Lanzarini, l'ex giocatore che fischierà in Europa

(Antonio Manco) Ogni grande viaggio inizia con un piccolo passo. Chissà se aveva in niente queste parole Saverio Lanzarini,
36enne arbitro bolognese quando ha fatto il suo passo, indietro, nei confronti del basket giocato per intraprendere
la carriera arbitrale, che ora lo porta a misurarsi con i grandi d'Europa.
Saverio, come è nata questa passione?
«È stata una scelta ponderata: giocavo nel San Mamolo, ma non riuscivo a star dietro agli allenamenti per motivi di studio. Così ho allungato le maniche, cambiato il colore della canotta e mi sono ritrovato in grigio per davvero, dopo qualche esperimento improvvisato con il minibasket andato a buon fine».
Prima le minors, poi la serie A, ora l'Europa. Emozionato?
«Tanto. L'esperienza europea va oltre il valore per la carriera: sei un rappresentante della tua nazione in quell'evento, con la sua identità sociale e culturale. L'avventura europea è una grande fonte di arricchimento, come tutte le occasioni di confronto con persone provenienti da paesi diversi. E non solo sul piano tecnico, ma anche dal punto di vista relazionale».
Qual è l'obiettivo dell'internazionale Lanzarini?
«I Giochi Olimpici. Il fascino dei cinque cerchi è incomparabile: non è solo una manifestazione sportiva, è il mondo che si ritrova insieme per fare festa con le proprie eccellenze. I Mondiali hanno un fascino più ordinario, le Olimpiadi il sapore della storia».
Come cambia la vita da internazionale?
«I maggiori cambiamenti sono in estate, perché arrivano le convocazioni per le competizioni giovanili. Gli Europei hanno una doppia valenza formativa: da un lato ti mettono a contatto con il modo di "fischiare" delle altre realtà, dall'altro hanno momenti didattici, in cui i commissari analizzano le partite e spiegano errori e decisioni giuste. E, credetemi, fare la scelta migliore in tre decimi di secondo non è mai facile, soprattutto con la pressione del pubblico addosso. A livello nazionale, invece, ci tengono in allenamento fisico e mentale alla vigilia dei quadrienni olimpici, per verificare condizioni atletiche e conoscenza del regolamento».
Ha mai pensato di abbandonare?
«Se devo essere sincero, mai. Non sono gli insulti, le critiche o le brutte prestazioni a farti maturare queste decisioni. Chi vuol far l'arbitro ha bisogno di grandi motivazioni, e riesco a trovarne sempre di nuove. Mi piace il mondo arbitrale perché ti permette di viaggiare, anche da giovane, e di conoscere tante persone, molte delle quali sono poi diventate amiche anche fuori dal parquet, soprattutto nel mondo delle minors».
Chiudiamo con un aneddoto sui professionisti, invece.
«C'è un giocatore che ogni volta che ci incontriamo mi chiede della nostra passione comune, il golf. È Drake Diener».