L’avvio è un manifesto: 65% al tiro, dominio nel pitturato firmato Jalen Duren e ritmo controllato su entrambe le metà campo. Atlanta resta aggrappata grazie a un buzzer-beater da 12 metri di Keaton Wallace per il 33–27 dopo 12 minuti.
Detroit però non si scompone: difesa compatta, esecuzione pulita, circolazione fluida e margine che tocca i +19, nonostante il poster di Dyson Daniels riaccenda la State Farm Arena. Senza Trae Young, Kristaps Porzingis e Zaccharie Risacher (anca), gli Hawks vanno al riposo sotto di 13 (67–54), mentre i rientri di Cade Cunningham e Ausar Thompson spingono ancora i Pistons.
Dopo l’intervallo, Detroit gestisce e Thompson firma il +16 (94–78) allo scadere del terzo periodo. Sembra fatta, ma l’energia del back-to-back presenta il conto: 2/11 per aprire l’ultimo quarto, rimbalzi offensivi concessi e seconde opportunità regalate.
Gli Hawks ne approfittano e la rimonta esplode con il layup di Dyson Daniels per il 99–98: la sala vibra, l’inerzia cambia, Detroit vacilla.
La scossa arriva, però, e sveglia i Pistons: in tre minuti, gli uomini di JB Bickerstaff chiudono la pratica. Prima l’intercetto di Daniss Jenkins e schiacciata in transizione, poi una violazione dei 24” forzata e l’intercetto di Duncan Robinson.
A seguire, due stoppate di Ausar Thompson su Jalen Johnson e su Daniels, mentre Atlanta resta a secco per cinque possessi: da +1 si vola a +9, si entra nel money time e gli Hawks, reduci da cinque vittorie di fila, si arrendono 120–112.