Intervista: Carolina Pappalardo: "Il basket mi ha consegnato il futuro"

La giocatrice catanese a fine stagione smette di giocare per lavorare ed in questa intervista racconta a PB quanto sia grata allo sport con la palla a spicchi
14.05.2024 09:26 di  Eduardo Lubrano   vedi letture
Intervista: Carolina Pappalardo: "Il basket mi ha consegnato il futuro"

Carolina Pappalardo ma davvero sta per smettere di giocare?

Sì, è vero, queste con Costa Masnaga sono le ultime partite della mia carriera. Spero che siano ancora un po', vorrebbe dire che siamo arrivate fino in fondo ma è arrivato il momento di dire basta

Scusi ma lei non ha nemmeno 28 anni e già smette?

Intanto 28 li avrò ad agosto e poi credo che per me sia il tempo di dire stop ad una carriera che mi ha dato tantissimo ma che ora col lavoro che avanza e che mi piace tantissimo, non è più conciliabile con tante cose

Per esempio con quali cose?

Prima di tutto col fatto che dopo l’infortunio al ginocchio io volevo dimostrare a me stessa che quell’episodio non poteva fermarmi. Missione riuscita visto che quest’anno ce l’ho fatta a giocare. Poi gli orari, Esco come tante persone la mattina presto e torno la sera tardi dopo aver macinato molti chilometri in macchina e speso energie fisiche e mentali al lavoro ed in palestra: in entrambi i casi io non mi risparmio dunque arrivo a fine giornata esausta. E’ stato un anno molto intenso su entrambi i fronti quindi ho fatto una scelta in assoluta serenità ed ora alla fine della giornata comincio a vedere il divano che mi accoglie e non la palestra…

Già sa che le mancherà la routine della preparazione della borsa, dell’odore della palestra, del pallone e via dicendo no?

Ci ho pensato, ma per adesso so di certo che mi mancherà la squadra, il gruppo. Il resto un po' meno. Poi bisogna anche dire che l’anno dell’infortunio io ho investito molto nella ricerca del lavoro e l’ho trovato presso un’azienda metalmeccanica, è un lavoro che mi piace tantissimo, adesso mi hanno inquadrata: è un’occasione che non si può rifiutare. Sono stata fortunata come lo sono stata nella carriera in campo, ma questa fortuna me la sono anche cercata quindi non posso e non devo rifiutarla. La fortuna si è presentata anche sotto forma di allarme con l’infortunio al ginocchio ed il periodo di recupero: non hai più 22 anni Carolina, keep calm”.

Una decisione importante, quella di anticipare il Piano B, per Carolina Pappalardo, 27 anni e spicci come si direbbe a Roma, catanese di nascita che partendo proprio dalla società della sua città la Lazùr Catania ha intrapreso a 17 anni un giro di Italia che l’ha portata ad Anagni, Latina, Napoli, La Spezia, Umbertide poi due anni in Belgio allo Spirou Charleroi, Nico Basket Femminile, Crema e poi Costa Masnaga.  Come è stata l’esperienza in Beglio?

Bellissima. Lì sono arrivata con la mia solita energia e voglia di combattere senza un domani. Ho imparato in quei due anni che una partita persa per quanto importante, è solo una partita persa. Che lascia amareggiate e dispiaciute ma niente di più, niente drammi. E questo ha un po' cambiato il mio modo di vedere la vita. Come ogni posto dove sono stata ovviamente mi ha aiutata a mettere a fuoco la mia visione della vita. Se ripenso alla ragazzina che a 17 ha lasciato Catania, oggi sono un’altra persona, o quasi”.

Cosa si porta dietro di questi luoghi che ha girato?

Molta bellezza, anche in Beglio, la parte fiamminga dove sono stata, aveva questi paesi ed atmosfere gotiche bellissime. Ma soprattutto ho un forte senso di gratitudine verso le persone che ho incrociato sulla mia strada. Ho ricevuto tanta fiducia. La mia ragazza, fondamentale ogni giorno nella mia vita ed alla quale dedico un bacio quando segno una tripla, poche ahimè…,Luca per esempio (Andreoli, il coach di Costa Masnaga, ndr) sua moglie Diletta, e tanti altri che nei momenti di difficoltà sono stati in grado di offrirmi prospettive diverse, in base alle quali io ho fatto le mie scelte. C’è stato un momento nel quale faticavo a reagire alle difficoltà. Ho fatto un percorso con una psicologa dello sport che mi ha aiutato non più a fermarmi davanti al problema ma a cercare la soluzione del problema prima di tutto. Sono fiera di questa crescita”.

Ha detto poche triple…17 quest’anno fin dopo gara 1 di semifinale con San Giovanni Valdarno. Non pochissime per una che non è deputata a fare punti e canestri in serie

Questo è sicuro. Io non sono da copertina e non sono una star. Non sono quella che segna 20 punti ma mi butto su ogni pallone anche a terra se serve alla squadra. E posso dirlo? Sono felice di essere così

Parliamo di Costa. Con San Giovanni avete giocate una gran partita, finalmente la Costa che aspettavate anche voi?

La nostra grande forza secondo me è quella di aumentare l’intensità del nostro gioco e della nostra difesa durante la stagione. Dopo la batosta con Selargius, ci siamo guardate in faccia e ci siamo capite: ragazze qui bisogna cambiare faccia, energia, e modo di difendere. Da lì siamo state un’altra squadra. Ci serve ancora mantenere lucidità nei 40 minuti perché  siamo una squadra molto giovane e quindi quando commetti degli errori questi si pagano peggio di altre formazioni, ma siamo pronte adesso per provare ad andare avanti il più possibile

Mi dice la giocatrice che da difensore l’ha messa più in difficoltà?

Ho un’ampia gamma di scelta ma sulla più complicata non ho dubbi: Maria Miccoli. La prima volta che l’ho marcata ho passato tutto il tempo a chiedermi “Ma come ha fatto a fare quella cosa? Ma come ha fatto a fregarmi su quest’altra? La prossima volta le faccio vedere io…” E la prossima volta è stata uguale alla prima. Poi un anno passato un turno di play off mi sono trovata a dover difendere sulla sorella! Uguale. Non è un caso che Maria Miccoli sia una giocatrice che piace molto al nostro coach, Luca Andreoli

Senza farci piangere come accade in questi casi, Carolina, ci spiega qual è la lezione che le lasciano questi anni di sport?

“I rapporti con le persone. Credo che quelli che crei nel mondo dello sport non riesci in nessun ambito a crearli. Ho girato tanto ma ci sono persone che sono ancora parte della mia vita e sono nel mio cuore come persone importanti. Sono serena perchè è andato tutto come volevo: girare l’Italia ed il mondo, conoscere gente, giocare e divertirmi. Però volevo anche trovare un posto tutto mio che fosse casa. Ed ho trovato anche quello. Catania rappresenta le radici, la famiglia, le tre o quattro amiche storiche della vita, ma casa è qui dove sto adesso, con una persona speciale che anche nel momento dell’infortunio mi ha sostenuto ed aiutato ad andare avanti. Senza rimpianti dunque, la lezione si riassume in una parola: persone”.