LeBron James e il finto editoriale "ponte del basket" tra Cina e Stati Uniti

L'iniziativa ha sorpreso molti: LeBron James, icona dei Los Angeles Lakers e capocannoniere storico della NBA, è apparso sulle pagine del Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del Partito Comunista Cinese. Il titolo dell'editoriale, "Il basket è un ponte che ci collega gli uni agli altri", ha subito attirato l'attenzione. Nel testo, James racconta il suo legame con la Cina: "Questa è la quindicesima volta che organizzo un tour in Cina. Ogni volta che vengo qui, io e la mia famiglia veniamo accolti calorosamente". Il messaggio è chiaro: il basket può essere uno strumento di diplomazia culturale.
Tuttavia, secondo quanto riportato da The Athletic, LeBron non avrebbe mai inviato una lettera ufficiale al giornale cinese. Il presunto editoriale sarebbe in realtà una raccolta di dichiarazioni rilasciate durante il suo recente viaggio in Cina, organizzato da Nike. Un collage di frasi che, messe insieme, suggeriscono un testo unitario. Questo solleva interrogativi sulla natura dell'iniziativa e sulla sua autenticità, soprattutto considerando il peso politico del Quotidiano del Popolo.
Il ritorno di LeBron in Cina segna un momento importante: non visitava il paese dal 2019, anno in cui scoppiò la crisi diplomatica tra NBA e Cina a seguito del tweet di Daryl Morey a sostegno dei manifestanti di Hong Kong. La pubblicazione del suo "editoriale" sembra voler sancire una riconciliazione, proprio mentre la NBA si prepara a disputare due partite di preseason a Macao tra Suns e Nets. Un gesto simbolico che potrebbe riaprire le porte del mercato cinese alla Lega.
Resta da vedere come reagiranno LeBron, il suo entourage e la NBA a questa apparente manipolazione. Ignoreranno l'accaduto per evitare di riaccendere tensioni con Pechino? Oppure prenderanno posizione? In ogni caso, il messaggio che emerge è potente: il basket, al di là delle controversie, continua a essere un linguaggio universale capace di unire culture e popoli. E LeBron James, consapevole del suo ruolo globale, sembra volerlo usare per costruire ponti, non muri.
Ma non dimentichiamo il contesto in cui è arrivato questo "editoriale" estrapolato: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato di imporre tariffe elevate alla Cina, che ha detto che risponderà con prelievi di ritorsione. Trump ha detto il mese scorso che avrebbe ritardato le tariffe di 90 giorni mentre i negoziatori di entrambi i paesi lavorano su un potenziale accordo, che potrebbe portare a un vertice entro la fine dell'anno o all'inizio del prossimo anno tra il leader degli Stati Uniti e il presidente cinese Xi Jinping.