Andrea Bargnani: «Arrivare in Nba oltre i miei sogni. Sono andato in America a fare l'americano da Roma»

Intervistato da Umberto Zapelloni su “Il Foglio”, Andrea Bargnani ha parlato del suo grande legame con la pallacanestro: “Il basket è forse l'amore più grande della mia vita a livello professionale. Quando mi sono ritirato semplicemente vivevo e mi occupavo dei miei interessi e della mia famiglia, non è che mi stavo nascondendo da qualcuno o da qualcosa. Ero in contatto con tantissime persone del basket, sia addetti ai lavori sia amici che sono anche addetti ai lavori. L'ho sempre seguito, come farò fino alla morte”.
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"Arrivare in Nba è stato andare oltre i miei sogni, perché da piccolo il mio sogno era giocare alla Kinder Bologna, al Barcellona, in quelle squadre. Giocare in Nba e farlo come punto di riferimento d'attacco come sono stato per alcuni anni, diventando il giocatore principale con 20 punti di media, è stata una delle soddisfazioni più grandi. Anche perché quando crescevi nelle giovanili, tutti ti dicevano: "Impara a difendere, difendi, perché tanto poi i punti li fa l'americano… Mi dicevano sempre che i punti li fanno gli americani. Beh, io sono andato in America a fare l'americano da Roma. È stata una figata. È stato bello permettere ai ragazzini italiani di sognare l'Nba. Dopo di me, Beli e Gallo hanno capito che anche per noi italiani sarebbe stato possibile sognare di giocare là".
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“Non ho rimpianti, perché se ti fermi a pensarci non cogli le occasioni. Ho sicuramente fatto delle scelte sbagliate come nella vita di tutti, perché non è che uno può azzeccarle tutte. Se fai tanto è inevitabile sbagliare qualcosa, ma devi sfruttare gli errori per migliorare e fare poi le scelte giuste. Non mi piacciono quelli che si mettono lì a rimuginare troppo”.
Bargnani che cosa può dare al basket?
"Vorrei restituire quello che ho ricevuto. Il basket mi ha cambiato la vita e vorrei ridare qualcosa. Non penso ad allenare, ma magari potrei lavorare individualmente con qualche giocatore. Pensare di allenare 12 giocatori, 12 teste come la mia, mi fa venire la nausea solo a pensarci. Ma lavorare individualmente mi piacerebbe. Il lavoro di Datome con le Nazionali mi piace e lui è molto bravo. Vedremo. Di certo non sparirò".