A2 F: Il Campionato più bello che c'è, ma fuori non va

Piccolo ragionamento su alcune cose che per chi vede le partite in streaming sono insopportabili e non rendono merito al campionato
23.11.2025 15:35 di  Eduardo Lubrano  Twitter:    vedi letture
A2 F: Il Campionato più bello che c'è, ma fuori non va

Noi di Pianeta Basket siamo convinti che il campionato di A2 femminile sia il più bello che c'è -  da cui il titolo della rubrica -  per qualche motivo. L'incertezza fino al termine nel vedere chi farà le finali promozione; qualche giovane giocatrice italiana; un po' di giocatrici italiane con o senza esperienza che però garantiscono un minimo di qualità ad alcune partite. Sul gioco è inutile esprimersi, lo abbiamo fatto tante volte ma ci torneremo alla fine di questo post.

Ma il fatto che sia il Campionato più bello che c'è in campo, contrasta con quanto avviene, anzi non avviene, nel contorno delle partite. Cominciamo da quello che dovrebbe essere un biglietto da visita delle varie squadre: le riprese tv. Nella maggior parte dei casi si fanno con una telecamera sola. E va bene, i costi, anche se…La posizione della telecamera. Sempre fronte panchine e molto, troppo spesso inquadrano quindi la tribuna con meno pubblico mentre quella da dove viene ripresa la partita è piena o comunque più affollata. Allora delle due l'una: o si mette la fotocamera dalla parte delle panchine così almeno il colpo d'occhio è salvo, oppure si chiede alla gente di spostarsi dietro le panchine stesse per offrire un'immagine di persone che sono al palazzetto. 

Obiezione: in molti campi il lato delle panchine è un muro, quindi niente tribune. Giustissimo. Ma con la tecnologia di oggi basta poco per sistemare anche questo. E' una piccola cosa forse, ma farebbe davvero un'impressione migliore di quello che si vede oggi.

Il banner con tempo, punteggio, falli, indicazione del periodo di gioco ecc.ecc. In molti, molti casi non esistono, o se esistono è ridotto all'osso: tempo e punteggio. Anche questo non va bene, non può andare bene perché in questo caso anche basterebbe poco per allinearsi, magari chiedendo supporto alla LBF per creare un banner uguale per tutte nel quale cambiando ovviamente solo i nomi delle squadre. Piccola cosa anche questa ma che renderebbe l'A2 più appetibile, a costi contenuti se non zero. La tecnologia di oggi e via dicendo, bla bla bla...

Ancora, l'audio: se si decide di fare una telecronaca ebbene che questa sia fatta con il controllo dell'audio in uscita che a volte – spesso – è terribile. E magari sempre a due voci: un telecronista ed un commentatore. Puoi essere il miglior telecronista del mondo ma da soli un'ora e tre quarti di partita sono insopportabili e non c'è bisogno di eroi che fanno tutto da soli. Anche perché in giro ci sono diverse coppie davvero eccellenti nel raccontare le vicende di una partita. 

Tutto questo è fastidioso a maggior ragione perché in certi casi queste mancanze di attenzione per chi vuole vedere le partite in streaming, sono ad opera di società dalle quali, visti i budget per le giocatrici, non ti aspetti spigolature negative come queste. 

Il prodotto va venduto nel migliore dei modi, a prescindere dal fatto che in A2 ci sono, evidentemente ma non sempre, meno risorse della serie A1. Non è possibile vedere una partita senza bandiera, con una inquadratura fissa che ogni tanto si perde un giro, e con una sola – povera – voce al comando. Si cresce anche in questo modo non solo giocando le partite in campo.

Ed eccoci tornati alla domanda gioco come accennato in partenza. Che siano le migliori della A1 o le ultime in classifica della A2 il modo di giocare è sempre quello: P&R e vediamo che accade o Pick&Pop e vediamo che accade. Ovviamente la differenza la fanno le interpretazioni e la velocità alla quale si eseguono i movimenti e le azioni. Fatta salva la qualità di qualcuna. La responsabilità non è di nessuno nello specifico, la pallacanestro di oggi è fatta di questo: fisicità, atletismo, tiro da tre. Ogni tanto c'è un po' di fantasia, e l'ho vista in A2, ma la media è quella che è. Capisco che sia difficile inventarsi di sana pianta un altro modo di giocare, ma anche in questo caso qualcosa si può fare?

Due esempi su tutti. L'ossessione per l'extra pass che fa tanto “fico” per i commentatori. Quante volte si cerca un ennesimo passaggio quando si è soli davanti al canestro, o sotto il canestro, cioè nella posizione nella quale tutti avremmo voluto essere – ebbene sì anche io ho giocato ma secoli fa e lasciamo stare – una volta in una partita? E spesso, l'extra diventa una cannonata verso la compagna che fatica a controllare o subisce il ritorno delle difese e viene fuori un tiro “impiccato” che non raggiunge mai il canestro. Un po' di coraggio ragazze ed allenatori.

Infine gli errori da sotto ed ai liberi. Questi ultimi sembrano una seccatura invece rappresentano in tantissimi casi la differenza tra vincere o perdere, o magari vincere/perdere con un punteggio dignitoso. Tirare 18 su 30 per dirne una recente, è esiziale se poi la partita finisce con due punti di distanza. La media è davvero bassa, a fatica si arriva al 70 per cento e forse sono stato generoso (il dato vale anche per la serie A1).

Tiri da sotto. Capisco che non siamo in presenza – anche questo discorso vale per la A1 – di Dalle Vedove o Diana Taurasi, per citare due delle più forti giocatrici di sempre da poco ritiratesi dai campi, ma accidenti! Si sbaglia troppo nel più semplice dei tiri possibili cioè l'appoggio al tabellone. Che è un amico di chi gioca a pallacanestro e come tale va coccolato per averne un vantaggio. Invece adesso va di moda il tiro rovesciato che oltre ad essere più complicato di suo, richiede una tecnica sopraffina o un atletismo che ancora le giocatrici non hanno. Non ne entra uno.

Basta. E sia chiaro che questo non è un attacco a nessuno, ma un atto d'amore nei confronti della pallacanestro femminile che talora dovrebbe riflettere di più su certi aspetti.