LBA - Olimpia Milano, Wojciechowski e l'applauso dei compagni dopo la Reggiana

Protagonista di «Uomini e Canestri» rubrica del martedì di Repubblica-Milano è Jakub Wojciechowski, l'ultimo arrivato in casa Olimpia Milano. Ecco alcune delle sue risposte.
Kaleb, "fratello polacco". Con Kaleb Tarczewski ci abbiamo scherzato e subito tutti hanno iniziato a chiamarci “i Fratelli Polacchi”. Lui è americano al 100%, ma mi sono fatto raccontare le sue origini. Il suo è stato il primo a parlarmi di cosa la squadra pretende da centri come noi. Siamo vicini in spogliatoio, scherziamo e ci confrontiamo sempre.
Ruolo. So che giocherò poco, con un allenatore e in una squadra così esigenti devo sempre essere pronto e al meglio nei minuti in cui tocca a me. Non è semplice. Attenzione e concentrazione sono fondamentali.
Squadra. Non c’era bisogno di venire a Milano per scoprire come sia più facile giocare al fianco di Rodriguez o Hines. Quanto sono forti lo sanno tutti. Mi ha colpito l’aspetto umano: mi hanno dedicato tanto del loro tempo per darmi dei consigli, mi sono stati vicini prima del debutto quando mi sentito sotto pressione, e sono stati i primi a complimentarsi per il mio buon esordio. Non è scontato.
Esordio. Ho tanti bei ricordi in Italia, ma mai come dopo l’esordio con l’Olimpia Milano contro Reggio Emilia in Coppa Italia. I complimenti di Messina, poi quando sono entrato nello spogliatoio i miei compagni si sono alzati e mi hanno applaudito. Stelle che hanno vinto tutto erano sinceramente contente per l’ultimo arrivato che non aveva mai vinto nulla al loro livello. Mi sono commosso.