Spagna - Sergio Scariolo, un titolo che viene dalla programmazione

Spagna - Sergio Scariolo, un titolo che viene dalla programmazione
© foto di FIBA Basketball

Sergio Scariolo, o "ScariORO" come intitola il quotidiano MARCA in edicola, traccia un percorso fatto dalla lui e dalla Nazionale spagnola per arrivare al titolo di Eurobasket 2022 che inconsapevolmente risulta essere l'esatto contrario di quello che ha fatto la federazione italiana FIP negli ultimi 16 anni, più o meno da quando l'esaltazione per aver avuto un italiano prima scelta a un draft NBA (Andrea Bargnani, 2006) creò un clima di facili entusiasmi che stiamo pagando ancora adesso, e di una caccia alle scorciatoie e alle congiure di palazzo. Ecco i passi della sua intervista al Giornale di Brescia.

Programmazione. (Questa nazionale spagnola) è un gruppo figlio di due anime. La prima è quella che deriva da un lavoro che sto portando avanti da diversi anni con l'organizzazione delle Nazionali di categoria iniziando dall'Under 14 fino alla prima squadra con una crescita progressiva in una linea unica. La seconda è che abbiamo voluto creare una linea unica. Quando cinque anni fa ci fu una linea FIBA (in realtà decisa nel 2014 per entrare in vigore nel 2017, ndr) che ci fece rendere conto che avremmo giocato senza i primi 10/12 giocatori impegnati allora in EuroLeague e NBA, creammo un gruppo autonomo, come una specie di seconda squadra che poi sarebbe stata la prima proprio nelle finestre. Questo ha creato un'altra grande identità di squadra con la conoscenza e la condivisione dei valori, dei principi e dei concetti tecnico tattici.

I nuovi leader. La fusione di queste due anime ha avuto come ciliegine sulla torta i fratelli Hernangomez. Così come Rudy Fernandez, che seppur a fine carriera ha dimostrato grande leadership nello spogliatoio, e Lorenzo Brown, che ha esplicitamente chiesto di poter giocare con la nostra Nazionale rinunciando al passaporto americano gratuitamente. Peraltro nell'anno dell'addio di Rodriguez e dell'infortunio di Rubio ci siamo trovati praticamente senza playmaker.

Il trionfo più bello? Definirlo il più bello non credo, vincere è sempre una cosa stupenda. Posso dire che è stato forse il più inaspettato, gratificante dal punto di vista tecnico perché siamo riusciti a giocare una bella pallacanestro con il talento che avevamo a disposizione con un'identità precisa che parte proprio dalla formazione giovanile. Questo mi gratifica molto.