Con Riccardo Fois c'è un pezzo d'Italia nella NBA Cup dei New York Knicks
Riccardo Fois è uno degli assistenti di coach Brown ai New York Knicks. Niente di più normale, allora, il fatto che dalla panchina abbia vissuto la finale di NBA Cup e abbia visto a fine partita sul tabellone della TMobile Arena di Las Vegas quel 124-113 che ha portato Jalen Brunson a dire: «Eravamo sotto di 10 e abbiamo trovato il modo. Deve essere d'ora in poi il nostro motto», come si legge nell'intervista che è uscita oggi sulle pagine de La Repubblica. Queste le parole dell'ex compagno delle giovanili di Santa Croce di Gigi Datome.
Fois, New York ha finalmente trovato il modo?
"È vero, questo è un trofeo nato da poco, però le occasioni di vincere a livello NBA sono pochissime. Tutto il mondo Knicks non vedeva l'ora di festeggiare qualcosa, tanto che a Las Vegas c'erano Spike Lee, Ben Stiller, Timothée Chalamet, i Blue Collar, i nostri tifosi più accesi. Tutti qui, in questa settimana fantastica."
Anima Knicks.
"L'idea romantica della squadra che non vince mai nasce dalle tante sconfitte atroci, dai tanti cuori spezzati all'ultimo. Però i Knicks, fra tutte le squadre di tutti gli sport di New York, sono gli unici che veramente riuniscono l'intera città. Tutti i newyorkesi si sentono Knicks: non accade nel baseball e football. I Knicks riescono a riunire la gente che vive nei quartieri più poveri e le élite, e ciò crea un mix di tifo paragonabile a quello del calcio europeo. Non accade in nessun'altra città americana. E ho già una certa esperienza di America."
Da casa fino al Madison Square Garden.
"In auto, rigorosamente. Vivo fuori città, a White Plains, vicino alla nostra facility, che è a Westchester County. Scendiamo al Madison, nel cuore di Manhattan, per le partite: una lunga sequela di semafori, poi Central Park, Hell's Kitchen, l'Hudson fino a Times Square. E poi il Garden, il palazzetto più bello del mondo."
Vincere il campionato, quest'anno.
"È il nostro obiettivo. Abbiamo trovato l'amalgama tra giocatori talentuosi, non giovanissimi, ma molto motivati. Brunson, Bridges, Hart, il dominicano Karl Anthony Towns. Gli altri avranno Doncic, Jokic, Antetokounmpo, noi abbiamo un'idea di gioco e gli uomini giusti per metterlo in pratica. È una concezione molto europea del basket. Towns ai Mondiali 2023 ci fece malissimo con le sue triple. Però loro si fermarono alla seconda fase, noi arrivammo ai quarti. Perdemmo con gli Usa di Brunson e Bridges. Per un gioco del destino ci siamo ritrovati tutti ai Knicks."