Dino Meneghin non condivide il modo di giocare dei superpivot odierni

Dino Meneghin non condivide il modo di giocare dei superpivot odierni

"Ai miei tempi il centro era davvero il centro... stava sotto canestro fisso, al massimo andava verso la lunetta per fare un blocco quindi era molto più statico. C'erano tanti centri che non erano così mobili né così tecnici, però erano alti, grossi, pesanti e stavano lì. Dicevano Tu stai lì, ricevi il pallone, ti alzi e tiri. Però piano piano il giocatore ha cominciato a spostarsi sulla lunetta o sull'ala per giocare uno contro uno e anno dopo anno tutti i centri si sono adeguati e il gioco è migliorato." racconta Dino Meneghin a Overtime. "Quando arrivò Aza Nikolic a Varese noi vincemmo la Coppa Europa, come si chiamava la Coppa dei Campioni, a Sarajevo contro l'Armata Rossa dove giocava Andreev un vero centro fisso di 220 centimetri. Per tutta una stagione Nikolic, al termine degli allenamenti, mi faceva un allenamento personale in cui mi passava il pallone sull'arco della lunetta dove sapevo che mai Andreev sarebbe venuto a difendere: feci venti punti e vincemmo."

"Avevo 20 anni e in quella partita ho capito che la mia pericolosità non veniva solo giocando sotto canestro ma spostandosi fuori dalle linee dell'area. Soprattutto dalla lunetta." Nello studio di Overtime fa eco l'ospite Marco Cusin, centro di Avellino: "Guarda che oggi quasi tutti i cinque hanno un tiro da fuori ma senza trascurare uno come Fesenko che devi servire spalle a canestro per sfruttare tutto il suo potenziale."

Piace a Dino Meneghin come si muovono i pivot di oggi? "Passano i decenni e i centri si devono adattare. Adesso vediamo centri che sono molto alti, ma sono più tecnici e veloci, con movimenti stupendi. Hanno visione di gioco, pensano a giocare molto più di quanto si facesse una volta. Sono portati a giocare più esterni. Se guardiamo alla difesa, gli allenatori li obbligano a salire molto sul blocco oltre la linea da tre punti. Cosa folle per me ma gli allenatori vogliono questo. Così i centri salgono e spesso fanno un velo poi si girano per fare un tiro da tre. E' una cosa che mi fa cascare dalla sedia ogni volta che lo vedo. Non mi piace quando il centro va a bloccare oltre la linea da tre punti perché i difensori cambiano. Il lungo si ritrova contro un piccoletto che lo batte regolarmente nell'uno contro uno e questo determina un super lavoro a tutti gli altri tre/quattro difensori che corrono come pazzi per andare a tamponare dei buchi e, inevitabilmente, nove volte su dieci c'è un tiratore dall'arco che poi segna. C'è un blocco? Che si arrangi il piccoletto a saltare intorno, perché il lungo quando fa un flash nove volte su dieci commette fallo su un avversario che non è il suo, e questo è molto penalizzante."

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