City of Cagliari: basket, nostalgia e quel mood che ha cambiato la finale...
(di FRANCESCO RIVANO). Ci sono due giorni all'anno in cui la Città di Cagliari si risveglia di nuovo con addosso l'abito della Domenica per quanto riguarda il Basket. Giorni in cui il rumore della palla a spicchi che sbatte forte sul parquet del Pala Pirastu riecheggia lungo Viale Diaz e si propaga a Nord-Ovest verso la Marina salendo sino in cima al Bastione e a Est investe, tramite Viale Poetto, la bianca sabbia della spiaggia più frequentata della città fermandosi a cavallo della Sella del Diavolo. Sono i giorni in cui i ricordi di chi ama il basket sardo ritornano ai fasti della Brill degli anni '70; sono in giorni nei quali fra l'Amsicora e il nuovo Unipol Domus si riassapora il dolce gusto de connubio calcio-basket di prim'ordine; sono i giorni in cui in via Rockefeller tornano in scena campioni di livello come fu un tempo Steve Puidokas, passato dal contendere i palloni a Bill Walton a livello collegiale a entusiasmare la platea sarda; sono i giorni in cui il ricordo del compianto Professor Velluti, primo sardo a indossare la maglia azzurra della Nazionale, rendono orgoglioso un popolo già fiero e forte per natura; sono i giorni del City of Cagliari.
Siamo ormai alla 14esima edizione e se ormai la Dinamo Sassari è ospite fissa e fa dimenticare per un paio di giorni la rivalità ancestrale fra le due città isolane, quest'anno in terra sarda sono sbarcati i vice-campioni d'Italia della Virtus Bologna, i greci del PAOK Salonicco di coach Cancellieri e la squadra iberica di Gran Canaria. Cagliari e la Sardegna in questo periodo sono incantevoli; i flussi turistici iniziano a scemare, si ritorna alla quotidianità della settimana lavorativa, ma il clima è ancora favorevole e i week-end settembrini fanno ancora gola ai bagnanti incalliti. Cosa ci può essere di più affascinante di una mattinata in spiaggia, un pomeriggio al Pala Pirastu a godere del grande spettacolo del Basket e un post partita a cena sotto le stelle che adornano e illuminano questa terra millenaria.
È questo il mio programma e il venerdì inizia in sordina. Il pubblico arriva lento alla palla a due della prima sfida fra Dinamo e PAOK e l'azzurro, simile al mare di Sardegna, della maglia dei sassaresi, forse spiega il motivo del ritardo visto che alle 18,30 l'acqua in spiaggia inizia a scaldarsi. Lento ma arriva, come arriva una sfida in totale controllo dei ragazzi di Markovich che staccano il pass per la finale del giorno seguente contro un PAOK lontano dai fasti dei tempi migliori su cui Cancellieri dovrà lavorare parecchio. Per la seconda sfida il palazzetto è già caldo anche se non gremito, per ammirare lo strapotere delle Vu Nere che, prive di Belinelli, Cordinier e Shengelia, mette in chiaro quali sono le gerarchie di questo torneo.
L'aria del Sabato è decisamente più frizzante. Sarà che il sabato mette tutti di buon umore, sarà che l'entusiasmo del primo giorno di grande Basket è ancora in circolo in attesa dell'apice della serata, prima di ripiombare sotto il livello di galleggiamento non appena il palazzetto di via Rockefeller si svuoterà e le luci del Grande Basket si spegneranno su Cagliari. Ma la giornata sembra più bella del solito e prima dell'inizio delle finali del Torneo, potendo godere a 360 gradi la città e essendo pervaso da uno spiccato spirito sportivo, decido di fare una piccola escursione dal programma originale. Si sa, lo sport chiama sport e i campioni dello sport chiamano i campioni dello sport e Viale Bonaria non è troppo distante dal Pala Pirastu. Una lunga camminata sotto il caldo torrido del primo pomeriggio mi porta nel cimitero comunale ma i cancelli sono chiusi. Resto lì, in un silenzio molto più rumoroso di qualsiasi "rombo di tuono" di un temporale estivo. Non posso non rendere omaggio a Gigi Riva e alla sua memoria a pochi passi dalla sua tomba sono un dovere per chiunque ami lo Sport a prescindere dalla fede sportiva. Dopo alcuni attimi di raccoglimento si ritorna indietro, verso il palazzetto dove mi aspetta il gran finale. La finalina per il terzo posto è tutt'altro che malvagia. Il PAOK di Coach Cancellieri sembra poterla gestire ma alla fine il talento degli spagnoli esce prepotentemente nel quarto quarto e un parziale guidato da Alocen in attacco e sigillato da Urbaniak in difesa garantisce alla squadra di Jaka Lakovic di guadagnare la terza piazza del torneo.
A differenza della giornata del venerdì Cagliari risponde presente per la serata finale e il Pala Pirastu si riempie come ai vecchi tempi; le buone notizie non finiscono qui perché Toko Shengelia scende in campo e rende ancora più appetibile la gara. Giusto il tempo di captare un'affermazione di Coach Banchi sulla bellezza del mare del Poetto, fondamentale per il prosieguo della stagione (non cestistica ma turistica) e si alza la palla a due. Il posto riservatoci dalla organizzazione pressoché perfetta del comitato regionale FIP è praticamente a bordo campo, con davanti coach Cancellieri, sempre affamato di basket, che con un occhio segue la gara e con l'altro analizza con lo staff i video della partita appena conclusa dei suoi. La gara è di ottimo livello, il pubblico si diverte e i coach provano schemi e rotazioni come è giusto che sia in una partita di pre-stagione. Non fosse altro che a un certo punto Sokolowski e Clyburn si rendono conto di non essersi reciprocamente simpatici e battibeccano. È l'episodio che da una svolta alla serata. Dopo un primo di tempo tranquillo giocato sull'equilibrio del punteggio la partita cambia volto, si trasforma in una sfida agonistica e il pubblico si adatta al nuovo mood. Cambiano le difese, cambiano i contatti, cambiamo le facce degli allenatori tanto che Markovich si spinge tanto in là fino a prendersi un tecnico. Ciò che non cambia è l'equilibrio che persiste fin quando Cappelletti si inventa il canestro decisivo in entrata in rovesciata. La partita si conclude 69 a 68 per la Dinamo che si aggiudica la quattordicesima edizione del Torneo City of Cagliari di fronte a un pubblico entusiasta della vittoria della squadra sarda. È proprio Alessandro Cappelletti a essere nominato MVP dopo una partita fatta di decisioni che a volte hanno rischiato di fare schiumare di rabbia coach Markovich e che altre hanno lasciato il pubblico a bocca aperta, il tutto con un cuore e una grinta degna del popolo sardo che, indossando quella maglia, rappresenta a ogni uscita. La due giorni di Grande Basket nella città di Cagliari si conclude così, alle porte ci sono le partite che inizieranno a contare per davvero e le due squadre italiane mi sono sembrate sufficientemente affamate per cercare di migliorare i risultati dell'anno passato, ognuna ovviamente per gli obiettivi a cui sarà chiamata a competere e per i quali sarà obbligata a lottare e non mi resta altro da fare che augurare a loro, al PAOK e al Gran Canaria una buona stagione e alla Città di Cagliari e al suo pubblico di poter assaporare queste magiche giornate anche più spesso dei due giorni riservati a un torneo diventato ormai un must nella pre-season cestistica.
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Francesco Rivano nasce nel 1980 nel profondo Sud Sardegna e cresce a Carloforte, unico centro abitato dell'Isola di San Pietro. Laureato in Economia e Commercio presso l'Università degli Studi di Cagliari, fa ritorno nell'amata isola dove vive, lavora e coltiva la grande passione per la scrittura. Circondato dal mare e affascinato dallo sport è stato travolto improvvisamente dall'amore per il basket. Ha collaborato come redattore con alcune riviste on line che si occupano principalmente di basket NBA, esperienza che lo ha portato a maturare le competenze per redigere e pubblicare la sua prima opera: "Ricordi al canestro" legato alla storia del Basket. E da pochi mesi ha pubblicato la sua seconda, dal titolo "La via di fuga" Link per l'acquisto del libro