Valtur Brindisi: ad Avellino la prima vera prova di forza della stagione

13.10.2025 17:15 di  Michele Longo  Twitter:    vedi letture
Valtur Brindisi: ad Avellino la prima vera prova di forza della stagione
© foto di Giannuzzi/Ciamillo

Ci sono partite e partite, vittorie e vittorie. Poi ci sono le prove di forza, che vanno oltre il risultato e lanciano un messaggio al campionato. Uno è stato mandato da Verona che ha vinto a Scafati senza Poser, Bolpin e Justin Johnson (in campo solo 12 minuti per un infortunio); l’altro invece è arrivato dal Pala DeMauro, con la Valtur Brindisi come mittente e l’82-59 con cui ha dominato il match contro Avellino come oggetto. Se contro Livorno e Scafati le prestazioni erano state ottime per tre quarti, nell’anticipo delle 12:45 di ieri Brindisi ha dominato in lungo e largo per tutti i 40 minuti. Lo ha fatto giocando una difesa al limite della perfezione e muovendo sempre la palla in attacco arginando qualsiasi tipo di contromossa proposta da Buscaglia, un coach che proprio sulla difesa ha costruito le sue fortune. C’è stato un momento in cui si è capito che la partita stava andando dalla parte di Brindisi, ovvero nella seconda metà del secondo quarto quando Avellino tirava 8/11 da tre, ma i pugliesi erano avanti di 7 punti. È stato solo l’antipasto di ciò che poi si è visto nel terzo quarto, con il tiro di Avellino che non è più entrato come nel primo tempo e con i biancoblù hanno preso il largo. Come al solito le belle vittorie delle squadre di Bucchi partono sempre dalla difesa e ieri non fa eccezione, ma per una volta è il caso di partire da come Brindisi ha attaccato e facilmente arginato la zona messa in campo da Buscaglia.

ATTACCO ALLA ZONA – Brindisi ha mosso tantissimo la palla in attacco sin dall’inizio della partita. A differenza delle partite contro Livorno e Scafati non si è fossilizzata nel post, ma ha esplorato soluzioni diverse, partendo sempre dal pick ‘n roll centrale di Cinciarini con Vildera. Il lungo di Montebelluna (18+11) ha dominato il pitturato non solo prendendo posizione sotto canestro, sfruttando assist e secondi possessi offensivi, ma sopratuttto con lo short roll che ha favorito i tagli sulla linea di fondo di Radonjic, Mouaha e Miani che hanno letteralmente fatto a fette la difesa avellinese. Inoltre fondamentale è stata anche la sua posizione nell’attaccare la zona. Coach Bucchi sapeva che Buscaglia avrebbe usato questa soluzione e si è fatto trovare prontissimo. La palla ha sempre girato velocemente, ma non in modo stantìo sull’arco nella mera ricerca di un tiro da tre, ma come deve girare contro una zona 2-3: mezzo blocco di Vildera per prendere posizione sulla linea del tiro libero, primo triangolo con l’esterno che poi serve Esposito che scivola in post, secondo triangolo con Vildera sul vertice del pitturato che apre sul lato debole per l’esterno che ha metri di spazio per tirare da tre. Tutto molto semplice, ma fatto estremamente bene e quindi efficace. A ciò si aggiunge la lucidità dei due play brindisini, capaci di leggere bene ogni soluzione. Se esistesse, come in NBA, la statistica relativa al passaggio per un assist (ovvero passare la palla a chi poi fa un assist), ieri sia Cinciarini che Maspero sarebbero stati al top in questa categoria. Entrambi hanno quasi sempre preso la scelta giusta, mosso palla dove avevano letto che la difesa era più debole e saputo come attuare il piano B quando quello A non riusciva (movimento in post di Esposito il più delle volte). Lo stesso Maspero, che veniva da un paio di prestazioni incolori, ieri è entrato subito bene in partita, ha servito subito due assist, ha gestito bene il ritmo e, non a caso, ha ritrovato confidenza con il tiro (3/4 da due e 1/1 da tre). Non solo, è stato anche usato in coppia con Cinciarini quando Avellino provava ad allungare la difesa e c’era bisogno di un doppio portatore di palla. Per il resto, avere un’ala possente ma dai movimenti educati come Esposito e un’altra con una mano delicata come quella di Miani, agevola sicuramente e ha quella versatilità che permette di tenere impegnata la difesa sia sotto canestro che sull’arco.

COPELAND E RADONJIC IN MISSIONE– Avellino ha due tra gli stranieri più forti del campionato. JJ Chandler è un potenziale MVP, mentre Lewis ha già dimostrato la sua solidità nello scorso campionato. Sul play è stato fatto un lavoro certosino con Copeland a pressarlo dal palleggio e il cambio con un lungo (pricipalmente Esposito) quando passava sul blocco del pick ‘n roll. L’obiettivo è stato duplice: da una parte togliergli pericolosità proprio dal palleggio nei primi secondi dell’azione e costringelo a cercare un pick ‘n roll tardivo dal lato dove la difesa voleva portarlo (il sinistro); dall’altro togliergli la possibilità di tiro mettendogli davanti un giocatore dalle leve importanti come al solito e spingerlo a penetrare dove avrebbe trovato un pitturato ben presidiato e pronto e negargli la conclusione. Su Lewis invece c’è stata una semplice riproposizione di quanto si era visto nel play-in dell scorso anno, con Radonjic in missione speciale a togliergli il fiato. Così come in quella sera di maggio, Lewis non è mai entrato in partita, trovando solo sporadiche soluzioni in post (4/12 al tiro e soli 2 rimbalzi). A questa pressione sugli stranieri che ha dato i suoi frutti, si aggiunge un dato fondamentale: Avellino ha perso 14 palloni e Brindisi ne ha recuperati 12. Praticamente tutte le palle perse degli irpini hanno portato a un contropiede o una transizione brindisina, quindi possibilità di correre e punti facili.

QUESTIONE DI IDENTITÀ – C’è un momento della partita in cui si è visto che Brindisi era decisamente più concentrata e non aveva intenzione di lasciare nulla di intentato: palla rubata di Maspero a Mussini, contropiede, stoppata e due giocatori di Brindisi a seguire il contropiede contro zero di Avellino. Il risultato? Tap in facile sul rimbalzo e due punti. A ciò si aggiungono altri due segnali. Il primo quando a partita ormai finita, con il vantaggio che superava ampiamente i 20 punti, si vedeva Mouaha buttarsi a terra per cercare di recuperare un pallone; il secondo in un contropiede 4vs5 quando la palla è arrivata a Copeland che, invece di tirare come probabilmente avrebbe fatto a Livorno, ha chiuso il triangolo con il centro, fatto scalare le marcature della difesa e permesso un facile canestro da sotto. A tutto ciò si aggiunge la regia e la gestione perfetta di Cinciarini che sembra ormai essersi perfettamente calato nell’ambiente brindisino (ci sono pochi dubbi sul fatto che resterà per la stagione). Il play concorda sempre gli schemi con Bucchi, prende a se i compagni quando c’è qualcosa da aggiustare, incoraggia chi sbaglia, si scaglia a rimbalzo ed è una guida per tutti. Anche ieri ha chiuso con 7 assist ed è anche il miglior rimbalzista della squadra dopo Vildera, cosa chiedere di più? Dire che Brindisi ha un’identità già chiara sarebbe un errore, ma sicuramente si può dire che è sulla strada giusta per trovarla; uscire da tre partite in una settimana, con due trasferte a Livorno e Avellino e una in casa contro Scafati, con due vittorie e una sconfitta è un buon risultato che lascia ben sperare per il futuro. L’A2 però è una tonnara, con un calendario cervellotico e una gestione delle trasferte tutta da comprendere. Sabato prossimo sarà infatti di nuovo trasferta, in casa dell’Urania Milano che viene da tre sconfitte consecutive nonostante Taylor e Gentile stiano facendo faville. Lo scorso anno l’Allianz Cloud fu teatro di uno dei punti più bassi della stagione brindisina, con una gara anonima, una sconfitta più che meritata e Bryon Allen a fare gesti più che volgari verso il settore ospitivi. I tifosi brindisini si augurano mettersi alle spalle anche questo ricordo.