FIP - Secondo Petrucci serve una regìa a livello nazionale per lo sport

FIP - Secondo Petrucci serve una regìa a livello nazionale per lo sport

Doppia intervista odierna per il presidente della FIP Gianni Petrucci che ha fatto il punto della situazione sulle prospettive a breve e medio termine della pallacanestro italiana e in generale dello sport - soprattutto a livello di sport di base - con La Gazzetta dello Sport e Il Resto del Carlino.

Avanti di questo passo lo sport è destinato a morire. Mai abbiamo attraversato un momento così difficile, i dirigenti sono disorientati e scoraggiati. C’è chi addirittura si permette di dire che lo sport è superfluo e non essenziale. Una bestemmia. Sostenere che la scuola sia più importante è un’ovvietà, ma perché mettere le due cose in contraddizione?

L’ordinanza dell’Emilia-Romagna. Queste sono regole che noi vogliamo e dobbiamo osservare per la sicurezza di tutti. Anche in queste condizioni non facili la partita tra le due squadre di Bologna resta un evento per tutto lo sport nazionale.

Il presidente Stefano Bonaccini si è dimostrato un politico intelligente e sensibile. Ha trovato il modo per garantire una presenza limitata del pubblico in base alla capienza degli impianti rispettando quanto chiesto dal Comitato Tecnico Scientifico.

Il problema è che la regia non può essere regionale, ma deve essere nazionale: noi chiediamo che lo stesso buon senso di Bonaccini venga applicato su tutto il territorio. Serve una regia nazionale che affronti tutte le questioni sul tavolo. Non si può andare avanti alla giornata, senza programmazione lo sport è destinato all’estinzione.

Lo sport come questione non essenziale. Questo è offensivo e non veritiero. Lo sport in Italia produce in modo diretto l’1.9% del Pil nazionale e il 3,9% in modo indiretto. Oltre questo valore economico ha anche una valenza sociale fondamentale.

Tutti ci siamo riconosciuti nella nazionale di calcio quando ha vinto i mondiali e non è un caso se il presidente della Repubblica consegna la bandiera italiana ai nostri atleti prima dei giochi olimpici.

Anche nei periodi di forti tensioni sociali lo sport ha un effetto unificante e questo non vale solo per l’Italia, basti pensare a cosa ha rappresentato per Angela Merkel la vittoria dei mondiali di calcio della Germania nel 2014.