L'armadio del Maccabi con pistola si chiede: Che Videoumarell sei?...

L'armadio del Maccabi con pistola si chiede: Che Videoumarell sei?...

(di Giancarlo Fercioni). …se non rivangassi il passato. E il mio passato è quello di regista sportivo e soprattutto di basket, partendo dal lontano 1989 quando ufficialmente assistente alla regia, il regista titolare mi diede le chiavi in mano di una partita del McDonald Open di Roma, e una Milano marcata Philips fece una più che egregia figura contro la Jugoplastika di Kukoc e Radia vincendo poi la finalina contro il Barcellona. Emozione al massimo anche perché la cosa non era prevista e quando mi disse.: “.. questa la fai tu…” mancavano cinque minuti alla diretta.

Immaginatevi la strizza! Questo fu il battesimo della regia basket, e da quel momento cominciai a vivere più nei palasport che in casa mia. Anche perché nel frattempo facevo anche le regie del volley. Quindi il PalaDozza (allora ancora il Madison di Piazzale Azzarita) con la freddissima via Nannetti dove si parcheggiavano i camion regia e il mitico Andalò, custode storico di questo palazzo poi migrato a Casalecchio.

Poi il PalaVerde ancora regno delle squadre marcate Benetton e Sisley, e il miracolo Pesaro, dove nei bar trovi gente che non discute di calcio ma solo di basket: fantastico! Anche lì ho vissuto i due palasport, quello attuale (nato BPA Palas) e il vecchio in Viale dei Partigiani, una vera bolgia di tifo, dove i tifosi potevano “toccare” i giocatori da bordocampo e dove gli aneddoti si sprecano.

Le panchine erano dallo stesso lato delle telecamere e quella centrale bassa era su un cavalletto con ruote per consentire l’ingresso e l’uscita delle squadre. Un giorno Pesaro gioca contro il Maccabi Tel Aviv. Come al solito e allora ancor di più,  arrivano insieme alla squadra parecchi agenti del Mossad per garantire la sicurezza della squadra israeliana.

Cominciamo le riprese della partita e ad un certo punto chiedo all’operatore della telecamera centrale di seguirmi un’azione live: questo comincia dalla rimessa successiva al canestro ed a un certo punto perde il giocatore e si blocca. Urlo mio, con stacco immediato su un altra telecamera. Poi chiedo all’operatore come mai e lui girando la telecamera mi fa vedere una specie di armadio in giacca e cravatta con rigonfiamento sotto l’ascella che lo guarda con aria cattivissima.

Mando il produttore per vedere se si può risolvere la situazione e la risposta fu… Nulla. L’agente in questione, non rispose, non si spostò e l’operatore dovette cambiare postazione! Questo uno dei tanti episodi… Per altri continuate a seguire l’Umarell.

Giancarlo Fercioni

N.B.  Nota Bene. Per chi non conosce la definizione, l’umarell (dialetto emiliano ma ora sdoganato in tutta Italia) è il pensionato curioso che osserva i cantieri, ma anche qualsiasi cosa succeda in giro. Io sono entrato nella categoria dopo trentacinque anni di regia televisiva in giro per quasi tutte le televisioni: prima le private, poi Rai, Mediaset e la pay tv, Tele+ e Sky. Adesso, oltre ad andare a spasso con i miei cani, mi occupo di tutto quello che vedo in giro, come la maggior parte dei pensionati. L’unica differenza è che sono un umarell che non vuole mollare la sua vecchia passione (e precedentemente lavoro) cioè il basket.