Femminile, Francesca Dotto ovvero l'essenza del playmaker

Da dieci anni in serie A1, Francesca è una delle giocatrici italiane più rappresentative del nostro movimento, serena e determinata
09.01.2023 18:20 di  Eduardo Lubrano  Twitter:    vedi letture
Femminile, Francesca Dotto ovvero l'essenza del playmaker

Parlare con Francesca Dotto è come parlare con un pezzo recente della storia della pallacanestro femminile. Perché il play nativa di Camposampiero, in provincia di Padova, ha girato un bel po' d’Italia ed ha vinto spesso e volentieri. Ha giocato 95 partite con la maglia della Nazionale senior e con quella delle giovanili ha vinto un Oro agli Europei Under 16 ed un argento a quelli Under 20. San Martino di Lupari, College Italia, Lucca, Venezia e cinque anni a Schio. Nella sua bacheca ci sono 4 scudetti tra i quali il rimo nel 2016-17 a Lucca che è stato anche il primo per il basket Le Mura Lucca, e tre con Schio, tre Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane tutte con Schio.

Nella scorsa estate il trasferimento a Ragusa. Nota bene: cercando le sue note biografiche su internet si trova anche che dal 2007 al 2011 avrebbe giocato all’Alpo Udine ma non è lei, solo una omonima.

Dotto come mai la scelta di Ragusa?

Non rientravo più nei piani del Famila così ero serenamente alla ricerca di una squadra competitiva ma con meno impegni rispetto a prima. Ad un certo punto mi è arrivata la chiamata di Mirco Diamanti, mio allenatore nella stagione dello scudetto a Lucca ed ho accettato. E sono contenta di averlo fatto anche se poi con Diamanti è andata come sappiamo, con le sue dimissioni”.

Via Diamanti dentro Lardo, avete cominciato a vincere. Che è successo?

Lardo ci ha trasmesso molto entusiasmo. Ha portato un tipo di gioco più libero e dinamico con nuove energie. Direi che è stato bravo a trasmetterci quell’entusiasmo che sembrava avessimo perso”.

In dieci anni di serie A1 cosa ha dovuto adattare e modificare della Francesca che era prima?

Io gioco d’istinto ed anche se questo a volte può essere un fatto positivo, nel ruolo del play bisogna saperlo controllare e metterlo da parte di tanto in tanto. Quindi direi che ho dovuto lavorare molto sull’aspetto razionale del mio gioco, del mio stare in campo. E’ stato ed è ancora faticoso ma ho capito presto che era la cosa giusta da fare per migliorarmi”.

Se dovesse fare una fotografia delle migliori caratteristiche di sua sorella gemella Caterina e di lei?

Lei è molto brava nel tiro. Io sono brava nel passaggio. E se mi chiedete quanto è difficile giocare contro di lei rispondo: tantissimo. Non è un’avversaria qualunque. Da piccole ci siamo sfidate mille volte ed eravamo molto competitive, adesso è un’altra cosa, la competizione c’è sempre ma è difficile, molto”.

Lei ha sempre parlato con molto affetto delle Nazionali giovanili…

Quando vinci medaglie è più facile avere ei bei ricordi ma al di là di quello eravamo un gruppo molto coeso, stavamo bene insieme. L’oro del 2010 è uno dei ricordi più belli della mia vita col basket. Un’emozione grande grande anche perché forse non eravamo consapevoli di essere così forti. Ricordo che ogni giorno coach Giovanni Lucchesi sulla lavagna ci disegnava degli schemini dove c’era scritto “passo dopo passo” ed improvvisamente ci siamo trovate in finale dove abbiamo battuto la Spagna. E l’argento del 2013 ha un sapore speciale perché condiviso con Caterina”.

Giocando sempre in squadre di alto profilo lei ha giocato con tante giocatrici importanti, quali sono quelle delle quali ha un ricordo particolare?

Mi piacerebbe dire tutte. Per rappresentarle tutte però devo dire che Mery Andrade è stata una compagna straordinaria: ero al mio primo anno di A1 a Lucca e lei mi ha insegnato davvero tanto e le sono grata di quello che ha fatto per me. Dal punto di vista tecnico Allie Quigley a Schio per me è stato uno spettacolo. A fine allenamento mi fermavo a guardare lei che tirava per il piacere di osservare e per cercare di imparare qualcosa. Loro due per tutte”.

Parliamo del suo luogo di nascita, Camposampiero. Circa 11 mila abitanti ed una quantità straordinaria di campionesse e campioni del mondo dello sport e non solo: lei e Caterina; Andrea e Giovanni De Nicolao playmaker in serie A1; Dino Baggio calciatore dell’Inter, Juventus, Parma, Lazio, vincitore di tre Coppe Uefa e vicecampione del Mondo con la Nazionale nel 1994, Alice Pamio giocatrice in serie A di pallavolo (adesso a Brescia in A2); Fabio Balaso Campione del Mondo ed Europeo con la Nazionale di pallavolo in forza alla Lube di Macerata; Ruggero Pertile maratoneta due volte Campione d’Italia, 4° ai Mondiali di Atletica di Pechino nel 2015 ed una carriera di medaglie internazionali; Giulia Molinaro golfista di livello internazionale; Lia Capizzi giornalista sportiva conduttrice televisiva prima a Sky ed ora in Rai, Eleonora Pedron Miss Italia 2002 e conduttrice televisiva. Cosa c’è nell’acqua di Camposampiero?

Bella questa, sapevo di alcuni ma non di tutti francamente. Non so quale sia il segreto ammesso che ce ne sia uno. Posso solo dire che è davvero un bel posto!

Francesca il suo piano B dopo il basket ed il tempo libero…

Io sto per laurearmi, quest’anno all’Università di Pisa, in Ingegneria civile ambientale perché sono convinta di volermi impegnare – quando avrò smesso di giocare – nella difesa del nostro pianeta. Magari non farò l’ingegnere ma ho voluto darmi una preparazione scientifica di base per poi scegliere come applicarmi. Il mio tempo libero ideale è in montagna con Baloo che è il mio cane e magari mia sorella. Una specie di rifugio dove staccare la spina”.

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