Malagò e il CONI ridimensionato: "Le novità sui presidenti al prossimo giro"

Non piace al presidente del CONI Giovanni Malagò la nuova legge sullo sport, come non piace ai presidenti delle varie federazioni. E manca ancora l'approvazione di quel segmento che attenta al loro potere e al loro poltronismo. Ecco il Malagò-pensiere nell'intervista al Corriere della Sera.
Passo indietro. Dopo il Consiglio dei Ministri di martedì scorso, siamo tornati indietro, addirittura al 31 dicembre 2018, a quelle poche righe di una legge che trasformavano Coni Servizi, in-house del Coni, in Sport & Salute, società terza e indipendente. Da quel giorno, improvvisamente, il Coni, ente pubblico cui la Legge Melandri, oggi in vigore più che mai, ha dato precise prerogative e si è trovato senza più nulla in mano.
Ridimensionato. È un Coni ridimensionato, inutile negarlo, ma più compatto che mai: lavoriamo in unità per portare avanti battaglie sui diritti che definirei sacrosante. Ma mentirei se non aggiungessi che la situazione di quadro normativo è estremamente difficile.
Mandati. Posso condividere l’allarme sullo scarso ricambio a livello dirigenziale. Ma aver cambiato le regole in corsa e con la legge che già metteva il limite dei tre mandati, durata giusta per governare e guadagnarsi credibilità internazionale, è stato controproducente. Chi ha alle spalle una lunga militanza o pochi avversari si è fatto eleggere subito per evitare sorprese. Ma vedrete che nelle prossime tornate ci saranno tante novità.
Una buona riforma? Dal punto 2 al punto 6 ci sono tante cose belle, utili e importanti che condivido: sulla governance (punto 1, ndr) c'era e resta confusione.