NBA - Dietro la facciata di Orlando, il Covid porta problemi finanziari alla NBA

NBA - Dietro la facciata di Orlando, il Covid porta problemi finanziari alla NBA

La prossima free agency non sarà accompagnata dai fuochi d'artificio di contratti lunghi e onerosi per le franchigie NBA. Quasi tutte hanno visto i loro governors - alle prese con la crisi economica derivante dalla pandemia - registrare pesanti perdite finanziarie se la loro attività è tra quelle che hanno risentito l'impatto maggiore.

E' il caso di Mickey Arison degli Heat, che guida una compagnia di crociere e il suo patrimonio si è ridotto di un terzo. O di Tilman Fertitta dei Rockets, che possiede catene di ristoranti e alberghi. O Herb Simon, il proprietario dei Pacers, la cui attività è la gestione di centri commerciali.

Poi c'è Golden State di Joe Lacob: è un caso speciale, l'80% delle entrate dell'organizzazione proviene dal Chase Center, la sua biglietteria può portare a cinque milioni di dollari per incontro. Per molti altre franchigie, sono due o addirittura uno soltanto.

Ci sono invece quelli del settore tecnologico e finanziario che non ne hanno risentito. Steve Ballmer ha visto aumentare le azioni Microsoft, e di conseguenza la sua fortuna personale di $ 10 miliardi negli ultimi sei mesi, raggiungendo ora $ 70 miliardi. 

Dan Gilbert proprietario dei Cavaliers ha annunciato per la sua società di mutui un profitto previsto tra 3,35 e 3,55 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2020.

Destini differenti, quindi, da franchigia a franchigia in arrivo. E ognuna dovrà valutare le conseguenze della riduzione di valore del proprio mercato di riferimento, per cui nessuno sembra che avrà molta voglia di spendere e indebitarsi nel prossimo futuro.