Luca Banchi: «È il momento più alto della mia carriera. Niente come la Nazionale»

Luca Banchi si presenta come nuovo CT dell'Italbasket (QUI tutte le parole in conferenza stampa). "Ovviamente non nascondo l'emozione, e ovviamente la gratitudine di essere stato il prescelto per questo ruolo. Ruolo a cui do grande valore. Mi sono avvicinato al basket giovanissimo, e da subito ho scelto dei modelli. Per me l'allenatore della Nazionale è sempre stato un riferimento. C'era Giancarlo Primo quando sono arrivato al basket, poi ho vissuto tutte le ere, a ognuno di loro in qualche modo sono grato. Raccolgo l'eredità di Gianmarco Pozzecco, il solco tracciato dai miei predecessori è qualcosa che mi ispirerà durante il cammino. Voglio ringraziare i membri della Federazione, il presidente Petrucci, Datome e Trainotti che si sono esposti per la mia nomina. Forse il momento più alto della mia carriera, do un valore a questo ruolo, al mio compito, alla mia missione di cercare di contribuire a costruire un'identità e uno stile riconoscibile, in campo e non solo".
E prosegue: "Credo in aspetti semplici ma imprescindibili, legati a senso di appartenenza e partecipazione. Su queste basi dovremo costruire il progetto, avremo a che fare con una nuova generazione di giocatori talentuosi e promettenti. Credo che la Nazionale avrà un ruolo determinante nella sua crescita e nella sua affermazione. Credo continuino a rappresentare un impulso per il nostro movimento, la Nazionale ha anche il compito di valorizzare un messaggio tecnico sul territorio, cercando di contribuire grazie alla propria organizzazione ad allargare la base dei tesserati".
Lo staff tecnico ed i mini raduni
"Il presidente [Petrucci] sottolineava il fatto che ho preso il possesso dell'ufficio in questa settimana, un nuovo ruolo, sto cercando ogni giorno di dare il meglio di me e mantenere attivo questo motore, l'inerzia di un'estate molto promettente sia a livello maschile e femminile, tra prime squadre e giovanili. Questa è la Nazionale, mi auguro di essere degno di questo incarico e di poter coltivare i miei sogni come ho sempre fatto. Accanto a me ci saranno Marco Ramondino, Adriano Vertemati e Iacopo Squarcina. Allenatori giovani e promettenti, che già si stanno mettendo in evidenza. Una figura imprescindibile resta quella di Matteo Panichi, a capo della preparazione fisica da quest'anno a tempo pieno, anche punto di riferimento per le altre Nazionali. L'obiettivo è la qualificazione al Mondiale. Affronteremo squadre temibilissime. Noi potremmo non avere 11 dei 12 giocatori nell'ultimo roster alla prima finestra, ma sono convinto che saremo in grado di presentare squadre competitive. A prescindere da chi ci sarà, dovremo avere uno stile di gioco riconoscibile. Prima di novembre faremo due mini raduni, per testare lo staff e l'organizzazione. Vorrei vedere i giocatori che alleno già prima, l'idea è di fare quattro mini raduni a precedere le due finestre invernali. Per poi arrivare all'attività estiva, con la terza e decisiva finestra. Ci auguriamo di poter avere a quel punto tutti i giocatori che abbiamo tutti potuto apprezzare durante l'estate dell'Europeo".
Partenza full-time
"Io ho firmato un contratto full-time. Fin dal primo momento in cui abbiamo iniziato a parlare mi sono stati illustrati gli obiettivi. Penso fosse necessario accettare questa condizione, che è qualcosa di nuovo per me. Sento il fortissimo desiderio di cercare di dare un'impronta alla struttura e al movimento: in questa fase penso sia necessario che il CT sia a tempo pieno. So che per certi versi il quotidiano, la palestra mi mancheranno. Ma metterò a servizio la mia esperienza per tutto il movimento, dal vertice - dando ai club la consapevolezza che abbiamo giocatori di talento che meritano opportunità - e alla base. A me il compito di dimostrare che i nostri giocatori meritano queste opportunità. Cercherò di dare supporto a ogni livello, senza dare esclusività al vertice del nostro campionato. In questa prima stagione mi piacerebbe dare un contributo alla valorizzazione dei nostri atleti e dei nostri tecnici. Ci sono tanti allenatori all'estero, vuol dire che a nostra scuola è riconosciuta anche fuori dai confini Nazionali. Ho sempre cercato di stimolare la ricerca di destinazioni che uscissero dalle area di comfort".
Su Donte DiVincenzo
"La figura del giocatore naturalizzato ha sempre fatto parte della Nazionale, sono stati tanti i giocatori che hanno ripercorso questo ruolo. Credo che la scorsa estate ci sia stato uno sforzo incredibile per raggiungere quell'obiettivo. Si sono verificati degli episodi usciti dal controllo della Federazione, ma si continuerà a lavorare in quell'ottica. Ci sono tanti giocatori italiani all'estero, seguiremo i loro percorsi di crescita. E quasi 50 atleti che giocheranno negli USA, due in NBA, tanti in NCAA e High School. Costruiremo anche tramite la presenza di Fois durante l'estate, e che durante l'inverno sarà un'estensione della Federazione nel territorio americano per avere monitoraggio di questi ragazzi. Sulla figura del naturalizzato non ho preclusioni, bisognerà verificare quali condizioni ci saranno, sia in inverno che in estate".
Pressione per i risultati
"La richiesta di risultati è una condizione inevitabile per gli allenatori. Sento che raggiungere certi obiettivi passa da un certo percorso di lavoro quotidiano. Il mio messaggio spetterà al campo dimostrarlo, cercherò di portare in dote la mia esperienza, le mie conoscenze e il tentativo di valorizzare le risorse che avrò a disposizione. La Nazionale dovrà essere una piattaforma in grado di valorizzare chi ne farà parte. Giocatori, tecnici e staff in generale. Semplicemente questo: solo il percorso dimostrerà l'efficacia del lavoro svolto".
Cosa è mancato all'Italia in questi anni
"In questi anni con la Nazionale lettone ho giocato solo una volta in una gara ufficiale, ai Mondiali nelle Filippine. Le ultime due sono state amichevoli. Erano condizioni particolari. Recentemente abbiamo giocato in amichevole a Trieste e Atene, ho potuto apprezzare le qualità che poi quella squadra ha messo in campo agli Europei. Io penso che la mancanza dei risultati spesso sia dovuta a piccoli dettagli, magari negligenze ma anche alla fortuna. La Germania e la Turchia sono state capaci di mettere in campo tutta la loro forza, ma la Grecia ha vinto il bronzo. Mancavano Serbia e Francia. La Grecia ha avuto la capacità di sfruttare nel modo migliore possibile il canale che le si è aperto. Quando hanno trovato un'avversaria di altissimo livello, è stata una pesantissima sconfitta. Bravi a guadagnarsi quella finale per il terzo posto, che si è decisa però su un possesso. Questo per dire che forse all'Italia non mancava nulla per essere al posto della Grecia. Talvolta puoi ricondurre i risultati agli errori, a delle circostanze, ma ci sono anche piccoli dettagli che talvolta escono dal tuo controllo. Bisogna avere la forza di andare al di là del risultato. La squadra ha avuto delle vicissitudini, come la rinuncia di DiVincenzo, l'infortunio di Tonut. O a partite che l'Italia non ha vinto per piccoli dettagli, ma nelle quali ha dimostrato identità chiara e volti nuovi che fanno ben sperare, oltre ad autentici punti di riferimento".
L'Under 20 ed i giovani
"I giocatori giovani hanno bisogno di opportunità, questo coincide anche con la possibilità del margine di errore che gli si concede. Molto delle fortune dei giocatori, come Mancinelli e Datome, devono molto alla lungimiranza dei loro coach che hanno avuto il coraggio di farli giocare, di valorizzare a dispetto del fatto che non ti fanno vincere sempre le partite. In Mancinelli vedevo la scintilla già del giocatore di talento, versatile, appena avevi la possibilità di metterlo in campo ti conquistava. Repesa non ebbe esitazioni. Questa scintilla parte dalla qualità di questi giocatori, ma passa dal coraggio degli allenatori. Audacia è la parole. Una qualità che dirigenti e tecnici devono avere per uscire dall'area di comfort. Si parla della differenza tra l'iniziativa e l'audacia, che ha sempre quel pizzico di inconscio in più che deve favorire la valorizzazione di questi talenti. Ma siamo sulla buona strada. Sarà una missione comune"
Se ha parlato con Gianmarco Pozzecco
"Non ci siamo sentiti con Pozzecco. Ci conosciamo da tanto tempo, ma i nostri rapporti sono spesso legati alla professione. Sono stato allenatore di Bologna, quindi avevo giocatori coinvolti in Nazionale. Soprattutto negli ultimi giorni successivi agli incarichi, ho avuto pochissimo tempo anche per telefonare a casa. Non sono riuscito a farlo, non è detto che accadrà. Ma mi piacerebbe confrontarmi sul suo vissuto, lui lascia in eredità uno spirito di squadra e una spiccata identità che ha fatto della partecipazione uno dei pilastri di questa Nazionale. Vorrei rubare qualcosa da chiunque mi ha preceduto, è probabile che quindi accada. Mi auguro che trovi una squadra molto presto, è un allenatore che ha grande capacità di impattare gli atleti che allena".