A tu per tu con Riccardo Marzoli

04.04.2012 16:15 di  Angelo Petrucci   vedi letture
Riccardo "Cinghio" Marzoli con la maglia giallonera della Cestistica.
Riccardo "Cinghio" Marzoli con la maglia giallonera della Cestistica.
© foto di www.gialloneri.it -A.Giammetta

Siamo giunti ad un possibile atto finale del campionato, credi che ce la faremo?

Credo fortemente che ce la faremo, nella prossima partita contro Torino ci giochiamo tutto, anche se la vittoria non potrebbe bastare, ma noi dobbiamo fare il nostro gettando davvero il cuore oltre l’ostacolo ed andare a vincere su un campo molto ostico contro una corazzata che ha dimostrato contro Napoli la propria pericolosità.


Quindi c’è ben da stare attenti con una squadra che viene reputata come la terza forza del campionato, soprattutto dopo un viaggio così lungo?

Ha un organico importante, la trasferta è dura, ma noi ci giochiamo tutto in una partita ed in questi casi la fatica può e deve venir meno, bisogna lasciare da parte tutte le difficoltà, Torino è una squadra che secondo me può giocarsi questo campionato fino in fondo, ha under importantissimi come Portannese che è un potenziale MVP del torneo, Fontecchio, Defant ed esperti come Parente che per la categoria è allucinante.

Tutti sognano o si aspettano a Torino un’impresa come quella contro Napoli, tu?

Si può fare anche meglio, noi finora non abbiamo ancora mostrato tutto il nostro potenziale, dobbiamo giocare tutti uniti, compatti, tenendo ben presente l’obiettivo.

All’inizio del campionato ti saresti mai aspettato un finale così?

Eravamo una squadra che ha sempre lottato per un obiettivo chiaro, la salvezza, fin dall’inizio si sapeva che non sarebbe stato un campionato facile, ci sono stati dei momenti nella stagione in cui siamo stati ad un passo dall’essere primi, ad esempio nella vittoria in casa contro Ferentino quando ci portammo a sole due lunghezze di distacco dall’allora capolista Recanati, purtroppo le cose si sono complicate, se riusciamo ad ottenere questa salvezza senza passare per i play-out posso dire che l’obiettivo sarà veramente raggiunto, purtroppo il resto conta poco perché è il campo a dire ciò che vali veramente.

Domenica scorsa contro Trento, secondo te, cosa non ha funzionato?

Contro Trento non avevamo preparato benissimo la partita, loro hanno avuto delle buone percentuali dal campo, parliamo però comunque di una squadra che lotta per vincere il campionato, dopo un ottimo inizio siamo calati di intensità ed il rammarico potrebbe essere quello di non averci creduto fino in fondo, anche alla fine infatti ci siamo riavvicinati e non abbiamo sfruttato al meglio l’occasione.

Trento veniva da un turno infrasettimanale giocato in trasferta dopo il quale si è incamminata direttamente alla volta di San Severo, si poteva sfruttare anche questo fattore?

Sì dell’avversario bisogna sfruttare ogni debolezza, ma non dimentichiamoci che davanti avevamo un’ottima squadra, l’errore sta nel fatto di dover affrontare squadre quotate come Trento e Torino nella volata salvezza, sapevamo dall’inizio che il calendario in quest’ultima fase non era a noi congeniale, poi il loro organico ha giocatori come Pazzi che è un lusso per la categoria, Forray che ha giocato anche in categorie superiori, ottimi under come Negri e Spanghero, purtroppo è andata così, ora dobbiamo solamente guardare avanti e fare tesoro degli errori fatti con Trento per poter rimediare alla prossima trasferta.


Col cambio di panchina cosa è cambiato per te in bene e cosa in male?


Abbiamo cambiato tipologia di gioco, è cambiato totalmente il sistema, in questa squadra ci sono giocatori che ne hanno risentito in negativo ed altri in positivo, quello che conta, ricordandoci che questo è uno sport di squadra, è come sia cambiato il modo di giocare, personalmente reputo sia Piero Millina che Antonio Paternoster due ottimi allenatori, col secondo ho avuto un rapporto splendido e non ti nascondo che per me il suo esonero è stato un forte colpo poiché era stato lui ad avermi voluto in squadra, poi è arrivato Piero, un grande lavoratore, con un filosofia di gioco differente, predilige un gioco corale, di squadra, più gioco sotto al canestro, io da giocatore non mi preoccupo del sistema, faccio quello che mi dice il coach seguendo i suoi consigli.

Il tuo modo di giocare fa parte del tuo carattere oppure è una sottospecie di stratagemma per colmare alcune lacune tecniche?

Le lacune tecniche non le colmi col carattere, ma col lavoro in palestra, spero sinceramente di migliorarmi tecnicamente giorno dopo giorno, lavorando sodo, come ho sempre fatto, il carattere è un qualcosa di diverso, ti aiuta in alcuni momenti a non avere paura dei tuoi limiti, ti aiuta a superare limiti tecnici e nella vita io cerco sempre di dare il massimo e di trasmettere energia a me stesso, a chi mi circonda ed all’ambiente.

Con l’infortunio di Lovatti a volte ti abbiamo visto ricoprire il ruolo di playmaker, specie contro Napoli, quali difficoltà hai incontrato nel cambio e nell’adattamento di ruolo?

Io non ho mai avuto problemi a giocare play, nel settore giovanile ero un play anche se non è il mio ruolo naturale, quando sono passato dalle giovanili ai campionati senior ho preferito scegliere il ruolo di guardia, ma per me non è mai un problema, faccio sempre ciò che mi viene chiesto dall’allenatore, poi il nostro sistema di gioco, cioè il flex, prevede che tutti tocchino la palla, è come avere in campo cinque play, il sistema lo conosco bene per via della mia passata esperienza a Ruvo dove ero affiancato contemporaneamente a giocatori come Bonacini e Bonfiglio.

Il tuo spirito in campo è identico a quello che avrebbe un sanseverese se potesse giocare nella Cestistica, è anche per questo che il pubblico ti acclama quasi sempre senza mai coinvolgerti in contestazioni?

Giocare in una piazza come questa aiuta molto, se riesci a trasformare l’entusiasmo e l’energia che c’è sugli spalti riesci a fare grossi passi avanti, per quanto riguarda le critiche, se giuste, vanno accettate, mi piace essere entrato in simbiosi con i sanseveresi, già c’ero riuscito due anni fa, con la gente mi sono trovato davvero bene poiché è molto simile a me.

Sai che alcuni pronosticavano e speravano ad inizio stagione che il ruolo di capitano venisse ricoperto da te?

Mi fa davvero piacere, in una squadra quando tutti si comportano da capitano è tutto più facile, ma sarebbe stato ingiusto che un ragazzo di 22 anni fosse diventato capitano, poi quest’anno abbiamo Ciccio Amoroso che come persona e giocatore ha un’esperienza infinita in questa categoria, è un ottimo capitano nonostante questa sia la sua prima esperienza da capitano, non è uno che parla molto, ma le sue parole sono davvero utili, sono contentissimo del fatto che sia lui il capitano.

Amoroso è un capitano meno “chioccia” rispetto a Faggiano?

Era un’annata diversa, due giocatori diversi, Amoroso è meno appariscente, Faggiano era una chioccia più per noi under, certo avere in squadra giocatori come Rugolo, Fossati, Rizzitiello, Chiarello, Iannilli, facilita tutto, vedendola dall’interno dello spogliatoio ti dico che il comportamento di Amoroso è stato ed è fondamentale.

Sei alla tua seconda esperienza a San Severo, ce ne sarà un’ipotetica terza?

Non te lo so dire, per come mi sono trovato con la gente, ripeto, rimarrei a vita, cambieranno tante cose l’anno prossimo, io non sarò più under ed io ho un contratto con la Teramo Basket e quindi spetta anche a loro prendere delle decisioni in merito, fosse per me rimarrei qui.

San Severo è molto simile alla tua Chieti, vero?

Sono città simili, Chieti è un pochino più tranquilla, pacata, i ritmi diversi ma stesso modo di vivere il basket, adesso a Chieti c’è una buona dirigenza, ha fatto un buon salto di qualità, auguro a loro un imminente salto di categoria, da quando la Cestistica è uscita fuori dalla lotta play-off io ho fatto e sto facendo il tifo spudoratamente per Chieti, è la mia città, anche se sono andato via a soli 16 anni, ma davvero, non sarei voluto nascere in nessun’altra città all’infuori di Chieti, è lì che ho mosso i miei primi passi sul parquet.

La tua partita più bella di questa stagione qual è stata? E la più brutta?

A livello di emozioni ho ricordi positivi della gara casalinga con Latina, avevo iniziato male, poi Paternoster ha trovato il modo giusto per stimolarmi ed abbiamo trovato un’importantissima vittoria, un’altra bellissima partita è stata a Napoli, giocata sempre punto a punto, con Scarponi e la sua spettacolare prestazione ed averlo aiutato in quell’impresa è stato molto coinvolgente, è stata una vittoria veramente di squadra, dove tutti si sono dati da fare per annullare le difficoltà, mentre per quanto riguarda le partite brutte io cerco sempre di dimenticarle perché ogni partita persa è ugualmente brutta.

Dopo due stagioni a San Severo quali ricordi porterai sempre con te di questa città e di questa maglia?

Tanti ricordi belli, due annate diverse, due anni fa partivamo da sfavoriti invece abbiamo raggiunto un traguardo storico, mentre quest’anno sono stato scelto più come protagonista, di due anni fa ho veramente un magnifico ricordo, di questa stagione il ricordo non è ancora positivo, siamo in piena lotta salvezza, ma ho trovato davvero grandi persone, il rapporto con la città è cresciuto e sono sicuro che anche per quest’anno mi porterò dietro ricordi positivi.

Due anni fa non eri visto come un possibile protagonista, arrivasti qui come ultimo esterno nonché ultimo tassello della squadra assemblata da Piero Coen ed invece…

Sì il mio minutaggio andò in crescendo, me lo conquistai, fino ad essere essenziale per la squadra quando affrontammo i play-off nel momento in cui contava davvero vincere.

Adesso togliamo una curiosità a tutti, come mai sei soprannominato “Cinghio”?

Innanzitutto il soprannome corretto è “Cinghi”, una forma sincopata di “cinghiale”, mi è stato affibbiato nel mio ultimo anno a Teramo, annata stupenda, un gran bel gruppo, così mi chiamò per primo il mio preparatore Faragalli, poi è stato ripreso da Piazza e dal mio compagno di stanza Valerio Amoroso e lo usavano in maniera affettuosa nei miei confronti anche se è un soprannome.

Un ringraziamento a Riccardo “Cinghio” Marzoli per la cortese disponibilità e per non aver reso noiosa l’intervista.