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- Edi Dembinski: "Il livello di LBA è molto alto, nonostante il Covid"

11.06.2021 09:57 di  Emiliano Latino   vedi letture
Fonte: Passionegialloblu
ESCLUSIVA PB - Edi Dembinski: "Il livello di LBA è molto alto, nonostante il Covid"


Siamo giunti al 5° episodio del contest denominato PG TALK ideato e creato da Passionegialloblu, una delle pagine Instagram più seguite dai tifosi della Reale Mutua Torino, che darà voce ai principali protagonisti del panorama cestistico italiano e, le cui storie, spesso si intrecciano con le storie di ognuno di noi.

Abbiamo il piacere di pubblicare l'intervista di Edi Dembinski, noto giornalista di Rai Sport, che con la sua voce accompagna ormai da anni le emozioni degli italiani sugli schermi della TV in chiaro. Con il telecronista della Rai c'è stata una piacevole e lunga chiacchierata, toccando molti temi di attualità e non solo...
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Puoi dare un consiglio a chi vuole intraprendere una carriera da giornalista sportivo come te?

"I consigli che si possono dare oggi sono pochi e molto complicati: un po tutto il mondo del lavoro è diventato a tratti proibitivo, soprattutto il mio, dove alcuni settori sono quasi inavvicinabili. In linea di massima serve tanta passione che è alla base per fare ogni tipo di mestiere, ci vuole tanta pazienza quasi infinita, sapendo di partire dal basso, magari anche con un blog o con una pagina personale sui social, cercando di inventarsi contenuti innovativi...ma vi avviso, non è per nulla facile. Al tempo stesso è fondamentale crederci e credere in quello che si fa, senza mai mollare, facendo mille sacrifici e ben sapendo che delle volte, potrà andare male e che la strada potrebbe essere lunga, tortuosa e in salita.
Nel mio caso il classico “non mollare mai” è sempre alla base da cui partire".

Come valuti ad oggi il basket italiano rispetto a 2/3 anni fa? In che cos’è migliorato o peggiorato?

"Il livello è cresciuto esponenzialmente, basta guardare quanti giocatori di prestigio giocano attualmente in A1 rispetto a 2 o 3 anni fa...penso ad Hines, Datome, Rodriguez, Belinelli, Teodosic, Logan e molti altri.
Tutti questi hanno avuto un grandissimo passato da giocatori tra Nba ed Eurolega e questo può far solo bene al basket italiano: è meraviglioso poter averli qui da noi e poterli ammirare dal vivo.
Quello che ha condizionato e tuttora condiziona negativamente, è un po’ tutto quello che sta attorno: mi riferisco al campionato di quest’anno dove troviamo una squadra che si è praticamente auto-eliminata ancor prima di metà stagione. Arriviamo quasi ad ogni estate senza sapere con esattezza se e quali squadre saranno definitivamente in griglia di partenza senza sorprese- Questo rende il palcoscenico cestistico italiano meno appetibile e affascinante.
Per il resto, se ci limitiamo solo dal punto di vista tecnico, il basket italiano sta bene e il fatto che dei giocatori così forti e importanti scelgano le squadre italiane, è un importante segnale e un'inversione di tendenza rispetto al recente passato.
Ci sono tante squadre che hanno voglia di giocare le coppe e che riescono a tenere molto bene il passo...da Milano, che ha giocato una stagione straordinaria, fino a Bologna(sponda Virtus), andata vicinissimo alla finale di Eurocup...per non parlare di Brindisi e tante altre".


Ci racconti la tua esperienza a Colonia per le final four? Com è stato vivere in prima persona una manifestazione sportiva di grande livello come quello dell’Eurolega?

"L’esperienza di Colonia è stata fantastica: pochi giorni fa, appena tornato dalla Germania, ho pubblicato un post su Instagram raccontando un po' quello che mi hanno lasciato quei cinque giorni...Un arricchimento sotto tantissimi punti di vista, dal lato umano, all'emotività provata e alla crescita culturale legata ad una città,mai visitata prima, aperta, disponibile, multiculturale e libera.
Una città assolutamente non "baskettara" con un'arena fantastica sul modello NBA e che sarebbe il sogno di ogni città e squadra italiana del nostro campionato...per non parlare dell'organizzazione di altissimo livello, così come di altissimo livello sono state tutte le partite. Milano è andata vicinissima ad un sogno che avrebbe meritato di vivere, ma il terzo posto meritato è un grande traguardo da rispettare.
L'Efes ha portato a compimento il suo ciclo vincente degli ultimi anni e ha meritato contro una Barcellona che ha oggettivamente deluso un po' tutti, nonostante un encomiabile Pau Gasol. Per quanto riguarda i turchi, l’apporto di Larkin e di Micic è stato fondamentale, dominando a mani basse la scena europea".

Come ha influenzato il Covid-19 la stagione regolare? Com’è stato in epoca pandemica girare i palazzetti nel totale silenzio a porte chiuse?

"Ho la fortuna di avere tante amicizie dentro gli spogliatoi delle squadre, dai giocatori, allenatori, dirigenti e presidenti: tutti sono concordi nel dire che questo virus ha spezzato le gambe a tutti, dal punto di vista fisico, mentale ed emotivo.
Il Covid ha (prendete l’accezione giusta di quello che sto per dire...) "falsato" il campionato, non dal punto di vista tecnico ma organizzativo, perché è andato a colpire in periodi differenti le varie squadre.
C’è chi l’ha subito all’inizio e poi ha pagato dazio, penso a Reggio Emilia, che era partita fortissima e poi ha visto andare quasi a rotoli la sua stagione; penso a Trieste, che ha giocato bene una parte di campionato e che poi è stata 50 giorni ferma, facendo molta fatica, nonostante avesse poi raggiunto le Final Eight e i Play-off...poi Brindisi, che forse avrebbe meritato di concludere la Regular Season come prima in classifica in un periodo molto complicato dal punto di vista fisico e questo si è poi visto contro la Virtus nei playoff.
Per quanto riguarda noi all'esterno il dispiacere più grande è noto a tutti: la mancanza dei tifosi e del loro calore.
Una sensazione di mancanza di feeling che è venuta clamorosamente a fare la differenza: il calore e il frastuono dei tifosi, che ha un certo punto non ti fa sentire la tua voce che rimbomba- Cerchi comunque di fare il tuo mestiere raccontando le partite sempre con la stessa enfasi con il pensiero che i giocatori e allenatori in campo ti sentano- Sono felice perché piano si stia tornando alla normalità e vedere già dei palazzetti aperti al 25% è una bella cosa, sono fiducioso".

Uno dei grandi temi per il futuro è la programmazione televisiva della pallacanestro, secondo te il basket in generale potrà avere più spazio in Tv?

"Il tema legato alla programmazione televisiva dei diritti tv è un tema importante, non solo quest’anno, fin da quando il basket ha deciso di svoltare andando sulla TV a pagamento (Telepiù)- Da quel momento, purtroppo, è diventato un basket per pochi che si è un po' "auto ghettizzato", sapendo benissimo che viviamo in un paese totalmente calcio centrico...sappiate che questo aspetto non cambierà mai. 
Non è che manchi il pubblico televisivo, servono regole precise,magari una riduzione delle squadre e più stabilità...Insomma non manca la qualità, bisognerebbe dare più risalto ad uno sport che abbia continuità.
Un’altra cosa che manca è la competitività di una Nazionale che ormai dal 2004 non vince più; questo ha spento i riflettori che prima erano molto accesi e ben visibili. Una nazionale forte è traino per tutto il movimento: penso ad altri sport come la pallavolo e non solo: la Nazionale è praticamente sparita dalle dirette Tv nazionali, i diritti sono andati ad altri e l'oblio ha preso il sopravvento.
Non ho una ricetta per invertire questa tendenza, ma so che questa è una componente fondamentale, affinché ci possa essere un’attrattiva da parte dei grandi media per ributtarsi nella pallacanestro".