Il basket che gira intorno, quello che non ha futuro...

28.09.2023 17:56 di  Umberto De Santis  Twitter:    vedi letture
Il basket che gira intorno, quello che non ha futuro...

Qualcuno in Italia aveva già vinto i suoi Mondiali prima ancora che quelli programmati dalla FIBA per il 25 agosto scorso cominciassero. Sull'aereo che lo portava a Manila Gianni Petrucci godeva per la "restaurazione modello Congresso di Vienna del 1815" che gli permetterà di ottenere il quarto mandato consecutivo da presidente FIP. Il Consiglio dei Ministri di fine giugno aveva cassato l'emendamento 39 bis nel decreto legge 22 giugno 2023, n. 75 in attesa di una sentenza della Corte Costituzionale probabilmente dirimente della questione nell'udienza del 5 luglio su un ricorso di un consigliere federale della FIT. Quella sentenza invece non è mai arrivata benché altre ordinanze e sentenze di quel giorno abbiano visto la luce già prima delle ferie agostane. Nel frattempo una manina notturna alla Camera dei Deputati lo aveva reinserito nel testo, così che l'approvazione a Montecitorio prima e la fiducia messa dal Governo al Senato poi lo hanno reso legge e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Adesso i numeri uno delle Federazioni sportive potranno essere rieletti ad libitum, almeno fino a quando il buon Dio li terrà in vita, escluso il presidente Giovanni Malagò perché il CONI è un ente pubblico.

Per la verità, alla fine di luglio il presidentissimo ci aveva già provato a mettersi nel lotto degli eterni rieletti facendosi approvare all'unanimità un nuovo statuto del CONI "auto-attribuendosi tutta una serie di poteri e facoltà piuttosto controversi, a volte proprio in aperto contrasto con la legge". Ma questa bocciatura della Ragioneria dello Stato, che ha rimandato all'attenzione della Corte dei conti e del Governo questo blitz istituzionale che avrebbe slegato per sempre il mondo dello sport dalla politica a spese delle casse pubbliche, ha bloccato tutta la manovra di Malagò. Che nel frattempo è dovuto tornare a lavorare per i presidenti delle Federazioni.

Ci sono infatti due condizioni minime per ottenere la rielezione per posizioni come quella di Petrucci. La prima vuole che chi ha superato il terzo mandato ottenga almeno i due terzi dei voti (nel 2020 Petrucci fu eletto con una maggioranza bulgara del 92%). La seconda vuole che l'eliminazione del tetto debba essere accompagnata da una "generica e non meglio precisata riforma che assicuri la più ampia partecipazione possibile" come ha scritto sabato scorso Il Fatto Quotidiano. Per farlo occorre riscrivere gli statuti delle federazioni, e all'uopo il presidente del CONI ha dovuto nominare una commissione che li riformuli. Niente paura: la commissione è formata dai soliti noti e capeggiata proprio da Giovanni Petrucci. Ne fanno parte Luciano Rossi, presidente del tiro a volo dal 1993 alla caccia del nono mandato, Domenico Falcone della Fijlkam (judo, lotta e arti marziali), Giunio De Santis delle bocce.

Cambiare gli statuti è una scelta fondamentale per una associazione che coinvolge milioni di persone come il CONI e dovrebbe essere preceduta da una discussione pubblica. Ovviamente sul sito istituzionale NON troverete rigorosmente una riga a proposito (almeno noi non ci siamo riusciti) se non per una generica approvazione al 26 luglio per nulla approfondita. Il tempo scorre veloce: ne è rimasto poco - diciamo fino a Natale - per l'approvazione di questi nuovi statuti visto che non è previsto dal CIO che nell'anno olimpico, in cui si rinnovano le cariche, si possano cambiare i regolamenti. Petrucci e gli altri una riunione l'hanno già fatta ma pensiamo che la loro sarà solo una formalità: come farsi rieleggere dalla base lo sanno benissimo. La lotta si restringerà sull'obbligo o meno di avere almeno due candidati alla presidenza e sull'obbligo della maggioranza dei due terzi anche per la rielezione dei consiglieri e dei presidenti dei comitati regionali e provinciali. Cioè dove potrebbero nascere le sorprese.

Nella pallacanestro ci potrebbero essere? I candidati con qualche chance e almeno la conoscenza del gioco non mancano ma stanno tutti ben abbottonati e intenti a passare inosservati, chissa perché. Ricordiamo che la base ha eletto un presidente nel 2020 che non aveva presentato pubblicamente un piano organico programmatico per il quadriennio 2020-24, né promesso di intervenire sui balzelli come NAS e tasse di iscrizione alla federazione, né su come rilanciare la pallacanestro, specie la femminile che conta poco più di 21.000 iscritte. Trascurabile poi il fatto che il bilancio di previsione della FIP per il 2023 si chiuda con una perdita di 2.847.008 euro e sei nuove assunzioni potenzialmente da 80.000 euro all'anno di media ("che trovano adeguata copertura nel patrimonio federale"). Di questa perdita nel bilancio di sostenibilità, che invece ha avuto una discreta pubblicizzazione, non se ne parla per niente. Nemmeno nell'ultimo Consiglio Federale, a leggere l'ordine del giorno.

Parafrasando un noto successo musicale di Ivano Fossati, vogliamo far presente che la situazione attuale è stagnante e non favorisce il progresso della pallacanestro in Italia. Anzi vediamo intorno a noi diverse iniziative che raccolgono e investono soldi preziosi per le proprie autocelebrazioni nel ricordo di un tempo in cui il basket nazionale era sinonimo di vittorie, che lo hanno reso il secondo sport di squadra più seguito in Italia. Ma adesso non è più così; non riescono nemmeno a chiedersi quanti di loro potrebbero confrontarsi in campo con le nuove generazioni, e nemmeno interrogarsi a capire perché i giovani non seguono più la pallacanestro come un tempo. Non è solo una questione di fruizione dello spettacolo e di infotainment: basta andare nei palazzetti e vedere la proporzione giovani/anziani nella composizione del pubblico ad una partita. Distribuire palliativi come maratone (?) e inaugurazione di campetti possono essere buona visibilità per i proponenti ma il prezzo da pagare, per mantenere lo status quo, ci sembra da suicidio assististo.