Il nuovo corso della Virtus Bologna: finalmente un futuro sereno

29.06.2025 11:00 di  Davide Trebbi   vedi letture
Il nuovo corso della Virtus Bologna: finalmente un futuro sereno
© foto di Ciamillo

Lo scudetto appena vinto, la wildcard triennale in tasca, un assetto societario rinnovato e snellito. Non è solo una nuova stagione che si apre per la Virtus, è l’alba di una nuova era. Dopo anni vissuti con l’ansia dell’immediato, la pressione dell’obbligo e il fardello di una visione spesso soggetta a scossoni interni, oggi la Segafredo — che non sarà più Segafredo — guarda avanti con occhi diversi. Soprattutto, può permettersi il lusso più raro nello sport moderno: la programmazione.

Una certezza chiamata Eurolega - La novità più significativa, benché nota, ha un peso specifico enorme: non è più una wildcard annuale quella che lega la Virtus all’Eurolega, ma un triennio garantito. Tre anni per costruire, sbagliare, correggere, crescere. Un salto di status che avvicina Bologna alle big continentali anche sul mercato, dove finora la mancanza di certezze aveva spesso tolto appeal a idee e nomi. Con la certezza del palcoscenico, cambia tutto: cambia il modo di pianificare, cambia la narrativa, cambia la percezione. Non si lavora più per rincorrere un posto tra le prime otto — spesso tra mille pressioni — ma per costruire un’identità che possa durare. È qui che la Virtus del post-Scudetto vuole affondare le sue radici.

Una nuova proprietà, un assetto limpido - Il cambio della guardia societaria ha portato, paradossalmente, chiarezza. Dopo l’addio concordato con Crif e Gherardi, Massimo Zanetti è rimasto unico azionista. Basta voci, basta competenze parallele: a febbraio, in conferenza stampa, lo ha detto chiaro. La gestione sportiva è nelle mani del direttore sportivo Paolo Ronci e di Dusko Ivanović, il tecnico montenegrino che ha appena rinnovato prima dei playoff e che sarà il volto del progetto tecnico. La figura del “CEO-allenatore”, retaggio di anni passati, è un ricordo che sembra non voler tornare. È una Virtus più orizzontale, più condivisa, più tecnica. E forse anche più credibile.

Il mercato, con fame e logica - Da qui nasce una strategia nuova, figlia della fame più che del pedigree: non più nomi per riempire locandine, ma giocatori da rilanciare, desiderosi di spiccare il salto di qualità. Elementi che arrivano da circuiti europei minori — Eurocup, Basketball Champions League — ma con numeri e attitudine per puntare più in alto. È il caso di Alston Jr. e Niang, due scommesse tecniche. Oppure di Vildoza, unico vero nome “pesante”, voluto da Ivanović con cui ha già condiviso stagioni a Baskonia e Stella Rossa: un’eccezione che conferma la regola. Non si inseguono più figurine, ma si cerca funzionalità. E continuità. Anche nei momenti di flessione, che arriveranno, si cercherà di correggere senza isterie. La Virtus ha imparato che il futuro si costruisce con pazienza.

L’idea di basket secondo Ivanović - La filosofia tecnica sarà quella del suo allenatore: due guardie capaci di costruire gioco, un lungo verticale per il pick and roll, due ali pronte a colpire dagli angoli o tagliare senza palla. Niente di nuovo, ma tutto calibrato secondo il verbo di Ivanović. Serve coerenza, e serve credere nel sistema. La rosa prenderà forma attorno a questa visione. Al momento, con Pajola, Hackett, Diouf, Akele, Taylor e i nuovi già annunciati, mancano ancora due guardie (una italiana, una straniera con letture da pick and roll), due ali con perimetro, e la questione lunghi è appesa al destino di Zizic, in bilico tra offerte e contratto in essere. Se parte, si agirà di conseguenza. Se resta, si completa con un profilo più atletico. Procida? Piace, ma non è l’unico nome. Morgan? In bilico. Ma tutto ruota attorno a una certezza: non si venderà più il futuro per inseguire il presente.

Sponsor, palasport e libertà - Nel novembre 2026 sarà pronto il nuovo palasport, cuore simbolico e pratico di una società che punta a stabilizzarsi ad alto livello. Nel frattempo, la caccia a uno o più main sponsor è già iniziata e in fase avanzata : senza più Segafredo sulla maglia, si apre una nuova stagione anche commerciale. E lo status da licenziataria Eurolega per tre stagioni è un biglietto da visita che oggi conta. È questa forse la vera svolta: non vivere più con l’ansia del risultato, con la paura che una sconfitta possa compromettere tutto. Si potrà vincere o perdere, ma l’identità della Virtus, finalmente, non dipenderà da un canestro.

Il popolo virtussino lo sa - I tifosi, spesso divisi e inquieti, hanno intuito il cambio di rotta. E lo hanno abbracciato. Sarà fondamentale, in estate, comunicare con chiarezza: presentare i nuovi volti, sì, ma anche ribadire il nuovo corso. Le parole contano, e oggi più che mai servono a far capire che questa Virtus — finalmente — ha smesso di correre sul filo. Ha messo radici. Ed è pronta a crescere.