Matteo Librizzi: «Ero un tifoso, sognavo questa maglia. Ora punto l'Azzurro»

Il capitano della Openjobmetis Varese Matteo Librizzi ha parlato in Fiera ai microfoni di Prealpina. "Essere diventato capitano dopo Andrea Meneghin e altri grandi dei vivai è molto bello: orgoglio ma anche responsabilità", esordisce. "Sono nato e cresciuto qui, tifavo Varese dalle tribune insieme ai miei compagni; giocare in serie A con questa maglia era uno sogno, con tanto lavoro ci sono riuscito. L'impegno non deve mai mancare, cerco di dare il massimo ogni giorno per migliorarmi. Da quando gioco sono sempre stato il più piccolo della squadra, ho puntato sulla corsa e la rapidità. Ad un certo punto diventa una professione, ma resta il piacere del gioco".
Il sogno ora è la maglia Azzurra. "L'ho assaggiato a febbraio, grandissima esperienza, è il sogno di qualsiasi giocatore. È un mio obiettivo per il futuro", ammette Librizzi, che ha parlato anche dell'importanza di coach Ioannis Kastritis a Varese. "È molto preparato e meticoloso, in allenamento chiede molto, ma sono rimasto volentieri per amore di Varese e perché c'era lui. Per chi come me era già qui è stato più facile capire le richieste del coach, e stiamo cercando di aiutare gli altri".
Sui nuovi compagni: "Moody porta esperienza ed energia, Moore è un grande atleta e vi farà divertire. Mi ha colpito Renfro per l'intensità, Ladurner deve ritrovare il ritmo della A ma dà il massimo ogni giorno. Freeman ha giocato a livelli altissimi, e quando sarà al top è "tanta roba". Nkamhoua? Mi ha colpito tantissimo agli Europei, è perfetto per il nostro sistema".