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- Matteo Cotelli: “Il segreto è la continuità. E una famiglia che ti sostiene”

20.11.2025 20:20 di  Gianfranco Pezzolato  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA PB - Matteo Cotelli: “Il segreto è la continuità. E una famiglia che ti sostiene”
© foto di Ciamillo

Quando Matteo Cotelli entra nella palestra della Germani, si muove con la naturalezza di chi lì dentro ha passato metà della propria vita. In effetti, è così: quattordici stagioni nello staff tecnico, dalle giovanili alla Serie A, attraversando promozioni, retrocessioni sfiorate, rivoluzioni tecniche, una Coppa Italia vinta e la crescita di un’identità che oggi porta il suo nome.

A 38 anni è il capo allenatore più giovane della Serie A, ma la sua storia non ha nulla della scalata impulsiva: è piuttosto un percorso di pazienza, osservazione, responsabilità crescenti. E continuità, parola che ricorre spesso. La sua nomina dopo l’addio di Giuseppe Poeta è sembrata la scelta più naturale, ma nessuno si aspettava che la Germani 2025/26 sarebbe partita così forte: sette vittorie nelle prime otto gare, il miglior avvio della storia recente del club, oltre anche ai filotti iniziali di Poeta e Magro. Cotelli però non cambia espressione: mantiene lo stesso linguaggio corporeo sobrio e controllato che si vede in panchina. “Sarà un caso”, dice, “ma secondo me aiuta”.
In questa conversazione, prova a spiegare quali sono le radici di un inizio così sorprendente e cosa significa portare sulle spalle il nome della propria città.

La partenza migliore della Germani negli ultimi anni
La vostra partenza è stata una delle più solide dell’intero campionato. Qual è la chiave principale?
Cotelli: “Il merito più grande è della società. Siamo riusciti a mantenere il nucleo dell’anno scorso: non è scontato, e ci ha dato un vantaggio iniziale enorme. Il resto lo hanno fatto i ragazzi. Si sono rimessi in gioco con disponibilità totale, hanno interiorizzato in fretta alcuni concetti che ho portato e hanno continuato a spingere ogni giorno. Loro esperienza + loro atteggiamento = la nostra solidità. Tutto parte da lì.”

In cosa la Germani di quest’anno è diversa?
“Abbiamo lavorato molto sulla solidità difensiva. È stato il nostro focus principale: aumentare intensità e continuità. L’anno scorso eravamo fortissimi in attacco, ma ogni tanto in difesa traballavamo. Quest’anno stiamo limitando squadre che vivono di talento offensivo, da Trento a Trieste fino alla partita di Napoli: è un segnale importante.»

Il dettaglio invisibile e l’allenamento che non si vede
Da fuori Brescia sembra una squadra estremamente riconoscibile: principi chiari, rotazioni consapevoli, una struttura solida. Cotelli sorride quando gli si chiede se c’è un pezzo del suo lavoro che l’esterno fatichi a cogliere.
Qual è un dettaglio tattico su cui insiste e che viene poco notato?
“Non c’è un singolo dettaglio segreto, ma c’è un’idea: continuità. Continuare ciò che funzionava la scorsa stagione, pur inserendo le mie idee. Sembra banale, ma non lo è. A inizio anno, per esempio, volevamo aumentare il ritmo e correre di più nei primi secondi del possesso. L’infortunio di Massinburg ci ha rallentati, perché giocando con tanti minuti sulle gambe non posso chiedere uno sforzo extra continuo. Ma resta un aspetto che vogliamo inserire: Massinburg ci dà una imprevedibilità che ancora non abbiamo esplorato.»

Il lavoro invisibile dello staff
Cotelli non si prende mai meriti diretti. Ogni risposta è piena di “noi”, di “lo staff”, di “i ragazzi”.
“Abbiamo cambiato alcune cose nell’organizzazione della settimana”, racconta. “Il format resta quello, ma inseriamo variazioni quotidiane per evitare routine troppo rigide: nuovi stimoli aiutano a rimanere vivi.”
Lo staff è uno dei punti in cui si percepisce di più la sua mano: “Abbiamo aggiunto Alessandro Tesoriere e abbiamo confermato Paolo Alberti come assistenti principali. Tenere in gruppo Michael Bramos è fondamentale: è un ponte perfetto tra noi e i giocatori. È un valore enorme.”

Superare Poeta e Magro: più orgoglio che record
L’avvio record è un tema che ricorre ovunque, dai giornali ai social. Per Cotelli la questione è più emotiva che statistica.
Hai superato i record di Poeta e Magro. Cosa hai pensato?
“La prima cosa è orgoglio, ma non per aver superato loro. Sia Poeta che Magro sono stati maestri: da Alessandro ho imparato tantissimo, prima come assistente e poi come capo. Con Peppe c’è stato un anno di grande sintonia. La soddisfazione è vedere che il lavoro quotidiano ci sta portando qualcosa. Non è semplice rispondere alle aspettative, soprattutto essendo bresciano e cresciuto qui: la responsabilità è enorme. Ma sono felice, per me e per tutta la piazza.”

Classifica e pressione: un mantra semplice
Come evitate che il primo posto crei eccessiva pressione?
“Semplice: non parliamo mai di classifica. Dal primo giorno non ho mai usato quel tema. Pensiamo solo alla partita successiva. È un mantra, sì, ma funziona.”

Quali sono gli obiettivi reali?
“Coppa Italia: qualificarsi. Playoff: qualificarsi in una buona posizione, senza ossessionarsi con il numero. Poi, quando arrivi là, inizia un’altra storia: una partita alla volta, come l’anno scorso. Sappiamo che ci sono squadre più forti, quindi dovremo fare un’impresa. Ma l’idea è farci trovare nella miglior condizione possibile.»

Leadership, calma e rapporto con lo spogliatoio
L’immagine più ricorrente di Cotelli è quella del coach immobile, quasi imperturbabile, in panchina.
Il suo linguaggio corporeo molto controllato è una scelta?
“Non lo so se è una scelta, ma credo che aiuti. Trasmettere serenità al gruppo conta: quando una squadra sente stabilità, si allena e gioca meglio.”

Come è cambiato il rapporto con i giocatori?
“È cambiato nel senso migliore. Il gruppo è esperto, responsabile, e la sintonia si è rafforzata. Io ho il vantaggio di conoscere tanti di loro da anni: ci fidiamo molto.”

Consiglio ai giovani allenatori
Se dovesse dare un consiglio a un giovane coach?
“Non voglio dire le solite frasi su studio e sacrificio. Dico questo: trovate il progetto giusto per voi. Io sono rimasto tanti anni a Brescia non per comodità, ma perché ogni stagione il club mi dava un passo in più: nuove responsabilità, nuovi incarichi, fiducia crescente.
Cercate un luogo che vi faccia crescere davvero. Le occasioni arrivano  e quando arrivano, bisogna prenderle al volo.”

L’ultimo segreto: la forza del club
A ruota libera, Cotelli parla soprattutto del club. E lo fa con un tono che raramente si sente nelle interviste in Serie A.
“Il vero segreto della Germani è la struttura, il Club. Una proprietà vicina ma mai invadente, persone competenti che permettono ai giocatori di stare bene, una città che sostiene. Non è comfort inteso come comodità: è un ambiente in cui puoi lavorare al massimo. Siamo una famiglia.
Essere uniti ti fa dare quel 10% in più ogni giorno. Questo è il motore principale dei risultati degli ultimi anni.”
L’intervista finisce così, con un concetto che ritorna: continuità, famiglia, identità. Non sono parole casuali: sono il fil rouge del percorso di Matteo Cotelli e della Germani Brescia, una squadra che ha costruito il proprio successo senza strappi, senza clamore, senza rivoluzioni inutili. Ed è forse questo il tratto più moderno del suo nuovo giovane capo allenatore: la capacità di non voler essere altro della storia che lo ha formato.