EuroLeague - Riflessioni a freddo dopo la Final Four 2018

Spunti, dubbi e pensieri sulla stagione di EuroLeague che si è chiusa domenica 20 maggio con il trionfo del Real Madrid
24.05.2018 11:58 di  Fabrizio Fasanella  Twitter:    vedi letture
EuroLeague - Riflessioni a freddo dopo la Final Four 2018

L’EuroLeague 2017/18 si è conclusa con una meritata quanto inaspettata vittoria del Real Madrid, che nella finalissima di domenica è riuscito a imporsi sui campioni dell’anno scorso grazie a una prestazione impeccabile. È stata una gara a dir poco straordinaria, combattuta, tattica e decisa solo nel finale grazie al tap-in di Thompkins. Il Fenerbahce, dopo aver toccato il -11 con poco meno di 5 minuti rimasti, ha tentato una disperata rimonta che però non è andata a buon fine. Oltre a ‘La Decima’ dei Blancos, il weekend di Belgrado ha lasciato dietro di sé una scia di spunti, certezze/dubbi e riflessioni che proveremo a snocciolare qui sotto. 

 

Itoudis: è meglio farsi da parte

Il bilancio del coach greco in rossoblu dice quattro anni al CSKA e “solo” un’Eurolega appoggiata sulle mensole della bacheca societaria. Per quanto riguarda la squadra di quest’anno, abbiamo visto un organico talentuoso, equilibrato, devastante in Regular Season e con Sergio Rodriguez nel vecchio ruolo di Milos Teodosic. Un gruppo forte (fortissimo) e (stra) favorito per la vittoria finale. Ma il CSKA Mosca di questa Final Four è sembrato un team senz’anima, al di là delle condizioni fisiche precarie di Hines e De Colo. Un team che ha perso la semifinale a causa di una pessima difesa e che ha approcciato in modo quasi irritante la sfida per il terzo/quarto posto. Le aspettative erano altre, soprattutto considerando il budget. Con la delusione di Belgrado e le dichiarazioni del presidente Vatutin pare essersi chiuso un ciclo, tant’è che è già spuntato un nome per il 2018/19: mr. David Michael Blatt.

Jason Thompson è il flop della stagione

Sostituire Udoh in Europa non è facile, anzi. La dirigenza del Fenerbahce ha individuato in Thompson il profilo giusto per dimenticare la partenza dell’attuale lungo dei Jazz, però tutti i piani sono andati in frantumi. L’ex giocatore dei Kings, dopo un rendimento discreto nella parte centrale di stagione, ha visto il suo minutaggio abbassarsi sempre di più, fino ad arrivare a giocare 14 minuti di media ai quarti e 6,5 alla Final Four. Semplicemente, Obradovic non si è fidato di lui nel momento chiave dell’annata. Duverioglu ci ha provato, ma non ha l’esperienza, il talento e la mobilità per essere un atleta di punta a questo livello.

Luka Doncic è davvero l’MVP della stagione e della Final Four?

La bella pallacanestro è soggettiva. E, secondo i personalissimi gusti di chi scrive, gli eccessivi isolamenti di Luka Doncic in questa stagione non rientrano nei canoni di un basket che fa brillare gli occhi. Il fenomeno sloveno, specialmente ad Eurobasket 2017, ha dimostrato di essere un giocatore devastante pure quando corre in transizione e quando non è il “go-to-guy”. Da ottobre-novembre in poi, però, si è reso conto (anche per necessità) di poter fare la differenza tenendo tanto la palla in mano nelle situazioni di isolamento, risultando a lungo andare un pochino prevedibile. Spesso, non a caso, ha perso tanti palloni e ha fermato il flusso dell’attacco madrileno. Sia chiaro: stiamo parlando di uno dei top 10 talenti europei di sempre che a 19 anni (!) ha vinto già un oro europeo, un'Eurolega, due ACB e due Coppe del Re. È un giocatore meraviglioso ed è stato fondamentale nel successo dei suoi. Ma bisogna ammettere una cosa: nel 2017/18 c’è stato qualcuno che ha fatto meglio di lui, sia in stagione (Shved, Calathes e De Colo) sia in Final Four (guardando i vincitori, Causeur e forse Thompkins). Giusto premiare la completezza del suo gioco, un po’ meno giusto premiare l’età e l’appeal internazionale.

La difesa ha deciso le sorti del Real e del Fenerbahce

Il Fenerbahce si è approcciato alla finale con una grande difesa (come in semifinale), poi è calato sotto questo aspetto e la partita è cambiata. Il Real, dall’altra parte, è stato bravissimo a tappare le ali di fenomeni del calibro di Kalinic, Sloukas e Datome, lasciando un super Melli completamente da solo sull’isola. Istanbul ha concesso quasi 50 punti nel secondo tempo, mentre Madrid l’ha vinta (anche) grazie a un terzo quarto da 15 punti subiti. L’attacco della truppa di Obradovic non è mai riuscito davvero a ingranare: merito dell’applicazione difensiva dei ragazzi di coach Laso.

Nicolò Melli è il miglior “4” d’Europa?

I 6 assist+5 rubate in semifinale e i 28 punti in finale (miglior prestazione in una finale di Eurolega dell’era moderna) hanno rappresentato la definitiva consacrazione di Melli tra i mostri sacri del basket europeo. L’Azzurro è arrivato al Fenerbahce consapevole di dover adattarsi a un ruolo diverso rispetto all’ultimo anno a Bamberga. Il risultato lo avete visto tutti: l’ex Milano si è inserito perfettamente nei meccanismi di Obradovic, ha disputato una stagione chirurgica e non si è mai tirato indietro quando c’è stato bisogno di un suo apporto più consistente in attacco. Un giocatore totale, che piega le gambe (difende bene anche sui piccoli) e non molla mai di un centimetro. In Europa, al momento, non c’è “numero quattro” che può essere considerato migliore di lui. Alla pari sì, ma migliore no.

Un giocatore come Vesely non può permettersi di giocare una finale del genere

Con poco meno di 8 minuti dalla fine del quarto periodo, Obradovic mette Vesely per dare una svolta alla partita. Il ceco, di tutta risposta, sbaglia un banale canestro da sotto per il -3, commette un antisportivo (il fischio era dubbio, ma lui poteva farsi più furbo) e fallisce un altro appoggio da sotto. Il centro del Fenerbahce ha iniziato la partita con il piede sbagliato e si è subito demoralizzato, mostrando una faccia e un linguaggio del corpo inappropriati per una finale. Nervoso e dannoso. La colpa della sconfitta non è solo sua, ovviamente. Però da una stella di tale calibro ci si aspetta un impatto completamente diverso (3 punti con 1/4 al tiro, 1/2 dai liberi, 5 rimbalzi e 2 palle perse recita il tabellino dell'ex Nuggets).

Che ne sarà dello Zalgiris delle meraviglie?

Molto dipenderà dalla scelta del condottiero Jasikevicius, che è in scadenza di contratto ed è corteggiato da mezza Europa. Pangos e White potrebbero fare i bagagli (qui), stessa cosa per Ulanovas. “Non sento pressioni dalla dirigenza dello Zalgiris. Quando sarà il momento, prenderò la mia decisione”, ha detto Saras con tranquillità. Sarà un’estate molto calda in quel di Kaunas.

Fabrizio Fasanella