Finals NBA, verso Gara 3: Indianapolis chiama, i Pacers cercano l’allungo, OKC punta al colpo esterno

10.06.2025 06:29 di  Gianfranco Pezzolato  Twitter:    vedi letture
Finals NBA, verso Gara 3: Indianapolis chiama, i Pacers cercano l’allungo, OKC punta al colpo esterno

La serie è in equilibrio, ma la sensazione è che stia per rompersi. Dopo due partite giocate a Oklahoma City, con una vittoria a testa, le Finals NBA 2025 si spostano a Indianapolis, dove  giovedì 12  (ore 2:30 italiane) si giocherà Gara 3. I Pacers tornano a casa dopo aver strappato un preziosissimo 1-1 in trasferta, un bilancio che conferma la solidità della squadra di Rick Carlisle ma che, al tempo stesso, mostra quanto questa serie sia una battaglia tra due identità completamente diverse. Gara 2 è stata, nei fatti, la partita dei Thunder. Dopo la beffa subita nel finale di Gara 1, con il buzzer-beater di Haliburton che aveva illuso Indiana di poter dettare il ritmo anche lontano da casa, OKC ha risposto nel modo più netto possibile: 123-107 il finale, ma la fotografia vera sta tutta nel secondo quarto, chiuso con un parziale di 19-2 che ha ribaltato l’inerzia e, per larghi tratti, travolto i Pacers. Shai Gilgeous-Alexander ha confermato di essere il punto di riferimento offensivo e mentale della squadra: 34 punti, 8 assist, 5 rimbalzi, 4 stoppate. A fargli da spalla, un gruppo sempre più profondo, in cui la panchina è tutt’altro che marginale. Aaron Wiggins e Alex Caruso hanno segnato 38 punti in due, facendo pagare a Indiana ogni esitazione.

Eppure, il risultato dice 1-1. Non 2-0. Ed è qui che la serie si complica, perché i Pacers adesso tornano alla Gainbridge Fieldhouse, dove il pubblico è pronto a trasformare l’arena in una trincea. Le Finals tornano a Indianapolis per la prima volta dopo venticinque anni, e se è vero che nessuno dei giocatori in campo ha memoria diretta di quell’esperienza (era il 2000, l’ultima volta che Indiana fu in finale, contro i Lakers di Shaq e Kobe), la città sì. E si farà sentire. Haliburton non ha brillato in Gara 2: 17 punti con 10/21 al tiro, ma resta il barometro della squadra. Quando lui orchestra, Indiana può salire di colpi. Se però è costretto a forzare, a giocare spalle al canestro, a cercare soluzioni improvvisate, allora tutto si complica. Pascal Siakam ha mostrato segni di stanchezza dopo una Gara 1 brillante, Myles Turner ha inciso solo a tratti. In casa, Carlisle sa che serve una reazione d’identità. Non solo nella qualità tecnica, ma nel ritmo, nel linguaggio del corpo. Gara 3 è la prima vera chiamata per i Pacers, che non possono più limitarsi a sopravvivere, ma devono prendersi la serie.

I Thunder, però, sono tutt’altro che disposti a farsi travolgere dall’ambiente. Questa è una squadra giovane, sì, ma costruita con una struttura mentale più europea che NBA. Gilgeous-Alexander è un leader silenzioso ma lucido, Holmgren – ancora irregolare ma potenzialmente devastante – ha un impatto difensivo che limita le penetrazioni centrali, e Jalen Williams è uno di quei giocatori che nel sistema di Daigneault sta trovando spazio e responsabilità. La chiave, come spesso accade, sarà la tenuta nei momenti di break: finora OKC ha dominato i parziali nei secondi quarti, ma è nei finali che Indiana ha saputo colpire. Gara 3 non assegna il titolo, ma in una serie 1-1 è il momento che disegna la traiettoria. Per questo, la notte di giovedì vale doppio. Per Indiana è un esame di maturità, per OKC una prova di forza. Due modi di giocare, di intendere il basket, due visioni a confronto. E solo una, alla fine, si prenderà la partita.