Curry spezza l’equilibrio e Golden State travolge Orlando

Stephen Curry si accende, guida un parziale di 19-2 a cavallo tra terzo e quarto periodo
Curry spezza l’equilibrio e Golden State travolge Orlando
© foto di nba.com

La serata al Chase Center si apre con i Warriors irriconoscibili dall’arco: il primo quarto si chiude con un misero 1/10 da tre, sintesi perfetta di un attacco che fatica a trovare ritmo. Ne approfitta subito Orlando, che cavalca Desmond Bane, autore di 20 punti, e un Paolo Banchero già in doppia cifra con energia e presenza a rimbalzo, per scappare sul 14-7 e mettere pressione ai padroni di casa. Golden State è costretta a reagire attaccando il ferro, trovando punti vicino al canestro e affidandosi alla fisicità di Jimmy Butler per restare agganciata alla partita: la sua aggressività in penetrazione consente ai Warriors di chiudere il primo periodo sotto ma in scia, sul 30-26, nonostante le pessime percentuali dall’arco.

Nel secondo quarto i Warriors alzano il volume della loro difesa: mani attive sulle linee di passaggio, raddoppi sul palleggiatore e un paio di recuperi che innescano la transizione cambiano il tono della gara. Orlando, fino a quel momento lucida nella gestione, comincia a perdere palloni e due triple consecutive di Brandin Podziemski e Moses Moody – che chiuderà a quota 20 punti – ribaltano il punteggio sul 41-39, restituendo fiducia ai padroni di casa. Il resto della frazione è un botta e risposta continuo, con i Magic che si appoggiano ancora a Banchero (21 punti, 12 rimbalzi, 7 assist) e a Bane per restare a contatto, ma è il trio Butler – Curry – Green a firmare i canestri chiave che mandano Golden State all’intervallo avanti di misura sul 58-57, in una partita ancora apertissima.

Dopo la pausa lunga, però, riaffiora il solito peccato di presunzione dei Warriors: due palle perse consecutive, una di Stephen Curry e una di Draymond Green, aprono il campo all’ennesimo allungo di Orlando. Anthony Black ne approfitta per colpire in ritmo, firmando parte dei suoi 19 punti e spingendo i Magic fino al +5 (71-66), costringendo Steve Kerr a fermare tutto con un timeout per evitare che la gara gli sfugga dalle mani. È il momento in cui il “Chef” decide di prendersi definitivamente la scena: al rientro in campo Curry entra in una di quelle sequenze che spaccano le partite, segna 11 dei 14 punti successivi di Golden State e ribalta di nuovo il tabellone, riportando i Warriors avanti fino all’80-75 e ridando al Chase Center l’energia delle grandi serate.

La fiammata di Curry non si esaurisce a cavallo del terzo periodo: nel quarto quarto il numero 30 continua a orchestrare l’attacco con lucidità, prima alzando un alley-oop perfetto per Gary Payton II e poi trovando Moses Moody liberissimo nell’angolo per una tripla piedi per terra che fa esplodere la panchina di Golden State. Brandin Podziemski aggiunge il proprio marchio sulla partita con un gioco da 2+1 che alimenta un devastante parziale di 19-2 a cavallo tra terzo e quarto periodo, quello che di fatto spezza la resistenza di Orlando e apre il massimo vantaggio Warriors sul 99-83. Nel finale i Magic non trova più la stessa brillantezza di inizio gara, mentre i Warriors gestiscono il margine fino alla sirena: per Golden State resta la sensazione di aver rischiato grosso, ma anche la certezza che quando Stephen Curry decide di “far saltare il lucchetto”, l’inerzia può cambiare in pochi possessi.