Valtur Brindisi: una settimana di poche luci e tante ombre

29.10.2025 15:24 di  Michele Longo  Twitter:    vedi letture
Valtur Brindisi: una settimana di poche luci e tante ombre
© foto di Longo/Ciamillo

Houston abbiamo un problema. Sembra questo il messaggio radio arrivato ieri sera negli uffici di Contrada Masseriola dopo la sconfitta, la seconda consecutiva, della Valtur Brindisi per 85-71 sul campo della Tezenis Verona. Se la partita contro l’Urania Milano era stato il primo indizio e quella contro Forlì il secondo, quello di ieri a Verona è il classico terzo indizio che fa una prova. La Valtur Brindisi è in difficoltà, è già alla terza sconfitta in campionato in appena 8 partite, ma soprattutto sembra aver perso quella fluidità offensiva e l’ardore difensivo che hanno contraddistinto le prime giornate di campionato. Sul campo di Verona ieri si è presentata una squadra molle, che ha faticato sin dal primo minuto e che è andata infatti subito sotto nel punteggio. L’assenza di Miani, out per problemi alla schiena, non può essere una giustificazione. Innanzitutto perché rientrava Francis che, pur ancora un po’ imballato a causa della lunga assenza, ha già fatto vedere quanto sia importante in termini offensivi; in secondo luogo perché Verona ha praticamente giocato senza americani, con Johnson out per infortunio e Mcgee limitato dai falli e in campo per soli 20 minuti. Il roster della Valtur è sicuramente forte, fisico e dotato di talento, ma stanno cominciando ad emergere alcuni piccoli problemi di cui si aveva già il sentore in estate, soprattutto dopo l’infortunio di Francis e la firma di Cinciarini.
Innanzitutto un tre di ruolo, capace di mettere palla a terra e attaccare il canestro. Radonjic sta facendo un lavoro egregio, difende alla grande ed è sempre uno dei migliori in campo, ma è un’ala piccola adattata da usare solo in determinati tipi di quintetti molto fisici. Con Cinciarini che attacca poco il ferro e il solo Copeland a farlo tra gli esterni, gli attacchi diventano troppo prevedibili e le difese trovano in breve tempo i corretti aggiustamenti per evitare i rifornimenti ai lunghi nel pitturato. Senza nessuno che attacchi il canestro, capace di generare vantaggio sul primo passo e richiamare l’aiuto difensivo, diventa difficile far collassare la difesa e trovare scarichi verso compagni liberi. Altro punto interrogativo è il centro. Chi scrive ha una grande ammirazione per Giovanni Vildera, ma Cinciarini sembra che abbia bisogno di un centro diverso, che “rolli” con velocità verso canestro e liberi spazio per la penetrazione o per l’assist. In generale sembra che a volte Cinciarini e Vildera abbiano tempi di gioco diversi, con il play che fa un assist per un appoggio veloce a canestro e il centro che invece abbassa sempre il pallone, cercando la finta e dando il tempo alla difesa di collassare. Ciò in cui invece il duo è letale è quando viene usato lo short roll, cosa in cui Vildera è abilissimo, e che non è stato quasi mai usato nelle ultime partite. Tralasciando però questi problemi generali su cui Bucchi dovrà obbligatoriamente lavorare dato che sul mercato è impossibile intervenire, ieri ci sono altre cose che non hanno funzionato e che cominciano ad essere campanelli d’allarme da non sottovalutare. 

LA DIFESA IN TRANSIZIONE - Dal punto di vista posizionale, la difesa di Brindisi è a mani basse la migliore del campionato, ma quando viene attaccata in transizione tende ad andare in difficoltà. Sabato scorso, Forlì lo ha fatto vedere benissimo, ieri Verona lo ha palesato in modo ancora più evidente. Se Brindisi viene attaccata nei primi secondi dell’azione va in difficoltà. Verona è una squadra composta da 9 giocatori su 10 in grado di tirare da tre con ottime percentuali ed è stato evidente che il piano difensivo di Bucchi fosse quello di non passare sotto sul pick ’n roll. Quindi show alto e aggressivo del lungo e pressione sul portatore di palla. Ecco, diciamo che lo show c’è stato, anche alto, ma sicuramente non aggressivo dato che già nei primissimi possessi si è visto un Poser onnipotente che è andato a schiacciare completamente da solo. Quando invece non era prevista l’uscita del lungo, è bastato attaccare sul primo passo per ottenere il vantaggio e lo scarico che ha portato a facili punti. Ieri Verona ha fatto poche cose, ma fatte bene. Dopo aver disinnescato facilmente la trappola sugli esterni, ha giocato al ritmo che voleva, passandosi la palla e prendendo tiri nei primi secondi dell’azione. La difesa di Brindisi è andata in confusione con dei semplicissimi blocchi ciechi sull’arco che hanno sempre lasciato triple con metri di spazio. Insomma tutto troppo semplice, tanto che Verona ha tirato con il 57% da tre e Baldi Rossi, in netta difficoltà in questo inizio di stagione, ha messo 6 triple (24 punti) prendendosi tiri comodi, piedi a terra e non contestati. Lo stesso, a parte un paio di casi, era successo sabato sera contro Forlì, con la difesa di Brindisi a inseguire gli attaccanti sull’arco e a concedere triple aperte. 

GLI ADATTAMENTI - Contro Forlì Vildera è stato in panchina per tutto il quarto quarto, così come lo è stato ieri in momenti importanti della partita. Il perché lo ha spiegato Bucchi, ovvero voler adattarsi agli avversari che giocano small e schierano 5 potenziali tiratori sull’arco. Questa tattica però non ha funzionato a Livorno, in casa contro Forlì e anche ieri contro Verona. Non solo non ha portato alcun vantaggio (così come ieri Verona ha tirato con il 57% da tre, sabato Forlì aveva fatto registrare un 9/16 dalla lunga distanza nel secondo tempo), ma ha anche snaturato l’attacco brindisino. Esposito non è un centro, non sa giocare il pick ’n roll e non garantisce profondità di posizione, così l’attacco risulta essere ancora più stantio e prevedibile, con il classico triangolo con l’ala piccola e il gioco in post uno contro tutti. Cosa che tra l’altro le squadre stanno iniziando a conoscere e ad arginare anche abbastanza facilmente. 

IL KILLER INSTINCT - La cosa forse però più preoccupante è che la Valtur ha difficoltà ad azzannare la partita alla giugulare quando deve e anche qui ci sono molti indizi che fanno una prova. Contro Livorno un +10 a fine terzo quarto si è trasformato in una sconfitta a causa di errori banali in attacco, Scafati è rientrata da un -12 dopo tanti errori da sotto, contro Forlì i ragazzi di Bucchi sono andati per tre volte a +9 e tutte le volte sono stati ripresi per errori stupidi come appoggi sotto canestro sbagliati da Mouaha, alcuni contropiedi buttati e scelte di tiro affrettate. Lo stesso è successo ieri. Per due volte Brindisi nel quarto quarto ha avuto la possibilità di rientrare prima sul -5 e poi sul -4, ha avuto sempre un tiro con metri di spazio e l’ha sempre sbagliato. Verona ha approfittato del regalo e, dopo la tripla sbagliata da Cinciarini, ha piazzato un 9-0 di parziale con tre triple che ha definitivamente chiuso la partita. In un amen si è passati da un potenziale -4 a un -16. Non è forse il caso di parlare di mancanza di cattiveria, ma forse più di carenza di lucidità nel capire i momenti della partita, cosa in cui Brindisi sembra faticare particolarmente quest’anno. Probabilmente è dovuto alla presenza di un giocatore difficilmente gestibile come Copeland o a risorse dalla panchina più orientate alla difesa che all’attacco (Maspero e Mouaha per fare un esempio), ma la squadra, nelle partite importanti, solo ad Avellino ha chiuso la partita quando doveva. Adesso arriva un altro trittico terribile con Cividale in casa, la Fortitudo in trasferta e Rimini nuovamente tra le mura amiche del Pentassuglia. Sono partite che diranno molto sul futuro di questa squadra e se il graduale inserimento di Francis aiuterà l’attacco a uscire dalle sabbie mobili del prevedibile gioco in post che lo caratterizza.