto dell’epos senese, la “mentalità vincente”.
Naturalmente oggi conta anche il look, si presenta bene e non solo per la grisaglia d’obbligo per i manager Mps. Quasi sempre però un CT arriva alla nazionale anche in virtù di successi europei, vedi Gamba, Messina, Bianchini, Tanjevic, Recalcati per “SuperSimo”, l’ex ragazzino che sfilava nel corteo storico del Palio con i colori della Lupa, s’è fatta un’eccezione , e non solo per il part-time. Dal CONI si voleva Repesa o Tanjevic e il full-time,stavolta non ha vinto però la ragion di Stato e non si è tenuto conto del suo palmares europeo mancante ancora un successo nelle coppe nonostante questo poker storico. Ironia della sorte, la nazionale ci regala anche la possibilità di giudicare anche il suo lavoro formativo sui giocatori italiani, ad ora semisconosciuto perché la sua grandezza è aver trasformato stranieri in uno splendido mosaico, cosa non facile trattandosi soprattutto di Americani. Immaginatevi se un professore americano volesse insegnarci Dante Alighieri, uguale è la riserva per chi viene dalla Mecca del basket innamorato dei suoi allenatori dell’università.
Lui è uno che dedica alla palestra e al basket 20 euro al giorno, scrive sul taccuino anche quante volte un giocatore si è tuffato per conquistare una palla, è il teorizzatore del possesso di palla per cui, scientificamente, puoi essere anche meno dotato fisicamente, sbagliare di più ma se hai più possessi ai più probabilità di vincere. Calco delle probabilità a parte, non può dire di essere un corifeo dell’importanza del giocatore italiano, anche se ha stupito la convocazione del 33enne Marco Carraretto, il suo fedele angolista, nonostante non abbia segnato un canestro in quest’ultima finale, con un totale di 29 minuti. Per la verità i quattro italiani è come se quasi non ci fossero in questa storia, a parte il lampo di Tomas Ress che ha segnato 9 punti decisivi in gara2 e 1 punto dello stesso altoatesino in gara1, oltre al ramadan di Carraretto ci sono stati anche quelli del 22enne D’Ercole (5 minuti in totale, ma sempre premiato con un ingresso in campo) e del 35enne Marconato, con 3 “non entrato” e 2’ nella gara del titolo, giusto omaggio a una bella carriera e alla grande prestazione contro il Real Madrid che non ha avuto seguito perché non ha praticamente più messo piede in campo. Insomma, per riepilogare i quattro panchinari hanno segnato in 71 minuti complessivi 10 punti, tutti quelli di Ress che ha fatto la parte del leone giocando anche 35 minuti. E in un contesto di quattro partite con uno scarto medio di 20 punti.
Speriamo che “Supersimo” sia come il protagonista di “Doctor Hekyll e Mister Dyle”, sappia essere adesso il buon medico che guarisce la nazionale anche se è dura far parlare della nazionale dei giganti quando si gioca in piazze decentrate o deluse, nel mezzo dell’estate, si incontrano squadre del 2° e 3° livello imbottite di naturalizzati. Speriamo che non esista una nemesi appassionata di basket disposta a fargli pagare questo atteggiamento sparagnino nei confronti dell’italico cestista, e che la vindice dea non faccia scontare agli azzurri anche l’autodafè della rinuncia ai mondiali di settembre con le squadre più forti al mondo, a cominciare col Dream Team. Un anno fa, si chiede la gente, abbiamo speso centinaia di migliaia di euro per candidarsi al mondiale del 2014 e poi rinunciamo a mettere 600 mila lire per una wild card, come fa il “povero” Libano. Ma è inutile chiedersi queste cose, la semplice curiosità giornalistica in certi sistemi finisce per diventare fastidio se non quella “lesa maestà” cui si accennava.
Ma in questa nazionale che ha superato l’equivoco Stonerook idem quello di Mason Rocca che rischiava la totale spremitura, è giusto che “Supersimo” manifesti le sue certezze. Siamo tutti contento della sua sicurezza, meno del suo metodo. E a meno che ci siano state rinunce di cui non siamo al corrente, da un lungo studio fatto sulla stagione balza all’occhio l’assenza di ben 5 giocatori sui primi 10 per quanto riguarda i punti segnati, e addirittura 6 per i punti a minuto. Ance nei rimbalzi mancano i primi 3-4 e così via, naturalmente l’eroico Jack Galanda, un capitano-leader perfetto nonostante l’età dopo il campionato di quest’anno a Varese (1° nei tiri totali col 53% e 3° nei rimbalzi difensivi, 1° nei punti-minuto), ma è giusto iniziare puntando sul rinnovamento ance se c’è questa scelta-simbolo di Carraretto. Ma perché allora non i “meno vecchi” Fabio Di Bella o Michelori, il duo italiano più incisivo di questa stagione che ha permesso a Caserta di passare dal penultimo al 2° posto, di arrivare alla semifinale?
Pazienza (ma fino a un certo punto) per il milanese Andrea Michelori che figura in quasi tutte le classifiche, 1° nel tiro da 2 col 61,84, 1° nei rimbalzi offensivi e media rimbalzi con 5.18, un tardivo ce a fatto il salto doi qualità, pazienza anche per il teramano Amoroso (1° nei rimbalzi difensivi, 3° nei punti con capacità realizzative anche da 3 notevoli per un lungo), davo invece per scontato che la regia della squadra avesse due candidati, Beppe Poeta e Fabio Di Bella.
E che l’oriundo di Chicago Tiny Maestranzi, 26 anni, entrasse di slancio seppur meno dotato fisicamente e con minori risultati in questa stagione, anche se capisco che ha buona tecnica e un ottimo tiro da 3 come manca a Poeta. Quello dell’ex calciatore pavese Di Bella, 31 anni, un fisico da panzer, un cuore e una testa rari era il premio per il giocatore e come simbolo del sommerso dei giocatori italiani, non solo viene dietro Aradori nella media – punti (12,96, 20° totale), è in tutte le classifiche, ha giocato meglio nei playoff rispetto all’eccellente regular season, spesso è stato il maggior marcatore, ma è 15° fra i rimbalzisti essendo una guardia. Se andiamo poi a vedere, in cifre, il suo rendimento rispetto ai due più fortunati colleghi, ha il miglior risultato stagionale, ha giocato più gare (36 contro 31 di Maestranzi e 26 di Poeta) è il migliore nei punti (12,96), nei tiri da 2 (52,4%), nei tiri totali (46,9%), nei rimbalzi (2,7), nelle palle perse (1,8) e nei recuperi (2). Per Poeta maggior minutaggio (29.7), falli subiti (5,3), palle perse (2,5), assist (4,4) e valutazione (13,5). Per Maestranzi il tiro da 3 (47,3%, 69-146), tiri liberi (90,7%).
E poi c’era anche un quarto candidato, Daniel Hackett, ma questa è un’altra storia. Noi abbiamo detto la nostra, adesso Pianigiani dirà la sua. Ogni discorso sarà peraltro inutile se Bargnani potrà essere il leader del gruppo, il Gasol della situazione, e accetterà di giocare vicino a canestro dove di tanti lunghi magari non se ne fa uno vero, se Belinelli e Aradori e Mancinelli sapranno fondersi, e se Tiny Maestranzi riuscirà a far dimenticare il sacrificio di Di Bella.