Cantù in A2 anche nella stagione 2022-2023: gli errori da non ripetere

17.06.2022 07:00 di Paolo Corio Twitter:    vedi letture
Cantù in A2 anche nella stagione 2022-2023: gli errori da non ripetere
© foto di pallacanestrocantu.com

Nessuna rimonta di Cantù su Scafati per salire in A. Anzi, nessuna Cantù in campo al PalaMangano proprio come nelle altre due trasferte della serie finale: incompiuta per tutta la stagione, la squadra di coach Sodini è rimasta ancora una volta paralizzata dalle imperfezioni tecniche e dalla mancanza di carattere evidenziate già prima in alcuni match di regular-season. Alla delusione si aggiunge così il rammarico di non essersela davvero giocata fino in fondo, perché ci sono diversi modi di perdere e quello dei brianzoli contro la meritatamente promossa Scafati è stato davvero il peggiore.

Preso amaramente atto del risultato del campo, non rimane (ma è proprio questo il bello dello sport) che guardare già alla prossima stagione per riuscire a centrare un obiettivo che si è imparato sulla propria pelle essere tutt’altro che scontato. All’inevitabile bagno di umiltà, imposto peraltro dagli eventi, ci auguriamo che segua ora nel club una serena ma approfondita analisi (non priva di una certa dose di auto-critica) per mettere a fuoco gli errori da non ripetere nel Campionato 2022-2023. Come per esempio…

● Da “La squadra più forte di A2 degli ultimi 15 anni” e “Cercheremo di vincerle tutte” a “Vincere al PalaMangano è quasi impossibile”: il ridimensionamento delle dichiarazioni di coach Sodini tra l’inizio e la fine della stagione è indicativo del traumatico cambiamento di prospettiva subìto da Cantù giornata dopo giornata. A dispetto del contratto biennale firmato nel 2021, è assai probabile la partenza dell’allenatore toscano e non dubitiamo del fatto che il suo successore sarà molto più prudente nelle affermazioni, se non altro per scaramanzia. Ma un cambiamento di approccio, da parte di coach e club, è fondamentale per avere una squadra di ben altra consistenza. Perché se non mancò l’impegno e se la fortuna questa volta non c’entra, di certo mancò il valore nel senso di determinazione nel cercare di raggiungere l’obiettivo. E in questo la convinzione a lungo covata di avercela già fatta a prescindere ha pesato non poco.

● Una vecchia regola del basket vuole che si debba iniziare a costruire la squadra dall’asse play-centro: vale a qualsiasi livello e sicuramente in quello strano torneo che è l’A2, dove non a caso la stragrande maggioranza delle squadre spende i visti per quei due ruoli. La scelta di Cantù di avere due guardie americane (Johnson e Allen, poi Bryant), lasciando tutto o quasi il peso del colorato sulle spalle del ventiduenne Bayehe, era una scommessa molto originale che è risultata alla fine anche assai poco vincente. Perché Allen non è mai stato una vera guardia tiratrice (e in gara 5 con Scafati s’è vista eccome l’assenza di un realizzatore al quale dare la palla), perché Bryant (che all’inizio ci aveva anche favorevolmente impressionato) s’è rivelato alla lunga  mentalmente troppo acerbo per la missione in cui era coinvolto e perché Johnson

● Nell’estate-autunno del 2021 ignorare o comunque sottostimare le posizioni “no vax” di un giocatore prima di firmarlo non è stata una grande mossa da parte del club. Non per fare i Pregliasco del basket, ma si raccomanda maggiore prudenza nelle future scelte, perché tra le tante variabili del prossimo Campionato va considerata anche… la variante Omicron 5. Quanto all’insistere sul doppio esterno Usa anche al momento di sostituire Johnson, vale quanto detto sopra: la scommessa era quella e per quanto ci riguarda sarebbe bene non replicarla. In termini assoluti, non solo per come è andata.

● Bellissimi quei rendering del nuovo palazzetto di Cantù: ne ricordiamo uno in cui è persino comparsa una pista per l’hockey ghiaccio. Fantastico davvero. Ma in diverse occasioni, vista dall’esterno e pur consapevoli che ci sono due diverse realtà preposte all’una e all’altra cosa, ci è parso che la Pallacanestro Cantù nel suo insieme fosse concentrata più sul futuro dell’impianto che sul presente del Campionato di A2. La prossima stagione ci piacerebbe avere la sensazione opposta, mentre da vecchi cronisti abbiamo già la certezza che il risultato sportivo può essere tanto un propulsore quanto un freno a mano per quello edilizio e per tutti i vantaggi a esso correlati. 

● A chi affidare la squadra? A noi un nome viene in mente: un coach che l’A2 l’ha già vinta e per il quale riportare Cantù in A sarebbe più che una sfida sportiva. Chi sia l’avete capito da soli e pare che il club l’abbia già contattato (cliccate qui), bisogna solo vedere se ha voglia di ripetere l’esperienza nel campionato minore o se invece preferirà puntare a una delle panchine di A ancora vacanti. Quanto ai giocatori, difficile fare una lista dei promossi e dei bocciati, perché quando le cose funzionano meno bene del previsto, anche certe individualità finiscono per risultare meno di quello che in realtà sono. Personalmente, abbiamo soprattutto apprezzato il contributo da veterano di Da Ros, la crescita (tormentata ma costante) di Bayehe e la grinta di Nikolic, rammaricandoci di non aver potuto vedere quanto Sergio poteva dare alla squadra. Ma il mercato non è il nostro mestiere e Cantù in questo una mossa vincente l’ha invece già fatta: l’ingaggio lo scorso marzo di Alessandro Santoro come gm. 

● Oltre che su tifosi che non mollano, Cantù può anche contare su uno sponsor che non molla: Acqua San Bernardo, che nella persona di Antonio Biella ha fatto passare meno di 24 ore dalla cocente delusione per dichiarare via social di essere pronto a giocare una nuova stagione non solo sulla maglia, ma proprio al fianco dei biancoblu come già accaduto in passato. Considerata l’attuale situazione economica della pallacanestro italiana, è questa una risorsa inestimabile, che non va però considerata scontata e che impone ancora di più maggiore responsabilità da parte di tutti. Perché è vero che il basket è uno sport di errori, ma il gioco sta anche nel commetterne il meno possibile, dentro e fuori dal campo. (Paolo Corio)