Italia - Gaia Bianchi, mamma e tifosa di Nico Mannion

Italia - Gaia Bianchi, mamma e tifosa di Nico Mannion

Da un incontro casuale in una pizzeria di Caserta tra Pace Mannion, giocatore di basket e Gaia Bianchi, pallavolista è nata una storia d'amore che dura ancora, cementata dalla nascita di un figlio, Nico Mannion, una nuova stella della pallacanestro per la Nazionale azzurra. Gaia racconta come è andata e aneddoti da Belgrado al Corriere dello Sport.

Arriva Nico in un giorno particolare. Il 14 marzo, guarda caso come Stephen Curry, oggi suo compagno ai Warriors. Mio figlio è venuto alla luce con 5 settimane di anticipo. Doveva nascere a Roma, la mia città, nel giorno programmato con il ginecologo. Invece Nico fa sempre di testa sua. Ero a Siena, dove Pace giocava: il mio cane, un labrador, mi aveva svegliato agitatissimo. Non capivo. Si erano rotte le acque. Una corsa all'ospedale ed è nato questo bambinetto che già allora aveva i capelli rossi. Merito degli avi irlandesi del papà.

Incertezza. A dodici ore dal parto arrivò il medico che lo aveva fatto nascere, mi disse che rischiava di non farcela: era stato infettato dallo streptococco B. Furono momenti terribili. Ma Nico era già forte e testardo, come adesso. Decise di vivere.

Passione. Non poteva essere altrimenti, visto il DNA. Ricordo che eravamo ancora in Italia, era piccolissimo, e non camminava. Fu a Cefalù che si mise in piedi per la prima volta. Chiaramente era sul parquet di un campo di pallacanestro dove il papà stava facendo riscaldamento. Da lì ha vissuto con la palla sotto braccio. Pace lo faceva sempre stare in squadra di età maggiore, per metterlo alla prova. Nico all'inizio piangeva perché la differenza la sentiva. Ma di lì a poco tutto è diventato facile per lui, anche affrontare i più grandi. Per Nico giocare con un amico su un playground o affrontare Le Bron James è la stessa cosa.

Il confronto con Micic. Al di là dello "shut up", stai zitto, che gli ha urlato in faccia, e che avete visto tutti in tv, c'è dell'altro. Qualche azione prima Micic aveva segnato un canestro battendo Nico e tutto il palasport ha iniziato a urlare Mvp, Mvp verso il proprio idolo. Io ho visto la faccia di mio figlio: sapevo che non sarebbe finita lì. Un paio di azioni dopo è stato lui a bruciarlo segnando un canestro pazzesco. E ho notato che gli sussurrava qualcosa. A fine partita ho saputo il contenuto: "Ehi ­ ha detto al serbo ­, per te sarà una lunghissima notte..."

Nico e l'Italia alle Olimpiadi. Dentro di me ho pensato: un momento così è il perché dei sacrifici che abbiamo fatto come famiglia. Ho cominciato a piangere a dirotto. Nico invece si è reso conto dell'impresa solo una volta tornato negli spogliatoi.

Confronto con gli USA. Mio figlio prega perché accada. Coach Kerr è nello staff e vorrebbe sfidarlo, fa parte del suo carattere.

Una dedica a chi non ci sarà. Tante volte, quando Nico giocava nella high school, Pace mi richiamava perché se sentivo un'offesa di troppo andavo a discutere. Sono nata nello sport e non mi piacciono insulti o critiche inutili. Come quelle che tanti leoni da tastiera hanno rivolto ai compagni di Nazionale di Nico che hanno rinunciato alla convocazione. Che ne sanno, dal divano di casa, dei motivi e della sofferenza di quei ragazzi? Il dolore più grande per un atleta è non esserci. E la qualificazione per Tokyo della Nazionale è anche per loro.