Pierluigi Marzorati: «Ho dato tutto nel basket e le 277 presenze in Azzurro sono il mio orgoglio»

Pierluigi Marzorati: «Ho dato tutto nel basket e le 277 presenze in Azzurro sono il mio orgoglio»
© foto di Ciamillo

Intervistato da Giulia Arturi su “La Gazzetta dello Sport”, Pierluigi Marzorati ha parlato del suo gran traguardo di 277 presenze in azzurro: “Non sono un eroe, ma ne sono molto orgoglioso, sinceramente. Non tanto per la targa che ho in camera, ma per quello che rappresenta: aver dato tanto alla maglia azzurra. Ho giocato 277 partite in 15 anni, insieme a tanti compagni che hanno condiviso questo percorso. I risultati sono frutto di tante circostanze, ma quello che conta davvero è essere ricordato come uno che ha dato tutto per l'Italia”.

Da ragazzino era atleta formidabile oltre che studente modello: “Ero esile, atletico, giocavo a calcio, facevo le campestri. Per quello la mia carriera è iniziata come contropiedista, quando prendevo la palla non li vedevo più! Lo studio? Quando andavo in ritiro in Nazionale mi portavo dietro i libri, durante la stagione era questione di metodo e organizzazione mentale. Mi fu utile non solo per la laurea in ingegneria. Sono partito da contropiedista, perché andavo più degli altri, poi ho finito che facevo correre gli altri perché io non correvo più!”.

Marzorati ha avuto anche grandi allenatori nel corso della carriera: “Taurisano la dedizione al lavoro. Bianchini invece è l’ottimizzazione mentale, la motivazione. Recalcati sapeva capire i giocatori”.

Infine un ricordo della sua Cantù, che aveva raggiunto l’eccellenza a livello europeo: “L'organizzazione faceva la differenza. C'erano tre persone fondamentali: il presidente Aldo Allievi, Raffaele Morbelli e poi l'allenatore. Non avevamo la potenza economica di Varese, Milano o poi Bologna, ma avevamo una visione, un'identità e tanta competenza. Siamo parriti da un oratorio, uno scudetto juniores, poi su quella base abbiamo costruito. Era il timbro della Pallacanestro Cantù".