La vittoria del Real Madrid in EuroLeague apre il mese della caccia allo scudetto italiano

23.05.2018 09:10 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
La vittoria del Real Madrid in EuroLeague apre il mese della caccia allo scudetto italiano

Nel piatto della finale di EuroLeague hanno mangiato i soliti, quelli che hanno il budget più alto e i roster infiniti. Il Real Madrid visto a Belgrado è sceso con 12 titolari in campo, il Fenerbahçe con 11. Lo Zalgiris, budget medio da potersi confrontare con le formazioni italiane, ha brillato in semifinale, fermandosi lì. Il CSKA, dall'alto dei suoi 36 milioni, si lecca di nuovo le ferite. Le partite decisive si vincono per dettali o per manifesta superiorità, e ai russi hanno difettato sia l'una che l'altra cosa.

Gli italiani? Gigi Datome ha brillato in semifinale ed è stato marcato duramente dai blancos poi; Nicolò Melli in finale si è dimostrato il miglior giocatore della tre giorni serba. Lamonica continua a essere considerato un grandissimo arbitro, lo è ma i suoi ammiratori non vogliono ricordare il fischio mancato sulla spinta ricevuta da Melli alle spalle sull' 83-80. Niente canestro al Real, e se Melli realizza i due liberi sacrosanti certamente vediamo un altro finale di gara.

Un pò poco, ma i valori sono questi. Adesso tuffiamoci nelle semifinali playoff italiche. Ci sono arrivate le squadre meglio attrezzate, ma non solo. Ci sono arrivate quelle che hanno fatto il miglior percorso tecnico. Milano, aiutandosi con il budget, è in crescendo e la serie dei quarti ci ha tolto anche i dubbi sulla qualità di preparazione fisica la cui mancanza l'anno scorso ci lasciò basiti. Non piace Cinciarini playmaker di riferimento? Tutti i gusti sono gusti, ma il risultato è che la squadra oggi ha una identità che in EuroLeague non si era mai vista.

Venezia si è saputa costruire grande con Orelik e si è saputa ricostruire grande con Austin Daye. Non era scritto nel budget, e adesso tutti a incensare De Raffaele: il roster è lunghissimo e molto equilibrato ed fa immaginare con poca fatica come sia favorita d'obbligo per giocarsi la finale scudetto con l'Olimpia.

Le outsiders: l'Aquila Trento ha saputo mantenere l'identità che nella passata stagione l'aveva portata in finale. Il percorso di crescita è stato costante, gli errori di formazione del roster corretti lungo la strada, il lavoro di miglioramento dei singoli è palese. Per primeggiare in Europa bisogna essere solidi anche in inverno, non basta il girone di ritorno in serie A. Ma per vincere lo scudetto non occorre avere 12 titolari, bastano quelli che ci sono oggi se ben allenati e preparati. E Trento queste qualità ha dimostrato di averle a iosa.

Anche per la Germani Brescia si deve parlare e applaudire la continuità tecnica rispetto alla passata stagione. A posteriori la brillante partenza di ottobre non deve meravigliare, con queste premesse. La caparbietà con cui Diana difende e migliora le sue convinzioni di gioco ha permesso di tenere la barra dritta nei momenti di crisi in campionato.

Il plotone delle altre comprende chi nei quarti ha raggiunto il massimo che le scelte dirigenziali, a tutti i livelli, hanno consentito. Senza entrare nello specifico, tra le possibili contendenti allo scudetto sono state bocciate tutte quelle che hanno vissuto fino in fondo equivoci tecnici, tattici e di composizione del roster. Chi ha fatto modifiche figlie della fretta e delle pressioni mediatiche, come chi ha sbagliato i tempi di esecuzione ritardandoli. 

Ma ci sarà l'estate per discutere degli errori. Domani Olimpia e Leonessa cominciano il viaggio delle semifinali, seguiranno Reyer e Aquila. Dimentichiamo per un momento i palasport piccoli e derogati, il movimento giovanile che esprime pochissimo rispetto alla base del minibasket, dei dirigenti raffazzonati che non sanno spiegare nemmeno il significato della parola marketing, e per i quali la programmazione è solo quella dei tasti del telecomando del televisore. Si gioca per il titolo di Campione d'Italia di pallacanestro.