La privacy nasconde a Trieste la sentenza Varese in nome della trasparenza

11.05.2023 00:09 di Umberto De Santis Twitter:    vedi letture
La privacy nasconde a Trieste la sentenza Varese in nome della trasparenza

Erano attese per lunedì 8 maggio, esattamente dieci giorni dopo la sentenza (sabato e domenica non contano), le motivazioni con cui la Corte d'Appello federale ha ridotto i punti di penalizzazione inflitti dal Tribunale federale alla Pallacanestro Varese sul caso Tepic. Sentenza importante perché di fatto ha riaperto a squadre che erano già salve alla data del 24 aprile 2023 il rischio retrocessione, tanto che ne ha fatto le spese Trieste.

Giornata trascorsa senza novità, salvo venire a leggere martedì su La Prealpina che il documento relativo è stato consegnato ieri alla società del dimissionario e inibito presidente Vittorelli e che solo il quotidiano pare averne avuto accesso alla lettura.

Nello spazio in alto della pagina sportiva, un altro articolo intitolato "Il ricorso impossibile di Trieste", spiega alla società giuliana che il suo eventuale ricorso, essendo una possibile "parte terza su fatti in cui non è stata coinvolta" sarebbe inammissibile "a qualsiasi livello e grado di giustizia."

Organo della FIP ma indipendente dalla Federazione, la Corte d'Appello non avrebbe inviato copia dell'atto alla presidenza FIP (tantomeno alla Pall. Trieste) e nemmeno una nota all'ufficio stampa per una sua pubblicizzazione, secondo quanto a noi riferito.

La Prealpina ricorda che la mancata pubblicizzazione delle motivazioni rientra in un generale restringimento delle libertà di comunicazione dati sensibili per rispetto alla privacy dell'interessato. E che la "la pubblicazione delle motivazioni di primo grado è stata una "deroga" FIP ad una politica instaurata da qualche anno". 

Forse sarebbe il caso di derogare anche sulle motivazioni del secondo grado, ma evidentemente il concetto legale di trasparenza e quello logico della trasparenza nella vita concreta sono due cose separate e distinte.

Quello che non è possibile sapere è perché dopo lo sconto del Tribunale federale, che aveva riconosciuto la liceità della richiesta di retrocessione della Procura per la reiterazione del reato (art. 25/7), sostituendolo con la pena massima di 16 punti arrivi un ulteriore sconto da parte della corte d'Appello.

Quello che è certo è che ricorrere al Collegio di Garanzia dello Sport del CONI non è conveniente per Varese: uno, non cambierebbe l'esito del campionato 2022-23; due, in quella sede avrebbero buoni motivi per procedere alla retrocessione al primo campionato a libera iscrizione.

Trieste avrebbe ragioni per volerne sapere di più, ma deve chiedere le carte alla FIP con una motivazione stringente ed ottenerle in tempo utile per fermare l'iscrizione ai campionati 2023-24, rischiando a sua volta di rimanere fuori dal prossimo campionato di A2.

Per ultimo, ma non meno importante, c'è il tema della privacy, specialmente quando si asserisce che ci sia un regolamento del CONI stilato a proposito per incolpare la mancata pubblicazione integrale delle sentenze e la pubblicizzazione dell'esistenza delle stesse. Il Collegio di Garanzia dello Sport - che è il massimo istituto di giustizia sportivo - le pubblica, e integralmente.

A cominciare da quella dell'Eurobasket di Armando Buonamici, che pure fino a marzo si poteva leggere sul vecchio sito della FIP.  A mo' di esempio ve ne linkiamo uno che riguarda il calcio, con perfino nomi e cognomi di persone coinvolte nei fatti e non solo enti o società. A passare dalla trasparenza e da una mancata implementazione di pagine da sito vecchio a sito nuovo per finire a una sorta di "porto delle nebbie" ci vuole davvero poco.

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La privacy in Italia è regolata dalla legge "Regolamento 2016/679 UE, concernente "la tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali e la libera circolazione di tali dati". Ed è stata integrata dal decreto legislativo 10 agosto 2018, n. 101.