LBA - L'Olimpia ritira la maglia #36 Dan Peterson il plauso di Dell'Orco e Meneghin

LBA - L'Olimpia ritira la maglia #36 Dan Peterson il plauso di Dell'Orco e Meneghin

Il numero 36 in casa Olimpia Milano rappresenta due anni di nascita: quello del club e quello di coach Dan Peterson, che tanto ha rappresentato nella storia delle Scarpette Rosse. Come è stato annunciato, nel corso della partita di domenica contro la Reyer Venezia (palla a due ore 18:30 al Forum di Assago) la maglia #36 verrà ritirata e appesa al soffitto dell'arena. Alcune dichiarazioni di protagonisti della vita della pallacanestro italiana hanno lasciato dei commenti all'evento sulle pagine de Il Foglio. 

Dino Meneghin: “Devo tutto al little big man. Ha creduto in me quan­do a 30 anni tutti pensavano che ­fossi finito. Mi ha regalato una seconda vita sportiva facendomi giocare per altri 14 anni. Avevo capito che era un grande coach Milano amati ancora dai tifosi quando con il Billy venne a gio­care a Varese. Io mi stavo azzuffando in mezzo al campo con John Gianelli non ricordo per quale motivo. Mi giro e lo vedo in campo a gridare contro di me. Mi suo albo d’oro se a 51 anni non è piaciuto vedere come difendeva un suo giocatore. Lui sembra burbero, ma è uno che sa stare alla battuta e con me e Premier si divertiva”.

Pantaleo Dell’Orco: “Dan Peterson con il suo cari­sma, la sua personalità e il suo entusiasmo ha contrassegnato un’epoca della storia dell’Olimpia. E’ stato capace di an­dare oltre il basket e diventare un personaggio di riferimento grazie alla sua apertura mentale e intelligenza”.

Toni Cappellari: “La cosa più difficile fu con­vincerlo ad andare a Parigi a in­contrare Adolfo Bogoncelli il proprietario. Ma poi gli bastaro­no 10 minuti per farsi ingaggiare, solo D’Antoni ci mise meno. Con Dan di soldi si discuteva sempre… lui era l’unico a non avere la macchina della società, preferiva farsi accompagnare da Gallinari all’andata e da D’Antoni al ritorno. La leggenda rac­conta che non voleva la macchi­na perché poi avrebbe dovuto pagarsi la benzina… ma io che l’ho fatto guidare una volta sola vi posso assicurare che i motivi erano altri. Meglio davvero si fa­cesse portare”.

Adriano Galliani: “Berlusconi è un innovatore e pensavamo che l’allenatore dovesse essere prima di tutto un motivatore. Ritenevamo Dan un innovatore e un uomo di grande talento. Tanto gli sport sono uguali a livello di motivazioni… Il coach ci ha detto di no e abbia­mo preso Sacchi. Ci è andata bene comunque.”