Vanoli Cremona, si presenta Anigbogu: «Cercavo un'avventura così, arrivato a questo punto della mia carriera»

Giornata di presentazione in casa Vanoli Basket Cremona, dove a parlare è Christopher Ike Anigbogu, centro statunitense classe 1998 alla sua prima esperienza in Italia e in Europa. Il prodotto di UCLA è intervenuto in conferenza stampa al Centro Commerciale Cremona Po, che anche quest'anno infatti ha rinnovato l'impegno preso con Vanoli Basket. A prendere parola il General Manager Andrea Conti: «Siamo fieri e orgogliosi della partnership con Cremona Po e di poter presentare le nostre squadre in un polo di riferimento per il nostro territorio. Passando a Anigbogu, la scelta di assicurarci un centro statunitense con le sue caratteristiche è diversa rispetto agli anni scorsi. Con coach Brotto abbiamo virato su una tipologia di lungo con maggiore struttura fisica e presenza in area. Cercavamo un giocatore in grado di proteggere il nostro canestro e l'area, prima ancora che un centro con doti offensive eccelse. Ike lo abbiamo conosciuto durante il viaggio estivo negli USA, ci ha subito impressionato a livello umano e per la carica che ha dimostrato quando gli abbiamo illustrato il progetto tecnico. Parliamo di un grande prospetto a livello collegiale che ha avuto sfortuna, con problemi fisici e infortuni che ne hanno condizionato l'ascesa. Oggi Ike sta bene: ha dato grande disponibilità al lavoro in palestra e siamo molto contenti di questo. La Vanoli rappresenta per lui un'opportunità per rilanciare, oltreoceano, una carriera che potrà essere di ancor più alto livello».
CHRISTOPHER IKE ANIGBOGU: L'INTERVISTA
Quali fattori ti hanno portato a scegliere la Vanoli Cremona?
«Quando li ho conosciuti durante il loro viaggio negli Stati Uniti, Andrea e Gigi mi hanno subito fatto un'ottima impressione. Mi hanno presentato l'opportunità di giocare per questa squadra e l'ho colta al volo. Arrivato a questo punto della mia carriera, ero in cerca di una piazza che mi offrisse un ruolo centrale e ad alto livello. Sono felice di essere entrato a far parte di questa società».
C'è stato qualcosa in particolare che ti ha convinto, parlando con il coach e il gm?
«Mi ha colpito come sia Gigi Brotto sia Andrea Conti conoscessero bene il mio percorso. Mi hanno seguito da lontano e poi studiato da vicino: credo gli sia piaciuto il mio modo di giocare, di approcciare gli allenamenti. Infatti loro hanno assistito per lo più a dei miei workout, a degli allenamenti individuali. Mi hanno parlato del modo in cui avrei potuto aiutare la squadra, migliorandomi al tempo stesso individualmente. Mi è sembrato un progetto perfetto, mi ha convinto».
Per la prima volta giocherai in Europa, in Italia. Come ti senti a riguardo?
«Per fortuna posso contare su diverse persone che mi guidano in questa grande transizione che mi ha portato oltreoceano, dagli USA all'Italia. Mi hanno istruito al meglio su come affrontare i vari cambiamenti. Ricercavo, come detto, un'avventura di questo tipo, arrivato a questo punto della mia carriera. Giocare in Europa significa conoscere un nuovo ambiente, incontrare una nuova cultura, nuove abitudini dentro e fuori dal campo. Anche la pallacanestro qui è diversa, si gioca un basket più fisico, tattico. Amo tutti gli aspetti di questo gioco e voglio migliorarmi, traendo il meglio dalla nuova esperienza».
Quali sono i tuoi obiettivi personali e in che modo pensi di poter offrire impatto alla squadra?
«La mia taglia fisica e la forza muscolare mi hanno sicuramente aiutato a diventare un giocatore di basket di alto livello. Porto alla squadra protezione del ferro, sfruttando la mia verticalità e presenza nel pitturato. Voglio essere l'ancora difensiva della squadra e essere un leader vocale, incitando i miei compagni a dare il loro meglio. Però non voglio limitarmi alla metà campo difensiva: il basket europeo richiede a tutti i giocatori in campo, compresi i lunghi, di essere coinvolti ed efficaci in attacco. Tutti si aspettano da me energia e apporto difensivo: non mancherà, ma voglio rendermi utile alla squadra anche in attacco».
Pensi di poter essere un esempio per i ragazzi più giovani a roster?
«Negli scorsi giorni ho riflettuto in merito a questa considerazione. Durante la mia carriera nel basket ho sempre cercato di guidare i miei compagni con l'esempio. Voglio rendermi disponibile e affidabile, con e per tutti. Essere un leader vocale e incoraggiare i miei compagni a dare il loro meglio, senza risparmiarmi io per primo. Assolutamente sì, quest'anno e per il resto della mia carriera voglio senz'altro essere sempre più un riferimento per i compagni».
L'ambientamento fuori dal campo: passare da Los Angeles a Cremona non è così immediato...
«Senza dubbio ci sono tantissimi cambiamenti da processare ogni giorno. Però ce ne sono anche di positivi, basti pensare al cibo italiano. Sono un grande fan della cucina italiana... A Los Angeles la gente pensa di assaggiare cibo che si avvicina a quello autentico italiano, ma qui è davvero migliore. La cucina italiana, in Italia, ti colpisce in maniera differente!».
Cosa ti piace fare invece nel tempo libero, nella tua vita quotidiana fuori dal campo?
«Nel tempo libero, come prima cosa, cerco di rimanere in contatto con la famiglia e gli amici negli Stati Uniti. Mi assicuro che stiano bene lì e che il nostro rapporto rimanga solido. Per il resto, mi piace provare cose nuove, a cominciare dal cibo di cui abbiamo già parlato. Nel mio quotidiano faccio cose semplici: un hobbie che coltivo è la lettura. Voglio riuscire a leggere più libri durante la stagione, sfruttando al meglio il tempo degli spostamenti per le trasferte»