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- Giuri: “Sarò il regista che farà sognare Treviglio” 

11.08.2023 13:23 di  Emiliano Latino   vedi letture
Marco Giuri
Marco Giuri
© foto di Gruppo Mascio Blu Basket 1971

Puntata n° 3 del nuovo format Summer Talks, curato dalla pagina Instagram @passionegialloblu di Alberto Benadì da sempre vicina alle gesta della Reale Mutua Basket Torino, vede protagonista Marco Giuri, l'esterno nativo di Brindisi già campione d’Italia con Venezia nel 2019, fresco di rinnovo con la Gruppo Mascio Blu Basket 1971.

Nel suo primo anno a Treviglio, Giuri ha disputato 36 incontri (3 in Supercoppa, 32 in campionato, 1 in Coppa Italia) partendo 33 volte in quintetto: ha totalizzato 26' di utilizzo mettendo a segno 11,1 punti (41% da due, 39% da tre, 67% nei liberi) con una valutazione media di 8,2. Anche il prossimo anno l’esperto esterno cercherà di ripetersi per tentare il definitivo salto nella massima serie con la squadra lombarda.

Ci racconti un po’ della stagione appena passata interrotta dopo la semifinale persa contro Torino.

“Questo mio primo anno a Treviglio è stato davvero positivo sia a livello personale, ma soprattutto a livello collettivo perché è stata costruita una squadra molto competitiva con giocatori importanti ed esperti abituati a lottare per traguardi importanti”.

Cosa l’ha spinta a rinnovare con Treviglio?

“La scelta di rimanere a Treviglio è stata dettata dal fatto che in questo primo anno è stata costruita una base importante di lavoro che non volevo abbandonare, ma anzi volevo proseguire questo percorso anche nella stagione alle porte. Sono molto contento e soddisfatto di poter ancora indossare questi colori e sono sicuro che con i nuovi arrivati si potrà migliorare e alzare l’asticella in campionato”.

Ha giocato in diverse squadre molto prestigiose, una di queste è sicuramente la Reyer Venezia in Serie A1 con la quale ha vinto lo scudetto nel 2019. Che emozioni quello scudetto...

"L’anno a Venezia è stato fantastico sotto ogni punto di vista: non solo ho avuto la possibilità e l’onore di poter giocare per la prima volta nella mia carriera le coppe europee, ma siamo riusciti a coronare una stagione fantastica con lo scudetto che ha regalato a noi e ai tifosi delle emozioni indimenticabili. La squadra era composta da campioni veri inseriti in un sistema già collaudato che lavorava da molti anni insieme con lo stesso staff. Questo ha sicuramente aiutato il mio inserimento all’interno del gruppo.

La gioia che mi ha regalato la vittoria dello scudetto è sicuramente la più grande che io abbia mai provato nella mia carriera ed è qualcosa che non dimenticherò mai. Mi viene la pelle d’oca ogni volta che ne parlo…”

Una delle squadre dove l’abbiamo visto protagonista assoluto è stato Udine con coach Boniciolli con il quale si è instaurato un rapporto molto forte.

“I due anni a Udine sono stati molto importanti per la mia crescita di giocatore e di uomo. Quando sono arrivato c’era una rivoluzione in atto, sia a livello societario sia del roster, con tanti giocatori nuovi e una proprietà davvero ambiziosa. La presenza di coach Matteo Boniciolli ha sicuramente inciso nella mia scelta di giocare per l’Apu, un allenatore di alto livello con il quale ho un rapporto di stima reciproca che va anche al di fuori del campo.

Grazie al lavoro di tutta la squadra oltre alle 4 finali in 2 anni di cui una in Coppa Italia vinta, siamo riusciti a riportare a Udine la passione per la pallacanestro che è la cosa più bella”.

Quella che sta per iniziare è la sua 19ª stagione da giocatori: ha già pensato a cosa farà da grande?

“Guardando al futuro ho in mente diverse opzioni tra cui anche quella di rimanere nel mondo della pallacanestro sotto altre vesti: sono reduce dal secondo anno di corso allenatori che potrebbe rappresentare una soluzione più che valida per il post carriera. Sto cercando comunque di tenere aperte tante altre porte così do poter scegliere con più calma la strada migliore”.

Se dovesse dare un consiglio ai ragazzi che vorrebbero provare a fare della propria passione per la pallacanestro una vera e propria professione, che cosa consiglierebbe loro?

“Quello che mi sento di dire a tutti i ragazzi che hanno il sogno di diventare giocatori professionisti è di lavorare più degli altri, di non accontentarsi mai e di migliorare individualmente, ricordandosi sempre che il basket è un gioco di squadra. In campo non si è mai soli sia nelle vittorie che nelle sconfitte”.