A Cremona presentato Giovanni Veronesi: «La Vanoli può essere un ulteriore salto di qualità per me»

Vanoli Basket Cremona ha presentato ufficialmente nella giornata di oggi, giovedì 18 settembre, Giovanni Veronesi. A parlare il General Manager del club, Andrea Conti: «Le prossime due amichevoli si terranno a Orzinuovi e a Soresina, che rientrano nel territorio che interessa anche a Credito Padano. Passando alla parte sportiva e dunque alla presentazione di Giovanni Veronesi, innanzitutto sottolineo che è stata la nostra prima firma in estate. Lo seguivamo da diversi anni, da quando giocava a Piacenza. Conosce già coach Gigi Brotto, che lo ha allenato in passato, in altre categorie. Siamo contenti di avere Giovanni con noi anche perché, in queste prime settimane di lavoro, ha fatto vedere di sposare totalmente la nostra identità valoriale. Ha una grande etica del lavoro, porta serenità e professionalità nel quotidiano ed è un esempio per il gruppo. Siamo davvero contenti e gli auguriamo il meglio con noi».
Conosci già la città di Cremona, pur trattandosi della tua prima esperienza con la Vanoli: sotto quali aspetti ti ritieni cambiato rispetto alla prima volta in cui l'hai vissuta?
Sono passati ormai sette anni dalla mia esperienza a Cremona... Nel mezzo, ci sono state diverse esperienze che mi hanno senz'altro cambiato, come persona e atleta. Tornando a Cremona mi riavvicino anche a casa, essendo di Brescia. Per tanto tempo ho giocato lontano da dove sono cresciuto mi ha portato a concentrarmi maggiormente sulla pallacanestro e sui miglioramenti che volevo fare come giocatore. Rispetto a tanti altri giocatori, sono partito da categorie inferiori e senz'altro sono migliorato rispetto ad allora come giocatore. La differenza la fa principalmente l'etica del lavoro, che è l'aspetto basilare su cui sono cambiato. Per il resto, ho le stesse motivazioni di quando avevo 20 anni, ma chiaramente ho un'altra consapevolezza rispetto ad allora. La Vanoli Cremona può rappresentare un ulteriore salto di qualità nella mia carriera.
L'obiettivo di squadra lo conosciamo: cosa ci dici riguardo alla tua ambizione personale?
Gli obiettivi personali sono sempre relativi. Non mi do mai un obiettivo specifico: secondo me il focus deve rimanere sul giocare a pallacanestro nel migliore dei modi, aiutando la squadra. Ho giocato in piazze vincenti e per altre con obiettivi differenti, dunque sento di poter dire che in generale la chiave è il lavoro. La continuità è ciò che poi porta al raggiungimento dei risultati. Dunque, l'obiettivo è giocare il miglior basket possibile.
Coach Brotto già in passato è stato tuo allenatore: come lo hai ritrovato?
Gigi è sempre lo stesso: solo un po' più vecchio, come tutti! È un allenatore che ha creduto tanto in me, specialmente quando arrivai da Brescia. Il suo modus operandi mi sembra stia funzionando bene, vedendo i compagni ogni giorno in palestra con lui. Il fatto che dia molta fiducia e lasci discreta libertà a noi giocatori fa tanto. Diventa non soltanto un allenatore, quasi un padre. Il rispetto che porto per lui sin da quando mi allenava in Serie B non è mai cambiato.
Sei reduce da una buona stagione a Sassari, l'opportunità in maglia Vanoli pensi possa aprirti le porte della Nazionale?
Son dell'idea - come detto prima - che nella mia testa ci debba essere soltanto il voler giocare bene a pallacanestro. È il mio mantra. Crearsi troppe aspettative può distrarre dallo svolgere il proprio lavoro quotidiano in maniera professionale. Ovviamente la Nazionale è un sogno per tutti gli atleti, in tutti gli sport. Se ci sarà l'opportunità sarò ben felice e fiero di vestire la maglia azzurra; se non succederà la mia concentrazione rimarrà comunque sulla Vanoli.
Porti soprattutto fisicità e grinta in campo, ma anche forza mentale: la ritieni un tuo punto di forza?
Penso sia una mia caratteristica. Quando ero più giovane mettevo in campo un'aggressività esasperata, che magari mi portava ad avere problemi di falli e a perdere ritmo partita. Crescendo sono riuscito a limare alcuni dettagli e oggi penso di riuscire a gestire meglio il mio agonismo in campo. Cercherò di fare quello che è utile alla squadra: se servirà essere aggressivi sarò a disposizione, se invece sarà d'aiuto giocare in modo pulito agirò per il bene della squadra.
A Cremona ti ricordiamo per aver vinto anche il Telli, torneo 3x3... Ma ci racconti qualcosa di te extra campo?
L'ho vinto due volte! Cremona è una seconda casa per me, sono stato ben felice di accettare la proposta della Vanoli. È la chiusura di un cerchio in qualche modo: la prima stagione da senior l'ho fatta in questa città, con un'altra squadra. Poi in questi anni mi sono sposato, mia moglie ora è a Cremona con me e questo contribuisce senz'altro a rendermi sereno. Spesso ci si dimentica che i giocatori sono persone: nonostante il basket sia la loro professione, c'è tanto altro nella loro vita. È giusto che il focus rimanga sempre sul campo, ma c'è un lavoro altrettanto importante che va fatto sulla persona, perché è quello che determina una reale crescita individuale. Essere alla Vanoli Cremona, vicino alla mia famiglia, non è per niente scontato.
Quanto è cambiato per te, rispetto alla scorsa stagione con Sassari, il modo di giocare di squadra?
A Sassari, specialmente durante la prima parte di stagione con coach Markovski, giocavamo una pallacanestro molto più tattica. C'era grande attenzione all'esecuzione degli schemi. Alla Vanoli è stata costruita una squadra con caratteristiche diverse e dunque giochiamo un basket in cui c'è maggiore velocità, attacco in transizione. È uno stile di gioco totalmente diverso dall'anno scorso, ma durante la mia stagione a Piacenza giocavamo un basket simile, dunque conosco bene questo modo di interpretare la pallacanestro. Però sta a noi riuscire a far vedere in campo quello che prepariamo durante la settimana e seguire al meglio ciò che ci chiede l'allenatore.